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ATTO SECONDO
SCENA TERZA Raffaele e detto poi Peppino, indi Raffaele, Michele, Luigi, Salvatore e Gennarino.
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Raffaele e detto poi Peppino, indi Raffaele, Michele, Luigi, Salvatore e Gennarino.
RAFFAELE: Il signor Giuseppe Giallo.
RAFFAELE: No... me pare Giuseppe Blù... no Bianco...
IGNAZIO: Se po’ sapé che colore è?
RAFFAELE: Non me ricordo, aspettate. (Via e torna subito.)
IGNAZIO: Va trova che cancaro sarrà... chi è?
RAFFAELE: Il signor Giuseppe Rosso.
PEPPINO (soprabito nero, gilè bianco e calzone nera): Rispettabilissimo Signor D. Ignazio.
PEPPINO: Il mio principale con la moglie e la figlia, fra poco sarranno qua, egli ha invitato a tutti i giovani del suo negozio, credo che non vi dispiacerà?
IGNAZIO: Oh, per carità, anzi mi fà piacere. (Che me ne mporta a me, pe li gelate e li dolce nce ha da pensà isso.) E così D. Peppì, Pasquale come vi tratta, dopo la nostra divisione?
PEPPINO: Non ne parliamo, caro D. Ignazio, non ne parliamo, lavoriamo sempre, e dice che non facciamo mai niente, alle volte mi fa certe mortificazioni in pubblico che io non merito. Io non era nato per essere maltrattato. Caro D. Ignazio, a me nisciuno mi conosce, ma io sono un genio.
IGNAZIO: (Vì che bello genio teh!).
PEPPINO: Poi da che è venuto un certo D. Felice, che sà, come suo confidente, ha perduta la testa, non c’è altro che D. Felice per lui. Da che era tanto geloso della moglie, nientemeno adesso la fa accompagnare da quello là, io non ho potuto capire perché, perché tanta affezione e tanta fiducia per quell’uomo.
IGNAZIO: Ma come voi non sapete niente? (Ridendo.)
PEPPINO: Di che?
IGNAZIO: Quello llà, quel tale D. Felice, a Costantinopoli...
RAFFAELE: (Annunziando). Quattro signori distinti!
IGNAZIO: Quattro signori distinti! E chi songo? Avanti.
RAFFAELE: Favorite. (Escono i quattro giovani di Pasquale in calzone nero, gilè bianco, e sciasse molto larghe, cravatte bianche e guanti.)
IGNAZIO: Grazie tanto. (Vì che quatte signori distinti!). (A Gennarino e Salvatore.) Vuje pure site venute?
GENNARINO: Nce l’ha ditto lo principale.
IGNAZIO: (Ha pigliato li facchine e nce la mise li sciasse ncuollo).
LUIGI: Si ve fa dispiacere, nce ne jammo.
IGNAZIO: Nonsignore, quanno l’ha fatto Pascale, sta bene. (Si aveva da caccià io li gelate, stiveve frische!).
PEPPINO: Poi D. Ignà, questi qua stasera dovevano venire per forza, perché abbiamo preparata una sorpresa per gli sposi.
PEPPINO: Eh, non si può dire, se no finisce il bello, sentirete, sentirete.
IGNAZIO: Va bene, fate voi. Permettete no momento, io vado ad accuncià l’orchestra.
PEPPINO: Fate pure. (1 4 s’inchinano.)
IGNAZIO: (Acquaiuò!...). (Via a sinistra.)
PEPPINO (guarda intorno): Non c’è nessuno. A noi, facciamo la prova generale, cacciate le carte. (1 4 cacciano le carte e cantano il coro della 1a scena del 1° atto.) Oh, che piacer! (Cantando.) E non tenere una voce di soprano... che peccato!... (Cantano, mentre dicono.) In verità, in verità...