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Gaspare Invrea (alias Remigio Zena)
La bocca del lupo

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  • VII
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VII

 

Dopo il pasto viene il guasto, dopo il canto viene il pianto, diceva quello, e diceva bene. La Bricicca s'era creduta di affondare nei marenghi e per fare il trionfo di Mardocheo aveva dato fuoco al paglione, invece affondava sempre piú negli empiastri e il paglione bruciato bisognava pagarlo.

Aveva voluto andare alla grande e ora se ne accorgeva lei, che si grattava le croste, e i denari non sortivano o se sortivano c'erano delle unghie leste per pigliarseli. Chi è che diceva ch'essa aveva trovato la California? se tutte le Californie fossero state come quella del signor Costante, povero mondo! guadagno scarso, una tremarella continua di vedersi capitare le guardie sulle spalle, e tutti i sabati il signor Costante che puliva lui la cassetta per rifarsi dei trecento franchi imprestati; a questo modo la Bricicca tirava su la pietra e un altro metteva le mani sull'anguilla.

Qualche centesimo si raspava vendendo cavoli, ma se i debiti si mangiavano tutto, ché di debiti, senza contare i trecento franchi, ce n'era una stanza piena, la botteghetta andava a farsi benedire. Gli ori, la veste di fai, che aveva messo la Pece Greca in rivoluzione, lo scialle, perfino gli stivaletti di raso, s'erano già andati a farsi benedire, e dai frati del Monte, sotto il patrocinio di san Gaetano Thiene, il santo che quando ha la roba dei poveri in custodia, potrebbero tagliarlo a pezzi, non la molla piú; tutto, tutto impegnato, e quel che è peggio, dopo una comparsa sola.

Angela diceva ch'era castigo di Dio per aver piantato Battistina invece di portarsela con loro, e la Bricicca cominciava a darle ragione, ché quella sera famosa, appena arrivati nella Pece Greca coi fumi della ribotta, non trovandola in casa Battistina e non vedendola tornare, una voce nelle orecchie l'aveva sentita: «cos'hai fatto?» e il giorno dopo, passati i fumi e le coliche, di nuovo: «cos'hai fatto?». Si sa, era, sua figlia, insomma, Battistina, e non vederla piú né viva né morta, e non saperne piú niente, era il caso d'immaginarsi chi sa che disgrazia! Angela era come matta, il vicinato sottosopra, chi ne diceva una, chi un'altra; si sarebbe stati in ansietà per una cagnetta, figurarsi per una figlia! Grazie a Dio, il signor Costante aveva fatto toccare il telegrafo dalla polizia e le notizie erano venute subito, ma la Bricicca il rimorso non poteva levarselo dal cuore, sentiva sempre quella voce, specialmente dopo che le avevano scritto da Manassola che Battistina era in letto con una febbre cattiva. Avrebbe potuto starsene al paese, ché nessuno l'aveva chiamata, o almeno, invece di scappare lasciando tutti nell'ansietà, dire alle vicine dove andava e dove non andava; ne sarebbe stata meglio lei e ne sarebbero stati meglio gli altri, ma aveva giurato d'essere il tormento della casa, e tormento doveva essere!

Circa la partenza di Marinetta, affari lunghi: prima il signor Costante non aveva potuto scrivere subito a Milano, poi quella persona che doveva rispondergli, non gli aveva risposto, poi finalmente gli avevano scritto, diceva lui, ch'era troppo tardi e per quell'anno, nel collegio delle ballerine posti non ce n'erano piú; insomma un mondo di difficoltà e anche questa speranza sfumata come le altre. Avrebbero fatto meglio la Rapallina e il signor Costante a non mettere il sonaglio al gatto con questa andata a Milano, ché Marinetta non si adattava cosí presto a rinunziarci ed era nera dalla rabbia, perché dopo aver detto tanto che partiva, che partiva, invece restava sempre lí nella Pece Greca, dove le compagne cominciavano a seccarla chiamandola: la Milanese. Già, dopo la Cendrillon era cambiata da cosí a cosí, non si conosceva piú, l'ambizione le era entrata nelle ossa e niente le bastava; stivalini d'ultima moda, fazzoletti di seta da mettersi al collo, casacchini nuovi, quando addirittura non erano vesti nuove di trinca, e tutti i giorni veniva a casa con qualche miracolo addosso, comprato sui banchini o nei bazar.

La. colpa l'aveva il signor Costante che per Marinetta avrebbe distaccato la luna dal cielo e le stava sempre intorno a leccarla, a darle ad intendere che lei si meritava carrozze e cavalli e servitori, che presto lei avrebbe fatto girare la boccia a tutti i giovinotti di Genova, come se non ci fosse stato abbastanza delle adorazioni d'Angela e di sua madre. Eh! eh! Anche senza fare la ballerina, una ragazza come lei avrebbe potuto non solo guadagnarsi onestamente da vivere e con poca fatica, ma passarsi qualche capriccio, ché anzi le ballerine sgobbavano notte e giorno litigando il pranzo colla cena e morivano quasi tutte tisiche. Voleva morire tisica Marinetta? Pensandoci bene, l'idea della ballerina era proprio meglio abbandonarla, e intanto pensare a diventar grande e non guastarsi la salute, ché all'avvenire in qualche modo ci si sarebbe provvisto.

Ma se il signor Costante voleva abbandonarla questa idea, la Rapallina, che l'aveva avuta lei per la prima, ci teneva ancor piú di Marinetta: era mercanzia reale e cantava chiaro: all'avvenire ci si sarebbe provvisto! e chi lo diceva? il signor Costante; e chi era questo gran signor Costante, alla fine dei conti? un uomo duro, storto e vuoto come un corno di bue, un imbroglione che spacciava palle di fumo e prometteva sempre come se gli avessero dato la regia patente di far tutti ricchi, e la patente invece l'aveva nella camicia. Non era prudenza fidarsi di uno che non si sapeva né chi fosse, né che mestiere facesse per vivere e maneggiare i danari che maneggiava; c'era lui solo al mondo, e non sarebbe stato il caso di raccomandarsi a un altro santo?

Queste ragioni erano buonissime, ma pel momento, a Marinetta la Bricicca non ci pensava piú che tanto; ne aveva delle peggio tribolazioni, ché gli invidiosi c'erano come le mosche nella Pece Greca e le attossicavano quel po' di pane che si guadagnava a forza di stenti. E non avere un tocco d'uomo che le facesse portar rispetto! dalla Bardiglia, per dirne una, che quando veniva a giuocarsi un terno di due palanche, mentre Angela glielo annotava, non finiva piú di domandare del signor Costante, dov'era, cosa faceva, con un certo ghigno sul muso da farsi dare un paio di schiaffoni, e come se il signor Costante in casa della Bricicca ci avesse avuto il suo domicilio! Avrebbe fatto meglio la Bardiglia a non cercare le pulci addosso agli altri e contentarsi delle sue, ché ne abbiamo tutti, e se suo marito fosse stato vivo gliele avrebbe levate col sugo di frassino, a lei e alla figlia piú grande, Linda, che valeva tanto come la madre, e fra tutte due valevano meno d'un torso di cavolo.

E tutti i giorni ne passava uno. Se era di luna, Marinetta accompagnava la Rapallina nelle case, col patto che la lasciassero pettinare lei e discorrere a piacimento colle signore. Il mestiere l'aveva imparato sulla punta delle dita e se avesse voluto mettercisi d'impegno, in due settimane avrebbe sbancato la maestra; ma sí! erano venute le ciliegie, era venuta Pentecoste, era venuto il caldo, e in quella benedetta testa un po' di giudizio non era venuto. Le ciliegie, Marinetta si beccava sempre le piú belle appena arrivavano dal mercato, e a sua madre cosa ci restava da vendere? Faceva la figura del droghiere che si mangia lo zucchero.

 

 




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