Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Gaspare Invrea (alias Remigio Zena)
La bocca del lupo

IntraText CT - Lettura del testo

  • XXI
Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

XXI

 

La seconda volta che fu chiamata dal giudice istruttore per sentirsi ripetere all'incirca le stesse domande, la Bricicca andò con Pellegra, ché senza Pellegra non poteva piú muoversi, a consultarsi dall'avvocato Raibetta, ma il giovine di scagno, entrato nello studio, dopo un momento tornò e le disse d'aver pazienza, ché il principale era occupatissimo in un congresso con altri avvocati. Erano già tre o quattro volte che bisognava aver pazienza: ora pel congresso, ora pel Tribunale o la Corte, ora pei clienti, senza contare quando si trovava fuori di Genova, coll'avvocato era impossibile parlarci. Sarà stata una combinazione, però qualcheduno che lo conosceva bene, gliel'aveva detto alla Bricicca, di risparmiare i passi, perché dopo essersi levata il pane dalla bocca per fare il suo dovere e pagare anticipatamente, sarebbe sempre arrivata a sproposito, sicura d'essere messa alla porta.

Sul pianerottolo usciva dall'agenzia di pegni il signor Costante: era un benedetto uomo che aveva degli affari dappertutto. Viste le due donne che se ne andavano brontolando, scese con esse le scale e le accompagnò fino in piazza Nuova, nell'atrio del palazzo di giustizia, cantando in musica alla Bricicca di mantenersi per amor del cielo sulla negativa come nel primo interrogatorio. Anche l'avvocato Raibetta, che per questo genere di cause potevano dargli la privativa, non era stato capace di darle un altro consiglio, e l'avvocato Raibetta quando diceva una cosa... per esempio, la Bricicca aveva torto di lamentarsene: un uomo con tante occupazioni, assediato dalla mattina alla sera, pretendere di trovarlo disponibile a qualunque ora pel gusto di rubargli i minuti, era un pretendere troppo; voleva un avvocato per lei sola? con pace e pazienza, il giorno della trattativa della causa l'avrebbe avuto tutto a sua disposizione, e dopo averlo sentito parlare, non avrebbe rimpianto i suoi denari.

Ma dove uscí fuori dei gangheri il signor Costante, fu quando la Bricicca saltò su a ripetere come un pappagallo una calunnia senza senso, inventata per gelosia di mestiere da qualche furfante d'avvocato dalle cause perse, ossia che l'agenzia di pegni sullo stesso pianerottolo dello scagno, marciava in segreto per conto dello stesso signor Raibetta, che a questo modo guadagnava dal tappo e dalla spina sui poveri clienti, con una mano ritirando il pegno come ebreo e coll'altra ripigliandosi subito gli stessi denari come avvocato. S'infuriò tanto che sembrava ci fosse mischiato lui pure, e per castigo non volle piú salir sopra a parlare di Francisca Carbone al procuratore del re, come aveva promesso; se ne andò via stritolando coi denti un pezzo di sigaro, facendosi accompagnare da Pellegra.

Forse avrà voluto spedirla in via Fieschi, dalla signora Barbara, per qualche commissione sua particolare, oppure da Marinetta, ché Pellegra gli serviva moltissimo al signor Costante, un vero corriere di gabinetto, prudente, ubbidiente, e per la necessità era come lo schioppo di prete Piglia che tirava perfino ai grilli. Ma dove l'abbia spedita, noi non ci riguarda; fatto è che la Bricicca, rimasta sola in quel gran palazzone, in mezzo a tanta gente che saliva per le scale, si trovò imbrogliata a riconoscere il suo cammino, e arrivata al primo piano, ch'era un laberinto, invece di prendere la scaletta a sinistra del corridoio, infilò un vestibolo pieno zeppo di persone d'ogni genere, affaccendate a darsela da intendere, a correre su e giú con dei fasci di carte; signori che fumando e gesticolando passeggiavano con un manto nero sulle spalle e certe lasagnette bianche appese al collo, altri signori che facevano conversazione in circolo, qualche madama unta e bisunta, dei preti, dei tipi sul gusto del Costante, degli individui originali che andavano e venivano colle mani in tasca e si capiva che la loro occupazione era quella di perdere il tempo. Tutti i momenti un usciere si metteva a gridare forte con una voce da cannone, come per farsi sentire a Sampierdarena da un reggimento di sordi, e ogni tanto, a buffate, pareva che ci fossero dei predicatori in lontananza.

Per levarsi di lí, ché non era il suo posto e tutti l'urtavano e le pestavano i piedi, profittò della porta aperta piú vicina, si cacciò in una sala stretta e soffocata, dove al principio non vide quasi niente, tanto era scura, colle tendine verdi abbassate sulle finestre per non lasciar passare il caldo, quantunque lo lasciassero passare lo stesso e ci si crepasse. Là in fondo c'erano tante ombre ammucchiate e in mezzo a un gran silenzio si sentiva chiara e distinta la voce d'uno di quelli che predicavano. Facendosi largo tra il poco pubblico, abituandosi all'oscurità, la Bricicca poté distinguere i giudici, in faccia a loro l'avvocato, e seduta sopra una panca, tra due carabinieri, una donna con un bambino da latte nelle braccia. Una donna! cosa aveva fatto? Si sentí stringere il cuore pensò subito che anche a lei le sarebbe toccata quella figura di doversi sedere lí in mezzo, sulla panca della vergogna.

I giudici, col caldo che faceva, intabarrati nella loro zimarra, coi gomiti sulla tavola, pareva che dormissero d'amore e d'accordo sotto la direzione del presidente, mentre l'avvocato si spolmonava, e la donna, ancora giovane e vestita pulitamente, non gli levava gli occhi d'addosso all'avvocato, pallida come una candela. Cosa aveva fatto? Quando il presidente, aperti gli occhi, le domandò se aveva niente da aggiungere alle parole del difensore, essa si alzò in piedi e con uno stranguglione di pianto nella gola, stentando a parlare, giurò d'essere innocente sul capo di suo figlio, e prese a testimonio il crocifisso appeso al muro in faccia al ritratto del re!

Senza averla mai né vista né conosciuta, la Bricicca si sentí pigliare da una grande compassione per quella disgraziata coi carabinieri al fianco e un bambino al petto; credette subito alle sue proteste d'innocenza, e se fosse stata lei giudice, l'avrebbe mandata a casa, libera, non sapendo neppure di che delitto era accusata, ché certi avvocati, per dire la verità, quando predicano si capiscono poco. Mentre i giudici eran spariti dietro un paravento, s'informò da vicino: era accusata d'aver rubato gli ori alla pigionante che le affittava la stanza, e d'averli venduti, ma lei negava, prove non ce n'erano, e i testimoni, compresa la padrona degli ori, s'erano imbrogliati; il fisco le aveva parlato contro perché il fisco c'è apposta e il suo mestiere è di mandare tutti quanti in galera, gli innocenti ancora piú presto dei colpevoli veri, però aveva battuto la campagna cercando le prove colla lanternetta senza poterle trovare, e c'era da scommettere la mano dritta che con una sentenza di due righe i giudici l'avrebbero messa fuori.

Ebbene, né la mano dritta né la mano sinistra e neppure un'unghia, perché i giudici, invece di metterla fuori, con una sentenza piú lunga del passio la misero bravamente dentro per un paio d'anni. La Bricicca si sentí gelare il sangue: se avevano condannato questa povera donna, e l'avevano condannata senza le prove del delitto e ridendosi dei suoi giuramenti, senza compassione per quel povero figliuolo che teneva in braccio, lei, Bricicca, cosa poteva aspettarsi? A rigore, per essere giusti, lei bisognava che la mandassero sulla forca! Le prove c'erano tutte, cosí non ci fossero state, e ne cresceva da sotterrarla, bambini al petto da mostrare ai giudici non ne aveva; restava la negativa: bella risorsa! avrebbe servito, con quel vento che tirava, a farla condannare piú presto! La chiamavano giustizia l'arte di saper leggere in un libro grosso e di castigare i birbanti! ma che giustizia! ma che giustizia! non ce n'era giustizia, non sapevano manco come fosse fatta né dove abitasse di casa, e nel libro ci leggevano dentro quello che gli piaceva di leggerci, e castigavano o premiavano secondo la luna! — Cosí, esaltata come era, quando un momento dopo si trovò davanti al giudice istruttore, finí per confessargli tutto, raccontando dal principio in che modo erano andate le cose, spifferando nomi e persone. Tacere o parlare, quei signori, facendo finta di dormire nella loro zimarra, la siringavano lo stesso, e almeno si levava un peso dallo stomaco, prima dell'operazione.

A mente fredda, se ci avesse pensato due volte, probabilmente avrebbe aspettato a confessarsi in punto di morte, e dal prete, mai dal giudice, ché in definitiva, il primo danno se lo faceva a sé medesima, anzi tutti quanti i danni erano sua esclusiva beneficiata. E il signor Costante, che alcuni giorni dopo gli era toccato andare in giustizia anche a lui a sentirsi esaminare, non glielo mandò a dire alla Bricicca, glielo disse netto e preciso, senza complimenti: aveva voluto pigliarsela la soddisfazione di raccontare ai superiori la storia del lupo, e far dei nomi, e tirare in ballo chi non c'entrava? lui, poco male; era corazzato a prova di bomba, aveva risposto secondo la sua coscienza onesta, e nel sacco non solo non ci si era lasciato ficcare, ma ci aveva ficcato dentro il giudice colla testa avanti, e se non basta il giudice, anche il segretario, però quando fosse venuta l'ora di sborsare le duemila lire di multa o marcire in prigione, cerca il Costante di qua, cercalo di là, sarebbe partito per una scampagnata sui monti. Se le aspettava ancora da lui o dal principale le duemila lire, osteria! poteva aspettarle per un pezzo, questo era poco ma sicuro; e glielo diceva a quattr'occhi, e glielo cantava su tutti i toni, e glielo stampava sui giornali, e glielo faceva scrivere da un usciere in carta bollata! — Siccome l'avvocato Raibetta a un dipresso avrebbe tenuto lo stesso linguaggio cosí la Bricicca per non dargli questa seccatura, non si lasciò piú vedere nel suo scagno, da una parte, pentita d'aver parlato, dall'altra, di non aver detto abbastanza, restando delle giornate intiere a piangere e bestemmiare con Angela o a consultarsi con Pellegra.

Essa dunque dall'avvocato non ci metteva piú i piedi, ma in compenso, a sua insaputa, ci andava qualche volta Marinetta. Andava a trovarlo per informarsi come stava, nessuno ne dubita, per lei, se non era sempre aperta la porta dello studio, quella del salottino lo era sempre. Fra tanti affari diversi che maneggiava e di tante persone, l'avvocato Raibetta forse trattava pure quelli della signora Barbara di via Fieschi, perché la signora Barbara gli capitava spessissimo nello scagno, e Marinetta l'aveva conosciuto in casa della signora Barbara, dove un bel giorno si era decisa a farsi accompagnare da Pellegra, tornandoci poi sola, dopo che aveva imparato la strada.

Quando si dice che l'aveva conosciuto in via Fieschi, è un modo di dire, perché dopo tanti mesi non si ricordava quasi piú d'una relazione momentanea fatta al teatro durante una festa da ballo, ma la conoscenza vera, la prima, era piú antica, ossia dagli ultimi giorni di carnovale: a quel veglione famoso che il Costante non avrebbe tanto criticato se avesse saputo la fodera del mistero, la ballerina sua amica, ch'era intima di tutto l'universo, gliel'aveva presentato essa l'avvocato, e se si pensa che finito di ballare e di passeggiare su e giú in platea, sul palcoscenico e nel ridotto, ci fu il supplemento d'una magnifica cena nella trattoria del Genio, Marinetta non avrebbe dovuto avere la memoria cosí corta, segnatamente dopo quella gran paura di non poterla digerire la cena, fino al punto di scappare a Manassola. Sarà stata benissimo una relazione momentanea, quasi a vapore, ma non si era perso tempo, l'avvocato non era uomo da scordarsene, e rinnovata la conoscenza, con Marinetta ne discorreva volentieri e sapeva descriverle il costume da bersagliera del Flicche Floc, avuto in prestito dalla ballerina, e quello della ballerina stessa che voleva figurare la luce elettrica e sembrava invece una macchina da caffè allo spirito, e la Rapallina, vestita da serva col mezzaro, che ballava a corpo perso con tutti i turchi e tutti gli spagnuoli del veglione.

La casa della signora Barbara era un porto di mare, e dopo aver conosciuto per primo quel certo tale, che appena tornata da Manassola se l'era visto girare intorno un'altra volta, persuadendosi che il mal caduco può essere un male serio per chi l'ha e non per gli altri, Marinetta aveva avuto occasione di trovarsi con persone molto distinte, abituate a non guardare le somme che spendevano, ma tant'è l'avvocato Raibetta le andava piú a sangue degli altri. Il perché non lo sapeva neppur essa: gli altri, piú o meno, le davano tutti soggezione, con lui invece era entrata subito in confidenza, quasi sul piede d'amicizia, uno di quegli uomini che appena visti s'imbroccano pel loro verso, allegri, senza sussiego, e hanno l'abilità di farsi voler bene per forza. Chi è che diceva ch'era rustico, di brutte maniere? non lo conoscevano; nello scagno, si sa, doveva essere serio e misurare le parole e qualche volta, con certi seccatori, prendere una faccia brusca, ma fuori di scagno, un giovinotto piú affabile di lui era difficile trovarlo; non si ricordava piú d'essere avvocato né di aver degli affari, spendeva e si divertiva. Anche a lui Marinetta gli era entrata nella manica fin da quando l'aveva vista cosí di scappata la prima volta, e rinnovata la conoscenza, s'era messo a proteggerla a spada tratta.

Non ch'essa ne avesse bisogno, ché coi suoi occhi furbi e la sagoma svelta del suo corpo si proteggeva abbastanza da sé, ma da uomo positivo com'era, l'aveva persuasa ad aver giudizio, a barcamenarsi con prudenza, e sopratutto a non fare colpi di testa arrischiati, che se ne sarebbe pentita appena voltato il canto. Un padre non avrebbe potuto consigliarla meglio: non muoversi dalla Pece Greca, lasciare i grilli di lussi e di divertimenti, e giacché aveva un mestiere per le mani, tenerselo buono per ogni evenienza e anche per ripararsi agli occhi del mondo, dietro una specie di paravento; non rovinarsi, questo era l'importante; credeva lei che fosse oro tutta la roba che luce per la strada? divertirsi a tempo e luogo, va benissimo, ma senza scandalo, in modo da non rimetterci mai per nessun verso e guadagnarci sempre.

Cosí, fra tante croci, per la Bricicca era almeno una consolazione quella di vedere di nuovo sua figlia incamminata sulla buona strada, come prima d'andare a Manassola; consolazione di cuore e di tasca, infatti non le toccava piú pensare a vestirla — ed era un bel profitto e quasi neppure a mantenerla. Dove le avesse trovate, in quella stagione deserta, lei non lo sapeva, ma i fatti parlavano chiaro, Marinetta era riuscita a ingegnarsi tanto da stanare delle buonissime poste, e col suo talento e colla sua abilità a farsi benvolere, sicché spesso le capitava, stando alle sue parole, che ora una signora o l'altra per certi lavoretti se la tenevano in casa tutto il giorno e l'obbligavano a sedersi alla loro tavola; dei regali non se ne parla, ogni momento ce n'era dei nuovi, roba fina, non roba da bazar a quarantanove centesimi, e roba utile, se non altro per portarla al Monte in un caso di necessità. Se andava avanti cosí, colla fortuna che le soffiava di poppa, in quattro e quattr'otto si metteva da parte la dote e niente impediva che pensasse a incaricarsi di sua madre e di sua sorella, e a levarle dai patimenti; dopo averla portata esse, piangendo a lagrime di sangue, la croce ora doveva portarla lei, che camminava in mezzo ai garofani.

Questo era un altro discorso: Marinetta aveva da pensare a sé, e solamente il vestito si mangiava piú della metà del guadagno, ché se mettendo in pratica i consigli dell'avvocato Raibetta, non faceva nessun lusso da dare nell'occhio e al fumo ci aveva rinunziato, pure l'obbligo suo era d'essere sempre pulita e provvista, massime nella biancheria e nella calzatura, le due cose a cui teneva di piú fino da bambina, e nei busti che costavano l'incredibile, e non passava giorno che non rompesse una stecca. Se diverse volte la settimana, per accomodarsi lo stomaco guasto dai minestroni di sua madre o perché aveva fatto tardi, profittava dell'invito e si fermava a pranzare dalla signora Barbara, il suo scotto bisognava bene che lo pagasse! che grandi economie le restavano? ad ogni modo, dato che ne avesse, i suoi guadagni voleva tenerseli perché non si sa cosa possa succedere da un momento all'altro; a caricarsi la famiglia sulle spalle, prima non c'era obbligata, poi aveva troppi impegni per sé. — Nel sentire queste ragioni, Pellegra finiva per approvarle, ma in realtà, senza accorgersene, Marinetta era diventata avara come una pigna, e di giorno in giorno, covando il suo mucchietto, gongolava, di vederselo crescere sotto gli occhi.

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License