Eduardo Scarpetta
Lo scarfalietto

ATTO SECONDO

SCENA SETTIMA   Amalia e detto, poi Direttore, Pasquale e Felice indi Dorotea.

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SCENA SETTIMA

 

Amalia e detto, poi Direttore, Pasquale e Felice indi Dorotea.

 

AMALIA (entra in fretta guardando intorno): A chi avarria addimmannà? (Vede Gaetano:) Ah! Vi ho trovato finalmente!

GAETANO: (Oh! E chesta nce mancava).

AMALIA (afferrandolo pel braccio): Signore, io sono stata sopra S. Teresa al n. 80, ed il n. 80 invece d’essere un palazzo era una cantina! Spiegatemi signore, perché mi avete mandata nella cantina?

GAETANO: (Vuje vedite la combinazione, vaco a mannà a chesta dinto a la cantina!). Nonsignore, voi avete inteso male, io vi dissi 180.

AMALIA: No, siete un bugiardo, voi non abitate . Qua dentro che avete?

GAETANO: So’... calzettine bianche!

AMALIA: Signore... senza far tante chiacchiere, in questo momento dovete venire con me dall’avvocato.

GAETANO E perché?

AMALIA: Mi dovete fare da testimone.

GAETANO: Signora mia... non posso!

AMALIA: Se volete la casa ve la do per 20 lire al mese.

GAETANO: (Ccà va a fenì che me danno lloro na mesata a me pe me piglià la casa).

AMALIA: Venite signore, venite con me, altrimenti, benché donna sarò capace di qualunque cosa! (D.d. si sente un forte rumore d’una quinta che cade, poi molte voci confuse e gridi.)

GAETANO: Ch’è succiesso?

FELICE (d.d.): Ah! M’avite sciaccato!... M’avete menata na quinta ncape!

AMALIA: (Che!! Mariteme!).

DIRETTORE (d.d.): Ma capite che sul palcoscenico non si può stare.

PASQUALE (d.d.): Avite visto che v’è succieso!

FELICE (fuori con la fronte fasciata da un fazzoletto sporco di sangue): Ah! Mamma mia! (Vedendo Amalia:) (Muglierema!). (Direttore e Pasquale seguono Felice).

DIRETTORE (alle 4 comparse che escono dal palcoscenico con le lance abbassate): Jate a lo travestimento da mostri subeto, subeto. (Le comparse traversano la scena correndo.)

FELICE: Chille vanno a lanzà ciefere!

DIRETTORE: se prova la scena de la neve, speramme che ghiesse bona!

PASQUALE: Direttò la vurria vedè.

DIRETTORE: è impossibile, tu haje da stà lloco, e nun passà a nisciuno. (Via nel palcoscenico.)

AMALIA (tenendo pel braccio Gaetano): Bravo, il Sig. Felice.., per venire a trovare qualche ballerina, siete venuto sul palcoscenico, e siete stato sciaccato!

FELICE: Io lo sapeva. (Dando un colpo sul cartoccio che ha in mano Gaetano, facendo rompere la carta.)

GAETANO: Ah!... Mannaggia chi v’allattato!... Ha fatto ascì tutta la crema da fore. (Cerca di accomodarlo.)

FELICE (liccando): Io lo sapeva che questo dicevate.

GAETANO: S’allicca pure li dete!

FELICE: Ma v’ingannate o signora!... Io non sono venuto a trovare la ballerina, questo signore sa perché sono venuto. Voi invece, va trova per chi siete venuta qua sopra.

GAETANO: Io nun saccio niente de l’arma vosta.

AMALIA: Basta, signore venite con me. (Tirandolo.)

FELICE: Nonsignore, deve venire con me. (Tirandolo.)

AMALIA: Con me! (C.s. gridando.)

FELICE: Con me! (Gridando.)

PASQUALE: Eh! Signori miei... Ma che ve credite che state miezo a la strada?... Che me vulite pagà na multa?

GAETANO: Eh! Me pare che ha ragione. Qua non si può gridare... usciamo fuori. (Quanno ascimmo fora me ne fuje.)

FELICE: E andiamo fuori. Vedremo, poi, il signore con chi va! (Fanno p.a.)

GAETANO (arrivato alla porta in fondo vede venire Dorotea e s’arresta):

Mamma mia!... Muglierema!... E chella, si me trova ccà, io soacciso! (Fugge nel palcoscenico gettando il cartoccio a terra.)

PASQUALE: Addò jate, lloco nun se trasì. (Via appresso e chiude la porta sul naso di Felice, che voleva seguire Gaetano.)

AMALIA: Ben fatto!

FELICE: Moglie infame!

AMALIA: Marito svergognato!

DOROTEA (entra con lettera piegata in mano, gridando): Ah!... Gente!... Gente!... Popolo! Popolo! Popolo!... Sono stata tradita!

FELICE: S’è stizzita la vufera!

DOROTEA: Mio marito ha scritto questa lettera a una certa Emma, dicendole che non ha potuto affittà la casa. Uh! Uh! Uh! (Saltando.)

FELICE: (Oh! se mena lo pallone!).

DOROTEA (gridando): Popolo!... Popolo!... Popolo!...

AMALIA: Possibile! Voi siete la moglie di D. Francesco Stoppa?

DOROTEA: Quà Stoppa!

FELICE: Nonsignore, bestia, questa signora è moglie di D. Nicola Copierchio!

DOROTEA: Ah! sarrate vuje nu Cupierchio!... Mio marito si chiama Gaetanino Papocchia!

FELICE: Gaetano Papocchia! (Caccia dalla tasca un pezzo di carta, e scrive sulle gambe, girando intorno.)

AMALIA: Gaetano Papocchia! (Va a scrivere sul tavolo.)

DOROTEA: Voglio fare la divisione, mi voglio sipariare!

FELICE: (Statte soda cu li mane!).

DOROTEA (ai due): E voi, mi farete da testimoni!

FELICE: Io la fo a voi, e voi la farete a me.

AMALIA: E pure a me.

DOROTEA: E pecché? (Da d. si sentono molte gridacacciatelo fuori, cacciatelo fuori”. Esce Gaetano imbianchito da capo a piedi dalla pioggia di neve. Appresso a lui vengono il Direttore, Pasquale, Emma, Ernesta e Nannina: queste 3 ultime escono ridendo.)

GAETANO: M’avete rovinato. (Vedendo Dorotea:) Dorotea!

DOROTEA: Che? Isso! Ah! Cca te voglio... (L’insegue, Gaetano fa un giro poi cade verso il lato sinistro. Dorotea l’afferra e lo bastona. Le ballerine ridono. Dalla prima a destra escono le comparse vestite da mostri, si fanno largo per passare. Felice ed Amalia si spaventano. Il Direttore grida con Pasquale. Nella confusione cala la tela dopo che esce il quarto mostro.)

 

(Cala la tela.)

 

Fine dell’atto secondo

 

 


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