Eduardo Scarpetta
L'amico 'e papà

ATTO SECONDO

SCENA QUATTORDICESIMA   Angiolina, poi Ernesto, indi Liborio.

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SCENA QUATTORDICESIMA

 

Angiolina, poi Ernesto, indi Liborio.

 

ANGIOLINA (guarda attorno, poi apre la porta): D. Ernè ascite.

ERNESTO: Eccomi quà.

ANGIOLINA: Jatevenne , ca sì ve vede Liborio io songo arruvinata.

ERNESTO: Mi raccomando a vuje .

ANGIOLINA: State sicuro, che pe parte mia faccio tutto chello che pozzo.

ERNESTO (p.p. poi ritorna): A chella povera criatura non la facite chiagnere, altrimenti vostro marito potrebbe sospettare.

ANGIOLINA: Lassate a me. jatevenne e tornate ccà dimane verso mezzogiorno, quanno non nce sta Liborio.

ERNESTO: Quanto, quanto ve voglio bene! (Bacia la mano forte e via.)

ANGIOLINA: S’ha dda che è proprio nu buono giovine! (Via.)

FELICE: E che voglio vedé cchiù! Ah!... infami, assassini, povero Liborio! povero amico mio, che cosa ne hanno fatto dell’onor tuo! (Il bambino piange. Azione di Felice e Ciccillo da sotto il tavolino, Felice va a vedere, alza lo scialle.) Na criatura!... (Lo prende.) Ah! capisco pecché chillu giovinotto ha ditto: non facite chiagnere a chella povera criatura, è il figlio suo, è il figlio di d. Angiolina, oh! Infamia!

LIBORIO: Felì, io sopronto, volimmo j.

FELICE: Addò?

LIBORIO: A lu Chiatamone.

FELICE: No.

LIBORIO: E addò vuò j?

FELICE: A la Nunziata!... (Liborio resta sorpreso, Ciccillo si dispera sotto il tavolo.)

 

(Cala la tela.)

 

Fine dell’atto secondo

 

 


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