Eduardo Scarpetta
Lo scarfalietto

ATTO TERZO

SCENA QUINTA   Raffaele, 2 Giudici, Pubblico Ministero e il Cancelliere, con toghe e berretti neri. Raffaele siede nel mezzo della ruota, e 2 Giudici a destra e a sinistra del detto, il Pubblico Ministero a sinistra della ruota, ed il Cancelliere a destra.

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SCENA QUINTA

 

Raffaele, 2 Giudici, Pubblico Ministero e il Cancelliere, con toghe e berretti neri. Raffaele siede nel mezzo della ruota, e 2 Giudici a destra e a sinistra del detto, il Pubblico Ministero a sinistra della ruota, ed il Cancelliere a destra.

 

RAFFAELE: (Va trova si muglierema è figliata!). (Suona il campanello che è sul tavolo.)

FELICE: (La spiegazione degli animali!).

RAFFAELE (piano a l’usciere): L’Udienza è aperta.

USCIERE (verso la comune gridando): L’udienza è aperta. (Tutti siedono.)

RAFFAELE (fa un gesto al Cancelliere, per farlo incominciare a leggere): Avanti.

CANCELLIERE (prende la lista dei testimoni e legge): Michele Pascone!”

USCIERE: Pascone Michele... Pascone Michele... (Poi verso la comune:) Pascone Michele!... Sig. Presidente. Michele Pascone manca.

MICHELE (alzandosi): Che manca? Presente.

USCIERE: Come! Vi ho chiamato 3 volte, e non rispondete.

MICHELE: Quanno m’avite chiammato? Voi avete chiamato Pascone Michele... Io me chiamo Michele Pascone! (Siede.)

FELICE (s’alza e fa per tirargli il cappello): Ah! cerco permesso al Presidente, e te mengo lo cappiello! Bestia! Pascone Michele, e Michele Pascone non è lo stesso?

RAFFAELE (a Felice): Pss... basta, basta. (Al Cancelliere:) Avanti.

CANCELLIERE (legge): Rosella Paparelia”.

USCIERE (c.s.): Rosella Paparella?

ROSELLA: Presente. (S’alza e siede subito. Gennarino s’è addormentato.)

CANCELLIERE (c.s.): Emma Carcioff”.

USCIERE (c.s.): Emma Carcioff?

EMMA: Presente. (S’alza e siede subito.)

GAETANO: (Quanto è bella, quanto è bella!).

FELICE: D. Gaetà, lassatece .

CANCELLIERE (c.s.): Gennarino Fasulillo”.

USCIERE (c.s.): Gennarino Fasulillo?... Gennarino Fasulillo? (Poi alla porta:) Gennarino Fasulillo? (A Raffaele:) Sig. Presidente, manca Fasulillo.

FELICE: Che manca? Subito dite che manca.

USCIERE: E dove sta?

FELICE: Sta qua, si era addormentato un poco.

USCIERE: E scetatelo.

FELICE (afferra Gennarino per la mano e lo scuote): Dite, presente, presente.

GENNARINO (stropicciandosi gli occhi): Presente.

FELICE (dandogli uno schiaffo): All’arma de mammeta! m’ha da perdere la causa. S’accomodi, signore s’accomodi.

GAETANO: (Ccà correne chiste pacchere!?).

GENNARINO (piangendo): Ma io me l’avarria piglià cu chisto, lo ! (Mostrando Gaetano.) Ma comme, duje cumpagne, vanno a uno servizio, tu haje visto ca io me soaddurmuto, comme a cumpagno mio me vuò scetà, pe nun me scumparì cu chiilo che sta llà ncoppa?

GAETANO (, guardandolo): Ma quà compagne? (Più forte:) Ma quà compagne? A te chi ti conosce? (Alzandosi.)

RAFFAELE: Pss... pss... (A denti stretti.)

FELICE: (La vocca de lo Presidente, me pare na senga de carusiello!).

RAFFAELE (c.s. al Cancelliere): Avanti.

CANCELLIERE (c.s.): Dorotea Papocchia”.

USCIERE (c.s.): Dorotea Papocchia.

ANTONIO: Non è venuta ancora. (S’alza e siede subito.)

GAETANO (alzandosi): Sta cucinando certe patate.

USCIERE: E salutatemmella!

RAFFAELE (al Cancelliere): Passate avanti.

CANCELLIERE (c.s.): Gaetano Papocchia”.

GAETANO (a Gennarino): Lo cumpagno... se ne vene, lo cumpagno.

USCIERE (c.s.): Gaetano Papocchia?

GAETANO (a Gennarino): Non lo dire più ...

USCIERE (c.s.): Gaetano Papocchia?

GAETANO: Vedete che se passa.

USCIERE (più forte): Gaetano Papocchia?

FELICE: D. Gaetà, ca llà ve chiammano.

GAETANO (subito ed alzandosi): Presente, sto qua io!

USCIERE: Presente, sto qua io, e non rispondete? Ma che siete sordo?

GAETANO: Nonsignore.

USCIERE: E perché non rispondete?

GAETANO: Ho risposto adesso.

USCIERE: Dopo 3 volte che v’ho chiamato?

GAETANO: Sissignore.

USCIERE: Mbè, quanno lo sapite allora assettateve.

GAETANO: Grazie tante.

USCIERE: Niente!

GENNARINO (a Gaetano): E ve vulite luvà a nanze, me vulite vedè comme fanno chilli llà?

GAETANO: Ma c’haje da vedè, l’opera de li pupe? te lo ceco n’uocchio!

RAFFAELE (a Gaetano suonando leggermente il campanello): Pss... psS...

CANCELLIERE: Sig. Presidente, pare che manchi soltanto la Papocchia.

RAFFAELE: E va bene, possiamo incominciare senza la Papocchia.

FELICE: Io saccio se me fa male o me fa bene, a incominciare senza la Papocchia?

RAFFAELE: Giacomì, vattenne fore, e appena vene la femmena de servizio mia, me faje sapè si muglierema ha fatto lo mascolo o la femmena.

USCIERE: Va bene, Eccellenza. (Via.)

GAETANO: Ma che tene la cova de le palumme?

FELICE: Quà palumme, chella è la mugliera c’ha da sgravà.

RAFFAELE (ai 2 guardandoli sott’occhio): Nu poco de silenzio da quella banda. (Poi fa un cenno al Cancelliere d’incominciare a leggere.)

CANCELLIERE (prende un’altra carta e legge): “In nome della legge, ecc. ecc. Noi Presidente ecc. ecc. con sentenza in data del 25 ottobre...

FELICE (interrompendolo): Eccetera, eccetera. (Il Cancelliere si ferma e guarda, Raffaele.)

RAFFAELE (manda un occhiata d’impazienza a Felice poi fa il solito gesto al Cancelliere di seguitare): Seguitate.

CANCELLIERE (legge): Autorizziamo la signora Amalia Sciosciammocca, nata Maruzzella, a provare i seguenti fatti”.

GAETANO: Come, ve jate a spusà a na maruzzella.

FELICE: Che c’entra, chillo è cognome.

GAETANO: Anche il cognome dev’essere bello.

FELICE: E già... è meglio lo suio: Papocchia!

GAETANO: Se capisce, te ienca la vocca, Papocchia!

RAFFAELE (lazzi): Pss... pss... (Solito gesto al Cancelliere.)

FELICE: (è na funtanella chella vocca, m’ha nfuso tutta la faccia!).

CANCELLIERE (c.s.): Che il Sig. Felice Sciosciammocca suo marito, voleva farla morire di freddo, perché non voleva che in letto avesse tenuta la bottiglia d’acqua calda, usata da molti come scaldaletto”.

FELICE: E ma questo è un’infamità!

ANTONIO: (Stateve zitto). (Raffaele impone il silenzio suonando il campanello, ed aprendo la bocca. Lazzi.)

FELICE: (Mallarma de lo fumo!). (Raffaele fa il solito gesto c.s.)

CANCELLIERE (c.s.): “Per causa di questo nacquero mille dispiacenze, sempre occasionate dal Sig. Sciosciammocca, il quale voleva financo fittare una casa fatta fabbricare dalla madre della Sig. Amalia, a certa gente che la discreditavano!...”.

EMMA (alzandosi): Oh! questo poi...

RAFFAELE (imponendole silenzio suonando il campanello piano piano e gentilmente): Pss...

FELICE: (A chella nce lo sona cu la morbidezza!).

RAFFAELE (al Cancelliere): Avanti.

CANCELLIERE: “ Che il Sig. Sciosciammocca, non contento di far morire di freddo la Sig. Amalia sua moglie, voleva perfino toglierle il sonno, e per ottenere questo, pagava dei saltimbanchi, i quali ogni mattina, con grancassa e tamburo, facevano tanto rumore, che la Sig. Amalia, era costretta di levarsi e non poter più dormire”.

FELICE: (Uh! Non è vero, questo lo faceva essa a me).

ANTONIO: (Stateve zitto).

FELICE: E ma ccà è nu murì, nu schiattà ncuorpo!

RAFFAELE (suonando): Neh! neh! ma voi la volete finire sì o ?... Ma chi è l’avvocato di quel signore?

ANTONIO: Sono io...

RAFFAELE: E me faccio meraviglia di voi, Sig. Avvocato, che non gli dite niente.

ANTONIO: Ma ce l’ho detto.

RAFFAELE: Che educazione è questa? Ve l’ho detto per la prima, per la seconda...

FELICE: (E per la terza veduta, signori, poi si passa al gabinetto riserbato!).

RAFFAELE: E per la terza volta. succede che faccio sgrombrare la sala, e la causa nce la facimmo nuje! Eh! (Lazzi con la bocca.)

FELICE: (E chillo è lo pescecane!).

RAFFAELE: Sia fatta la vuluntà de lo Cielo. (Al Cancelliere:) Avanti.

CANCELLIERE (c.s.): Che il Sig. Sciosciammocca tormentava sempre la Sig. Amalia, ora per una cosa, ora per un’altra e specialmente nell’ora della colazione o del pranzo, ed in ultimo l’aveva fatta priva di ogni divertimento lecito ed onesto”.

 


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