Eduardo Scarpetta
'Nu turco napulitano

ATTO SECONDO

SCENA TERZA   Raffaele e detto poi Peppino, indi Raffaele, Michele, Luigi, Salvatore e Gennarino.

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SCENA TERZA

 

Raffaele e detto poi Peppino, indi Raffaele, Michele, Luigi, Salvatore e Gennarino.

 

RAFFAELE: Il signor Giuseppe Giallo.

IGNAZIO: Giallo?

RAFFAELE: No... me pare Giuseppe Blù... no Bianco...

IGNAZIO: Se po’ sapé che colore è?

RAFFAELE: Non me ricordo, aspettate. (Via e torna subito.)

IGNAZIO: Va trova che cancaro sarrà... chi è?

RAFFAELE: Il signor Giuseppe Rosso.

IGNAZIO: Avanti, favorisca.

PEPPINO (soprabito nero, gilè bianco e calzone nera): Rispettabilissimo Signor D. Ignazio.

IGNAZIO: Oh, caro D. Peppino.

PEPPINO: Il mio principale con la moglie e la figlia, fra poco sarranno qua, egli ha invitato a tutti i giovani del suo negozio, credo che non vi dispiacerà?

IGNAZIO: Oh, per carità, anzi mi piacere. (Che me ne mporta a me, pe li gelate e li dolce nce ha da pensà isso.) E così D. Peppì, Pasquale come vi tratta, dopo la nostra divisione?

PEPPINO: Non ne parliamo, caro D. Ignazio, non ne parliamo, lavoriamo sempre, e dice che non facciamo mai niente, alle volte mi fa certe mortificazioni in pubblico che io non merito. Io non era nato per essere maltrattato. Caro D. Ignazio, a me nisciuno mi conosce, ma io sono un genio.

IGNAZIO: ( che bello genio teh!).

PEPPINO: Poi da che è venuto un certo D. Felice, che , come suo confidente, ha perduta la testa, non c’è altro che D. Felice per lui. Da che era tanto geloso della moglie, nientemeno adesso la fa accompagnare da quello , io non ho potuto capire perché, perché tanta affezione e tanta fiducia per quell’uomo.

IGNAZIO: Ma come voi non sapete niente? (Ridendo.)

PEPPINO: Di che?

IGNAZIO: Quello llà, quel tale D. Felice, a Costantinopoli...

RAFFAELE: (Annunziando). Quattro signori distinti!

IGNAZIO: Quattro signori distinti! E chi songo? Avanti.

RAFFAELE: Favorite. (Escono i quattro giovani di Pasquale in calzone nero, gilè bianco, e sciasse molto larghe, cravatte bianche e guanti.)

MICHELE: Buonasera.

LUIGI: Mille auguri felici.

SALVATORE: Pe cientanne.

GENNARINO: E co bona salute.

IGNAZIO: Grazie tanto. ( che quatte signori distinti!). (A Gennarino e Salvatore.) Vuje pure site venute?

SALVATORE: Sissignore.

GENNARINO: Nce l’ha ditto lo principale.

IGNAZIO: (Ha pigliato li facchine e nce la mise li sciasse ncuollo).

LUIGI: Si ve fa dispiacere, nce ne .

IGNAZIO: Nonsignore, quanno l’ha fatto Pascale, sta bene. (Si aveva da caccià io li gelate, stiveve frische!).

PEPPINO: Poi D. Ignà, questi qua stasera dovevano venire per forza, perché abbiamo preparata una sorpresa per gli sposi.

IGNAZIO: E che sorpresa?

PEPPINO: Eh, non si può dire, se no finisce il bello, sentirete, sentirete.

IGNAZIO: Va bene, fate voi. Permettete no momento, io vado ad accuncià l’orchestra.

PEPPINO: Fate pure. (1 4 s’inchinano.)

IGNAZIO: (Acquaiuò!...). (Via a sinistra.)

PEPPINO (guarda intorno): Non c’è nessuno. A noi, facciamo la prova generale, cacciate le carte. (1 4 cacciano le carte e cantano il coro della 1a scena del atto.) Oh, che piacer! (Cantando.) E non tenere una voce di soprano... che peccato!... (Cantano, mentre dicono.) In verità, in verità...

 


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