Eduardo Scarpetta
L'albergo del silenzio

ATTO TERZO

SCENA OTTAVA   Antonio e detti, poi Celestino.

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SCENA OTTAVA

 

Antonio e detti, poi Celestino.

 

ANTONIO: Eccomi a voi!

FELICE (imploronte, a parte): (Cielo, nu miracolo!...).

MICHELE: Signor avvocato, qua c’è il Commissario di P. S. che vi deve domandare una cosa.

ANTONIO: A me? Un’altra volta?...

ROSA: Dicite la verità, D. Antò!...

COMMISSARIO: Fate in modo da ricordare esattamente!

ANTONIO: Sissignore!

MICHELE: Voi questa notte siete stato...

COMMISSARIO (interrompe): Un momento! Lo debbo domandare io!... (Ad Antonio.) Voi questa notte siete stato arrestato con le vostre nipoti all’albergo del silenzio?

ANTONIO (afferma): Disgraziatamente!...

COMMISSARIO: E ditemi na cosa: fra gli arrestati avete visto questo signore... (Michele.)... e questa signora?... (Rosa.)

ANTONIO (meravigliato): D.ª Rosa?... Quel signore?... (Deciso.) No!

ROSA: Avete visto?

ANTONIO: Appena andai su quell’albergo... delle persone che conosco vidi soltanto, e questo lo ricordo perfettamente... (Forte tuono, Antonio s’impunta. Tutti pendono dalle sue labbra.)

COMMISSARIO: Chi?...

MICHELE-ROSA: Chi vedisteve?... (Altri tuoni forti e pioggia.)

ANTONIO (balbettando): Vi... vi... vidi la si... si... gno... la signora... col... col... col...

COMMISSARIO (impaziente): Dunque?... Chi vedeste?... (Tuoni.)

ANTONIO (ad ogni tuono la balbuzie si fa più marcata): La... ss... signo... ra... col... col...

FELICE (al Commissario): Non ne ricavate niente! Quando è cattivo tiempo nun parlà! (Disappunto degli altri. Antonio si arrabbio e batte il piede a terra, ma non riesce ad articolare parola.)

COMMISSARIO: Appena si guasta il tempo gli si tira la lingua e non può più parlare?... Ma c’è un mezzo per saperlo lo stesso!

MICHELE: Quale?

COMMISSARIO: Lo si fa scrivere!

MICHELE: Bravissimo! (Tuoni.) Signor Avvocato... abbiate pazienza... sedete qua e scrivete quello che volete dire... Non vi arrabbiate, è cosa da niente. (Lo fa sedere al tavolino e viene avanti. Antonio comincia a scrivere.)

FELICE (piano a Concetta): (Siamo rovinati!...).

CONCETTA (piano): (Soperduta!...).

CELESTINO (esce dalla destra, vede Antonio. A parte): (Sangue de la morte: chillu viecchio che me vedette ncoppa all’albergo!... mi nascondo!). (Fa per nascondersi sotto il tavolo in fondo.)

COMMISSARIO (ha visto la manovra di Celestino): Chi è quell’individuo che si nasconde sotto quella tavola?

MICHELE: Celestino?... Pecché te si nascosto llà sotto?...

CELESTINO (esce confuso e viene avanti): Pecché... zizì... vedite...

COMMISSARIO (equivocando): Un momento! S’era nascosto per non farsi vedere da me! È lui, proprio lui che arrestai e che teneva la faccia nera!

CELESTINO: A me?!...

COMMISSARIO: Sì, a voi... sull’albergo del silenzio eravate in compagnia di una donna!

CELESTINO (a parte): (Aggiu passato lo guajo!).

MICHELE: Ah! Svergognato! Perciò t’aggiu truvato abbascio lo palazzo stanotte e haje ditto che lo cullegio steve chiuso. Chi era sta femmena che steva cu tte? Aggiu capito, era Luisella... sicuro! Pecché Luisella t’accumpagnaje!...

COMMISSARIO: Chi è questa Luisella?

ROSA: La cameriera mia... eccola ! (Mostra Luisella che durante la scena era rimasta in disparte.)

COMMISSARIO (equivocando ancora): Sicuro! La riconosco perfettamente dall’abito che indossa!

ROSA: Jesce proprio da la casa mia!

LUISELLA (vuole discolparsi): Ma io...

ROSA: Jesce, te dico! (Luisella esce a destra.)

COMMISSARIO (a Celestino, con ammonimento): Giovanotto, non fate più di questi scherzi... non prendete più il nome dello zio!

CELESTINO: Ma signor Commissario, io...

COMMISSARIO: Ma che commissario!... Prima di essere commissario mi ricordo di essere un padre di famiglia e vi perdono!

CELESTINO: Ma io...

FELICE (taglia corto): Ma che io e io... Ringrazia il Cielo che hai trovato un galantuomo che ti alza la mano… e nun ne parlà più!

ANTONIO (che ha scritto, si alza e porge il foglio): Ecco qua... qua... la... la...

FELICE (subito togliendogli la corta compromettente per lui e strappandola a pezzetti che getta nel cappello di Antonio che ha in mano): Va bene, Don Antò... non c’è più bisogno di questa carta... Tutto è stato chiarito! (Congedandolo.) Arrivederci, signor avvocato e buon viaggio... Salutateci quelle belle ragazze delle nipoti vostre e speriamo di rivederci al più presto! Arrivederci... Arrivederci... Arrivederci... (Durante queste battute spinge verso la porta di destra Antonio, impedendogli di parlare. Antonio esce.)

COMMISSARIO (ridendo): Ah... ah... (Si congedo.) Signori, buongiorno a tutti!

FELICE: Arrivederci Signor Fiaschella...

COMMISSARIO: Che Fiaschella... Piretti!

FELICE: Va bene... Piretti... Fiaschella... scusate!

MICHELE: Arrivederci signor Commissario... (Il Commissario esce.)

ROSA (a Felice): Dunque, te sì fatto capace ?

FELICE: Sì, moglie mia... Ho visto che sei innocente!

MICHELE (a Concetta): E tu, credo che lassarraje sta mutria!...

CONCETTA: Io da oggi in poi sarraggio n’ata femmena!...

MICHELE: Brava!

CELESTINO: Io... zizìvulevo dicere...

MICHELE (autoritario): Zitto! Tu ogge stesso trase dinto a lo cullegio e permesse d’ascì nun te ne faccio avé cchiù! E t’accompagno io stesso! (Rosa, Michele e Celestino restano a fare scena verso il fondo.)

CONCETTA (porta Felice avanti e piano gli dice): (D. Felì simme asciute salve pe nu vero miracolo! Lo tiempo malamente nce ha aiutate, pecché nun ha fatto parlà a D. Antonio!...).

FELICE (piano a Concetta): [Sì, ma pe ce salvà addirittura, avarria essere ccà nu bellu tiempo!... Sulo accussì llà bascio... (Mostra il pubblico.)... parlano e se fanno capì!].

 

(Cala la tela.)

 

Fine dell’atto terzo

 

Fine della commedia

 


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