Eduardo Scarpetta
Lo scarfalietto

ATTO SECONDO

SCENA TERZA   Antonio e detto, poi Dorotea.

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SCENA TERZA

 

Antonio e detto, poi Dorotea.

 

ANTONIO (dal fondo): Pss, pss... custode? Sapete se è venuta la prima ballerina?

PASQUALE: (E chisto n’è n’ato!). Nonsignore, non è venuta ancora.

ANTONIO: Potrei attenderla sul palcoscenico?

PASQUALE: Nonsignore, nun se trasì.

ANTONIO: è giusto, forse staranno facendo il concerto?

PASQUALE: Sissignore, lo ballo nuovo che s’ha da stasera.

ANTONIO: E qua posso aspettare?

PASQUALE: Qua, gnorsì, si vulite, ve putite pure assettà.

ANTONIO: No, grazie tanto, io sto sempre all’impiedi.

PASQUALE: Facite comme ve piace.

ANTONIO (cava di tasca una sigaretta, e accende un cerino).

PASQUALE (subito): No, no... signò, scusate... ccà nun se fumà... leggite llà.

ANTONIO: Ah! Avete ragione. (Guardando l’avviso a d.:) è vietato fumare. (Smorza il cerino.)

DOROTEA (dal fondo affannosa): Signori miei, scusate, lasciateme assetta nu poco, ho fatta una carrera da casa fino a ccà.

PASQUALE: Signò, a chi vulite?

DOROTEA: E nu mumento, lasciateme rifiatà, io songo nu poco chiattulella.

PASQUALE (ad Antonio): La signora è nu poco chiattulella. (Le la sedia.)

ANTONIO: (Nu poco? Chella me pare na vufera!).

DOROTEA (sedendosi nel mezzo): Mi dovete dire: quando si fa la perdenza di un oggetto qualunque a chi bisogna fare il domando?

ANTONIO: (Ah!).

PASQUALE: Ma perché? Avite perduto quacche cosa?

DOROTEA: Sissignore. Ieri sera, Gaetanino, mio marittimo, mi portò a questo triato, e mi prese un bel porchettino al primo piano per farmi vedere il concerto del ballo nuovo. Quando nce ne jetteme, infoscata di mente, mi dovette scappare l’orecchino da la recchia, senza che me ne accorgiò!

ANTONIO (ridendo): (Cu sciabola e sciaccò!).

DOROTEA: L’avete trovato?

PASQUALE: Ah, sissignore, è stato trovato nu ricchino, ma signò, scusate, m’avita comm’è fatto.

DOROTEA: Oh! è giusto. è un bel cianfo di cavallo, e in mezzo ci sta una bella pietra Diotelamanda.

ANTONIO: (è fatta l’elemosina). (Ridendo.)

PASQUALE: Volete dire, diamante?

DOROTEA: Scusate, in, pulito, si dice: Diotelamanda.

ANTONIO (a Dorotea): Lui poi non lo sa.

DOROTEA (ad Antonio): Non è troppo restituito.

ANTONIO: (A la faccia de mammeta!).

PASQUALE (le l’orecchino): Vedite si è isso.

DOROTEA: Oh! E propito luio!

ANTONIO: (Buh!).

DOROTEA: Eh!... Adesso vi spetta la .

PASQUALE: ( m’ha pigliato pe nu cefaro la signora).

DOROTEA (caccia dalla borsetta 2 lire, e conserva nella medesima l’orecchino): Tenete. Queste sono due livore.

ANTONIO: (E cecoria!... S’è proprio appiccecata co la grammatica!).

PASQUALE: Grazie tanto.

DOROTEA (alzandosi): Neh, ma qua com’è curioso.

ANTONIO: ( chi parla).

DOROTEA: Qua, forse, è il porcoscenico?

PASQUALE: Sissignore, il palcoscenico.

DOROTEA: E potrei trasire?

PASQUALE: Nonsignore, , non si può trasire.

ANTONIO: (Siente lloco siè!).

PASQUALE: Llà trasene sule chille de la cumpagnia, si trase quaccheduno estraneo, io pago la multa.

DOROTEA: Oh! Allora me ne vache.

ANTONIO: (Statti bona!).

 


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