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ATTO SECONDO
SCENA TERZA Antonio e detta, poi Errico, poi Alessio, poi Carlo, indi Gaetano.
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Antonio e detta, poi Errico, poi Alessio, poi Carlo, indi Gaetano.
ANTONIO (con stecca in mano): Che fà Donna Amelia ccà essa sola... sta guardanno nu ritratto.
AMELIA: Però, bisogna dì la verità, è proprio aggraziato... quanto èsimpatico!
AMELIA: Ah! (Conserva il ritratto.)
AMELIA: Niente affatto anzi
ANTONIO: (Comme s’è fatta rossa). E mia moglie dove sta?
ANTONIO: E voi perché l’avete lasciata?
AMELIA: Perché m’aveva dimenticato il fazzoletto sul tavolino... permettete. (Via nel giardino.)
ANTONIO: Servitevi. Questa donna sta sull’orlo del precipizio, aiere le scappaje na lettera da dinto a lo manicotto, ogge guardava nu ritratto, e diceva quanto è simpatico, domani chi sà che cosa farà... povero Gaetano!
ERRICO (con stecca in mano): Signor Antonio, è finito il giro, tocca a voi.
ANTONIO: Pss, venite ccà e zitto.
ERRICO (si avanza piano): Che cos’è?
ANTONIO: Pss, fatti brutti, fatti terribili, fatti che interessano la nostra associazione.
ERRICO: Veramente, e di che si tratta!
ANTONIO: Pe mò non saccio niente ancora, ma scoprirò.
ALESSIO (con stecca in mano): Neh scusate...
ERRICO: Pss, zitto, venite qua.
ALESSIO (si avanza piano): Ch’è stato?
ERRICO: Pss, fatti brutti, fatti terribili, che interessano la nostra associazione.
ERRICO: Per ora non sappiamo niente ancora, ma scopriremo.
CARLO (con stecca in mano): Signori, che si fà?
I TRE: Pss, zitto, venite ccà.
CARLO (si avanza c.s.): Ch’è stato, ch’è succieso?
ALESSIO: Fatti brutti, fatti terribili, che interessano la nostra associazione.
ERRICO: Insomma, fateci sapere qualche cosa.
ANTONIO: Poco prima, ha sorpresa Donna Amelia, la moglie del nostro socio, cu nu ritratto mmano, e che diceva con molta espressione: quanto è aggraziato, quanto è simpatico.
I TRE: (con meraviglia): Oh!
ERRICO: E di era chillo ritratto?
ANTONIO: Non lo sò, non l’aggio potuto vedé, ma lo scoprirà.
ERRICO: Oh! Povero D. Gaetano!
GAETANO (con stecca in mano): Neh, ma ch’aggia fà, aggia jucà io sulo?
ANTONIO: (Isso! Zitto, non dite niente, mò nce parlo io sulo, jatevenne).
ERRICO: Sì, dite bene. Signori venite. (Dà la mano a Gaetano e sospira.) Coraggio! (Via.)
ALESSIO (fa lo stesso): Quello che vi posso dire, pensate alla salute. (Via.)
GAETANO: Totò, ma ch’è succieso?
GAETANO: Ma ch’è stato, se pò appurà?
ANTONIO: Io ti dirò tutto, ma purché mi prometti di aver coraggio.
GAETANO: Totò, pe ccarità parla, mò me faje venì na cosa.