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ERRICO: Scusate, signore, voi siete il negoziante Pasquale Catone?
ERRICO: Favorirmi sempre. E avete con voi un impiegato che si chiama Felice Sciosciammocca?
ERRICO: Oh, finalmente, non ne posso più, sto camminando da stamattina. Dovete sapere che io sono D. Cesare, il suo compare. Ieri sono stato a casa sua a Napoli, e ho trovato un vero squallore, quella povera donna che piange dalla mattina alba sera, perché tutto assieme è scomparso, e non si è ritirato più. Lo stato di quella povera giovane fà compassione. Se assolutamente egli non vuole ritornare a Napoli a casa sua, vi prego, signore, di assegnare tanto al mese a quella disgraziata, e ve lo ritenete dal suo stipendio.
PASQUALE: Ma scusate, questa disgraziata chi è?
ERRICO: è la moglie, la misera Filomena!
ERRICO: Si, o signore, la moglie!... Forse vi ha detto che non era ammogliato?
PASQUALE: No... cioè, io non ce l’ho domandato...
ERRICO: Sì, è ammogliato, e tiene due figli, Ciccillo e Caterina, i quali muoiono dalla fame! Egli non lo vuol far sapere, dice che non tiene a nessuno. Per carità, signore, pensateci voi.
PASQUALE: Caro signor D. Cesare, io non posso far niente io a n’auto ppoco ne lo caccio, a me non mi conviene.
ERRICO: Tutti quanti dicono lo stesso, non trova mai lavoro per quello che fa alla famiglia.
PASQUALE: A me sto servizio sapite chi me l’ha combinato, l’onorevole Sig.r Deputato Cardi che m’ha scritto che era no bravo giovine, io però l’aggio da mannà cierte fico secche mbuttunate, da dinto nce metto tutte ammenole amare.
ERRICO: (Seh, e io me l’aggio da mangià pur’io!). Ma sapete, io credo che il Deputato non ci ha colpa, perché quello si finge un buon giovine.
PASQUALE: Va bene. Fatemi il favore de metterve ccà dinto, ve voglio fà sentì a buje comme lo tratto.
ERRICO: Sì, sì, mi fa piacere, può essere che perdendo anche questo posto, mettesse giudizio. .
PASQUALE: Se capisce. (Errico entra 2a a sinistra.) Vuje vedite chi era capitato dinta a la casa mia, mannaggia all’arma de la mamma! Nzurato e co duje figlie, aveva fatto st’affare aveva fatto, e se voleva spusà a Lisetta, vi che coraggio!