Eduardo Scarpetta
Lo scarfalietto

ATTO PRIMO

SCENA SETTIMA   Gaetano e detto.

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SCENA SETTIMA

 

Gaetano e detto.

 

GAETANO (d.d. dal fondo): è permesso?

FELICE: Favorite. (Gaetano tipo di vecchio elegante. Comparisce sotto la porta e si ferma.) (Uh! chisto se n’è fujuto da ncoppa quacche scatolella de cerine!)

GAETANO: D. Felice Sciosciammocca?

FELICE: Sono io, a servirvi.

GAETANO: Favorirmi sempre. (Mette il cappello sulla credenza.)

FELICE: Accomodatevi. (Gli la sedia.)

GAETANO: Grazie. (Siede, restando fermo in una posizione comica.)

FELICE (lo guarda, pausa): (Chillo cancaro de guardaporta m’ho cumbina sempe, sapete). Signore, avete sbagliato, non è qua, è all’ultimo piano.

GAETANO (senza muoversi): Che cosa?

FELICE: La fotografia.

GAETANO: E c’aggia co la fotografia?

FELICE: Voi vi volete fare il ritratto?

GAETANO: Niente affatto, io voglio parlare con voi.

FELICE: E voi ve siete posto in posizione. (Imitandolo.)

GAETANO: Ah! Ho capito... Quella è graziosità che tengo io. Io sono tutto grazioso!

FELICE: (Bello ). (Siede.)

GAETANO: Voi volete sapè io come mi chiamo, ma quando vi dico quello che so’ venuto a fare, che ve n’importa, che ve n’importa, che ve n’importa?

FELICE: Voi se me volete dire bene, e se no che me n’importa, che me n’importa, che me n’importa.

GAETANO: Stamattina, è venuta una persona per affittarsi la vostra casa al primo piano?

FELICE: Sissignore, una certa Emma Carcioff, ballerina.

GAETANO: Per l’appunto, e l’è stato detto che il proprietario, non voleva fittarla a donne. (Marcato.)

FELICE: Sissignore, perché così vuole mia moglie... capite...

GAETANO (approva muovendo la testa comicamente).

FELICE: (Ma che tene la capa co le molle?!).

GAETANO: Me lo sono immaginato, perché forse, ha inteso ballerina, e va trova che se crede. Ma sapete che ci sono l’eccezioni, ci sono le buone, e le cattive. Emma... è un angelo! Emma... è un fiore di virtù!

FELICE (pausa guardandolo): (Ma che tene lo mustaccio sotto e ncoppa?). Ma scusate, a questa Emma voi che le siete padre?

GAETANO: Padre? (Ridendo comicamente.) Uh! Lo padre?

FELICE: E nun facite sta brutta faccia!

GAETANO: Sono uno che la voglio bene come una figlia, anze ve dico comme la cunuscette: Un giorno, mentre camminavo per via Caracciolo...

FELICE: Ah! Voi andate a passeggiare?

GAETANO: , spesso, al giorno.

FELICE: E nce tira tutto quel vento?

GAETANO: Anzi, quando fa vento io vado a passeggiare, mi fa tanto bene il vento.

FELICE: E vuje avita parè nu strummolo!

GAETANO: Perché?

FELICE: Perché quanno site trasuto ccà, avite avutato tuorno tuorno.

GAETANO: Ah! E quella è graziosità che tengo. Ve l’ho detto, io sono tutto grazioso.

FELICE: (Brutto, brù!).

GAETANO: Vi dico la verità, la sua bellezza mi colpì... essa andava avanti, e io appresso. Quando tutto insieme, viene nu forte temporale, tuone, lampe, e n’acqua tremenda. La poveretta stava senza ombrella, allora io colpii l’occasione, me nce accustaje, e le dissi: Signorina, riparatevi qui sotto. (Con voce bassa.)

FELICE: Lei si spaventò?

GAETANO: Che!... Anzi accettò l’invito e l’accompagnai fino a casa.

FELICE: A casa vostra?

GAETANO: A casa mia? Nun voglia maje lo Cielo!... Io sono ammogliato... chella si la vedeva mughierema la jettava da coppa a bascio!

FELICE: Ah! Voi siete ammogliato?

GAETANO: Sissignore. L’accompagnai fino a casa sua, e per istrada mi raccontò tutta la sua storia. Vi assicuro che mi fece tanta pena... e tanta pena...

FELICE: (Sì corta e chiena...).

GAETANO Me fece tanta compassione, che da 8 mesi non mi sono fidato di lasciarla.

FELICE: Ma lei non lo sa che siete ammogliato?

GAETANO: Ah! Oh! Ah! (Lazzi.)

FELICE: (Passa llà, !).

GAETANO: Essa nun sape niente. Vedete quanto, che appunto l’altro giorno, mi disse: Mio caro, perché non mi sposi? (Imitando la voce di donna.)

FELICE: E voi che le rispondeste?

GAETANO: Eh! Trovai subito la scusa. Le dissi che papà non vuole ch’io m’ammogli!

FELICE: Papà vostro?

GAETANO: Già!

FELICE: Scusate, papà vostro chi è Giacobbe? (E lo patre de chisto, o è Giacobbe o è Noè!)

GAETANO: Ah! Ho capito... volete dire ch’è nu poco vicchiariello?

FELICE: Nu poco?!... Col conto che me posso fare io... povero vecchio... ha da tenè... 124, 125 anne!

GAETANO: Eh! che dite? Papà tiene 42 anni.

FELICE: (Pe coscia!). Sentite, io avarria trovata n’ata scusa, l’avarria ditto: Mia cara, nun te pozzo spusà, pecché sto caccianno le carte pe la leva.

GAETANO: E nun nce lo poteva dicere questo, perché lei sa che io mi trovo già in terza categoria.

FELICE: Ah! Neh? E addò ve mettono a vuje, dinto a li vitarane?

GAETANO: Eh! Vitarane. A me mi hanno assicurato che sarà posto in uno dei più bei reggimenti.

FELICE: E quà reggimento?

GAETANO: Nella cavalleria di mare!

FELICE: (Ha da parè bello chisto, accavallo a nu cavallo marino!). Ma signore, vedo che volete scherzare.

GAETANO: No, io non scherzo.

FELICE: Oh! Ma scusate che entro nei fatti vostri.., lei perché se ne vuole andare da dove sta di casa?

GAETANO: Per la lontananza che tiene dal teatro. Essa abita sopra la Cesaria, è stata scritturata al Fondo capite, come la poverella andare e venire 4 volte al giorno? La vostra casa era proprio adatta... qua vicino, è a mezzogiorno, m’hanno detto che se pagano 70 lire a lo mese, io, se me la date, ve n’annata anticipata, l’ho portata co me, 840 lire.

FELICE: (Sangue de Bacco, sto pensanno na cosa... chisto sarrìa nu buono testimone, pe stu fatto, l’appicceco vene certo). Sentite, signore, io voglio interrogare prima mia moglie, pecché capite, io non faccio niente senza il suo consenso.

GAETANO: è giusto. Si vede che siete un marito proprio affezionato.

FELICE: Marito affezionato?

GAETANO: Sicuro.

FELICE: Ricordateve sta parola.

GAETANO: E perché?

FELICE: essere che l’avita dicere ncoppa a na parte. (Chiamando s’alza:) Rosella.

 


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