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FELICE (dalla sua stanza): Sono io, signora superiora... proprio io! (Ha indossato un altro vestito da organista.)
RACHELE: E come avete fatto per tornare così presto?
FELICE: Signora superiora, io ho passato nu zuffunno de guaje! Nannina, appena arrivata a Roma... appena messo piede dinte Roma, là per là vulette partì n’ata vota pe Napoli!
RACHELE: Possibile. E mò addò sta?
FELICE: Sta dentro... Noi siamo arrivati alle sette, stanchi ed abbattuti!...
RACHELE: Ma pecché vulette parti n’ata vota?
FELICE: Ci ho colpa io signora superiora... ci ho colpa io!
RACHELE: Voi? E perché?
FELICE: Perché appena arrivati a Roma, mi scappò di bocca che i parenti l’avevano ritirata per maritarla! Non appena la ragazza intese questo non fece mai come una donna, ma come un ossesso! Fece proprio casa del diavolo! «Ah, per questo mi avete portato quà?... Io non vi voglio maritare! Conducetemi dalla madre superiora. Io non mi voglio più dividere da lei! Fuggiamo... fuggiamo!...» Vi assicuro proprio, cara sorella, che faceva compassione... mi sembrava una pazza... piangeva dirottamente... si strappava i capelli!
FELICE: Allora io ho creduto di ritornare a partire e portarla da voi!
RACHELE (approvando): Avete fatto benissimo, maestro. Né io la voglio forzare! Oggi stesso scriverò allo zio che la ragazza desidera prendere il voto... ed io la benedico perché sono sicura che, col tempo, quella ragazza diventerà badessa!
FELICE (con ironia): E questo ho detto pure io, signora superiora: quella, badessa diventa!
RACHELE: Ma voi, signor organista, che avete sopra il naso?
FELICE: Ah!... Sopra il naso?... E come?... Non ve l’ho detto?
RACHELE: No!
FELICE: Appena siamo arrivati alla stazione di Napoli, Nannina ha aperto lo sportello e s’è messa a scappare... Io allora... mi sono messo a correre appresso a lei gridando: Nannina... dove andate... per carità... fermatevi... il maggiore...
RACHELE: Il maggiore? Chi maggiore?
FELICE: Ho detto il maggiore? Già... il maggiore... dei marciappiedi che stava là... io non l’ho visto... Cesira...
RACHELE: Cesira?... E chi è questa Cesira?
RACHELE: No!
FELICE: E non lo potete sapere! (Spudoratamente.) Alla stazione hanno fatto quella bella strada... la più grande... l’hanno chiamata: strada Cesira... Là c’era il marciappiede maggiore... correndo io non l’ho visto, sono caduto e mi sono fatto questa fecozza sul naso!
RACHELE: Oh! Quanto me ne dispiace... Speriamo che sia cosa da niente!