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ATTO TERZO
SCENA QUINTA Raffaele, 2 Giudici, Pubblico Ministero e il Cancelliere, con toghe e berretti neri. Raffaele siede nel mezzo della ruota, e 2 Giudici a destra e a sinistra del detto, il Pubblico Ministero a sinistra della ruota, ed il Cancelliere a destra.
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Raffaele, 2 Giudici, Pubblico Ministero e il Cancelliere, con toghe e berretti neri. Raffaele siede nel mezzo della ruota, e 2 Giudici a destra e a sinistra del detto, il Pubblico Ministero a sinistra della ruota, ed il Cancelliere a destra.
RAFFAELE: (Va trova si muglierema è figliata!). (Suona il campanello che è sul tavolo.)
FELICE: (La spiegazione degli animali!).
RAFFAELE (piano a l’usciere): L’Udienza è aperta.
USCIERE (verso la comune gridando): L’udienza è aperta. (Tutti siedono.)
RAFFAELE (fa un gesto al Cancelliere, per farlo incominciare a leggere): Avanti.
CANCELLIERE (prende la lista dei testimoni e legge): “Michele Pascone!”
USCIERE: Pascone Michele... Pascone Michele... (Poi verso la comune:) Pascone Michele!... Sig. Presidente. Michele Pascone manca.
MICHELE (alzandosi): Che manca? Presente.
USCIERE: Come! Vi ho chiamato 3 volte, e non rispondete.
MICHELE: Quanno m’avite chiammato? Voi avete chiamato Pascone Michele... Io me chiamo Michele Pascone! (Siede.)
FELICE (s’alza e fa per tirargli il cappello): Ah! Mò cerco permesso al Presidente, e te mengo lo cappiello! Bestia! Pascone Michele, e Michele Pascone non è lo stesso?
RAFFAELE (a Felice): Pss... basta, basta. (Al Cancelliere:) Avanti.
CANCELLIERE (legge): “Rosella Paparelia”.
USCIERE (c.s.): Rosella Paparella?
ROSELLA: Presente. (S’alza e siede subito. Gennarino s’è addormentato.)
CANCELLIERE (c.s.): “Emma Carcioff”.
USCIERE (c.s.): Emma Carcioff?
EMMA: Presente. (S’alza e siede subito.)
GAETANO: (Quanto è bella, quanto è bella!).
FELICE: D. Gaetà, lassatece fà.
CANCELLIERE (c.s.): “Gennarino Fasulillo”.
USCIERE (c.s.): Gennarino Fasulillo?... Gennarino Fasulillo? (Poi alla porta:) Gennarino Fasulillo? (A Raffaele:) Sig. Presidente, manca Fasulillo.
FELICE: Che manca? Subito dite che manca.
FELICE: Sta qua, si era addormentato un poco.
FELICE (afferra Gennarino per la mano e lo scuote): Dite, presente, presente.
GENNARINO (stropicciandosi gli occhi): Presente.
FELICE (dandogli uno schiaffo): All’arma de mammeta! Mò m’ha da fà perdere la causa. S’accomodi, signore s’accomodi.
GAETANO: (Ccà correne chiste pacchere!?).
GENNARINO (piangendo): Ma io me l’avarria piglià cu chisto, lo vì! (Mostrando Gaetano.) Ma comme, duje cumpagne, vanno a fà uno servizio, tu haje visto ca io me so’ addurmuto, comme a cumpagno mio me vuò scetà, pe nun me fà scumparì cu chiilo che sta llà ncoppa?
GAETANO (pausa, guardandolo): Ma quà compagne? (Più forte:) Ma quà compagne? A te chi ti conosce? (Alzandosi.)
RAFFAELE: Pss... pss... (A denti stretti.)
FELICE: (La vocca de lo Presidente, me pare na senga de carusiello!).
RAFFAELE (c.s. al Cancelliere): Avanti.
CANCELLIERE (c.s.): “Dorotea Papocchia”.
USCIERE (c.s.): Dorotea Papocchia.
ANTONIO: Non è venuta ancora. (S’alza e siede subito.)
GAETANO (alzandosi): Sta cucinando certe patate.
RAFFAELE (al Cancelliere): Passate avanti.
CANCELLIERE (c.s.): “Gaetano Papocchia”.
GAETANO (a Gennarino): Lo cumpagno... se ne vene, lo cumpagno.
USCIERE (c.s.): Gaetano Papocchia?
GAETANO (a Gennarino): Non lo dire più sà...
USCIERE (c.s.): Gaetano Papocchia?
USCIERE (più forte): Gaetano Papocchia?
FELICE: D. Gaetà, ca llà ve chiammano.
GAETANO (subito ed alzandosi): Presente, sto qua io!
USCIERE: Presente, sto qua io, e non rispondete? Ma che siete sordo?
USCIERE: E perché non rispondete?
USCIERE: Dopo 3 volte che v’ho chiamato?
USCIERE: Mbè, quanno lo sapite allora assettateve.
USCIERE: Niente!
GENNARINO (a Gaetano): E ve vulite luvà a nanze, me vulite fà vedè comme fanno chilli llà?
GAETANO: Ma c’haje da vedè, l’opera de li pupe? Mò te lo ceco n’uocchio!
RAFFAELE (a Gaetano suonando leggermente il campanello): Pss... psS...
CANCELLIERE: Sig. Presidente, pare che manchi soltanto la Papocchia.
RAFFAELE: E va bene, possiamo incominciare senza la Papocchia.
FELICE: Io mò saccio se me fa male o me fa bene, a incominciare senza la Papocchia?
RAFFAELE: Giacomì, vattenne fore, e appena vene la femmena de servizio mia, me faje sapè si muglierema ha fatto lo mascolo o la femmena.
USCIERE: Va bene, Eccellenza. (Via.)
GAETANO: Ma che tene la cova de le palumme?
FELICE: Quà palumme, chella è la mugliera c’ha da sgravà.
RAFFAELE (ai 2 guardandoli sott’occhio): Nu poco de silenzio da quella banda. (Poi fa un cenno al Cancelliere d’incominciare a leggere.)
CANCELLIERE (prende un’altra carta e legge): “In nome della legge, ecc. ecc. Noi Presidente ecc. ecc. con sentenza in data del 25 ottobre...
FELICE (interrompendolo): Eccetera, eccetera. (Il Cancelliere si ferma e guarda, Raffaele.)
RAFFAELE (manda un occhiata d’impazienza a Felice poi fa il solito gesto al Cancelliere di seguitare): Seguitate.
CANCELLIERE (legge): “Autorizziamo la signora Amalia Sciosciammocca, nata Maruzzella, a provare i seguenti fatti”.
GAETANO: Come, ve jate a spusà a na maruzzella.
FELICE: Che c’entra, chillo è cognome.
GAETANO: Anche il cognome dev’essere bello.
FELICE: E già... è meglio lo suio: Papocchia!
GAETANO: Se capisce, te ienca la vocca, Papocchia!
RAFFAELE (lazzi): Pss... pss... (Solito gesto al Cancelliere.)
FELICE: (è na funtanella chella vocca, m’ha nfuso tutta la faccia!).
CANCELLIERE (c.s.): “1° Che il Sig. Felice Sciosciammocca suo marito, voleva farla morire di freddo, perché non voleva che in letto avesse tenuta la bottiglia d’acqua calda, usata da molti come scaldaletto”.
FELICE: E ma questo è un’infamità!
ANTONIO: (Stateve zitto). (Raffaele impone il silenzio suonando il campanello, ed aprendo la bocca. Lazzi.)
FELICE: (Mall’arma de lo fumo!). (Raffaele fa il solito gesto c.s.)
CANCELLIERE (c.s.): “Per causa di questo nacquero mille dispiacenze, sempre occasionate dal Sig. Sciosciammocca, il quale voleva financo fittare una casa fatta fabbricare dalla madre della Sig. Amalia, a certa gente che la discreditavano!...”.
EMMA (alzandosi): Oh! questo poi...
RAFFAELE (imponendole silenzio suonando il campanello piano piano e gentilmente): Pss...
FELICE: (A chella nce lo sona cu la morbidezza!).
RAFFAELE (al Cancelliere): Avanti.
CANCELLIERE: “2° Che il Sig. Sciosciammocca, non contento di far morire di freddo la Sig. Amalia sua moglie, voleva perfino toglierle il sonno, e per ottenere questo, pagava dei saltimbanchi, i quali ogni mattina, con grancassa e tamburo, facevano tanto rumore, che la Sig. Amalia, era costretta di levarsi e non poter più dormire”.
FELICE: (Uh! Non è vero, questo lo faceva essa a me).
FELICE: E ma ccà è nu murì, nu schiattà ncuorpo!
RAFFAELE (suonando): Neh! neh! ma voi la volete finire sì o nò?... Ma chi è l’avvocato di quel signore?
ANTONIO: Sono io...
RAFFAELE: E me faccio meraviglia di voi, Sig. Avvocato, che non gli dite niente.
RAFFAELE: Che educazione è questa? Ve l’ho detto per la prima, per la seconda...
FELICE: (E per la terza veduta, signori, poi si passa al gabinetto riserbato!).
RAFFAELE: E per la terza volta. Mò succede che faccio sgrombrare la sala, e la causa nce la facimmo nuje! Eh! (Lazzi con la bocca.)
FELICE: (E chillo è lo pescecane!).
RAFFAELE: Sia fatta la vuluntà de lo Cielo. (Al Cancelliere:) Avanti.
CANCELLIERE (c.s.): 3° Che il Sig. Sciosciammocca tormentava sempre la Sig. Amalia, ora per una cosa, ora per un’altra e specialmente nell’ora della colazione o del pranzo, ed in ultimo l’aveva fatta priva di ogni divertimento lecito ed onesto”.