Eduardo Scarpetta
Amore e polenta

ATTO PRIMO

SCENA SETTIMA   Felice e detti, poi Mimě, indi Alonzo, in ultimo Felice, Rita (con fazzoletto) e Pasquale.

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SCENA SETTIMA

 

Felice e detti, poi Mimì, indi Alonzo, in ultimo Felice, Rita (con fazzoletto) e Pasquale.

 

FELICE: La cammera è bella, ma sulo lo lietto nce sta... già sulo lo lietto è necessario!

CESARE: Signore!

FELICE: Oh! rispettabibissimo! (Guè, chella de la paglietta!) Quale onore... accomodatevi. (Seggono.)

ELENA: Cesare!

CESARE: Elena!

ELENA: Noi non possiamo sederci!

CESARE: Già, perché non si può perdere tempo, ma tanto quello che dovremo dire all’impiedi, lo diremo seduti. Signore, il vostro cavallo ci ha fatto un guaio, ci ha fatto una rovina; questa signora senza quella paglia è compromessa seriamente compromessa! Si tratta di amor proprio, si tratta d’onore, capite, d’onore!

ELENA: Cesare!

CESARE: Elena! Son calmo.

FELICE: (Quanto sobelle!).

CESARE: Signore, la posizione è critica, per causa vostra, per causa del vostro cavallo potrebbe aprirsi per lei una vergogna, per me una vita infelice e per voi una tomba. Vedete, io son calmo, voi, signore, siete in dovere di riparare al male che ci avete fatto, e che ci potrebbe fare, se per caso la signora ritornasse a casa senza cappello.

FELICE: Ma vedete che il male non l’ho fatto io, l’ha fatto il cavallo.

CESARE: è l’istessa cosa, perché il cavallo è vostro e poi poche chiacchiere sapete, a noi ci bisogna quella paglia, quella paglia!

ELENA: Cesare!

CESARE: Elena!

FELICE: (Chiste comme soguaje, neh!).

ELENA: Ecco qua, signore, sentite a me: Questo giovane è mio cugino, fa l’amore con mia sorella, e stammatina parlando di lei siamo arrivati fin sopra Capodichino. Ad un punto siccome eravamo stanchi, ci siamo seduti sopra di un sedile che stava . Sentivo un caldo orribile, mi sono levata la paglia e l’ho appesa ad un ramo dell’albero... dopo poco la mia paglia stava in bocca al vostro cavallo. Signore, io sono maritata, mio marito m’ha vista uscire con la paglia, egli è tanto geloso, sospetta di tutto. Ecco la mia posizione. Voi dovete subito procurarmi una paglia come quella o sono perduta.

FELICE: Signora mia, ecco qua, io con piacere vi servirei, ma oggi è impossibile, io a momenti aspetto la sposa pe ghì a lo municipio. Domani potrò servirvi.

ELENA: Domani! Ah! Signore, voi non avete cuore!

CESARE: Pss! Non posso essere più calmo. Signore. (S’alzano.) Andate subito a procurare una paglia come quella di mia cugina. Io non posso andarci, prima perché non posso lasciarla, secondo perché non ho denari.

FELICE: Io manco!

CESARE: Non m’importa niente, staremo qua finché non verrete con la paglia.

FELICE: Ma io...

CESARE: Non sento ragioni!

MIMÌ (di d.): Compariè, compariè, stanno saglienno! (Gridando.)

FELICE: Sangue de Bacco, solloro! Per carità signora, nascondetevi, arriva la mia sposa, non dubitate, io ve porto la paglia, annascunniteve ccà dinto! (La fa entrare a prima a sinistra.)

CESARE: Io pure mi nascondo. (p.a.)

FELICE: No, vuje stateve ccà. Che ve credite de stà ncoppa Capodichino? Dite che siete mio cugino!

CESARE: Sarò vostro cugino... ma la paglia?

FELICE: La paglia l’avrete più tardi. (Puozze murì ncoppa a la paglia!)

MIMÌ: Favorite, compà, favorite.

ALONZO: Eccome ccà. D. Felì, me pareva millanne che arrivava.

FELICE: Caro papà... e la sposa?

ALONZO: Sta fora nzieme co lo fratello, ha ditto che nun trase si nun la vaje a piglià tu... Eh! me pare che sia regolare!

FELICE: Vaco subito. (Via pel fondo.)

ALONZO (a Mimi): Chillo signore chi è?

MIMÌ: Nun lo saccio!

CESARE: (Che uomo antipatico!).

FELICE: Venite, venite senza cerimonie, questo che cos’è? (Esce e dopo di lui Rita e Papele.) Accomodatevi. (Bussa il campanello.) Io aspettavo questo momento con gran piacere, quest’è casa vostra. (Bussa c.s.)

 


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