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FRUVOLI: Ecco, da questa parte, signorina Angelica, da questa parte.
ANGELICA: Mille ringraziamenti, signor Cavaliere. Che cosa infelice! Che gradinata sconcisa, se non era per voi che con tanta importunità m’avete accompagnata, certo sarei cascata, voi siete sempre gentile con me.
FRUVOLI: è dovere, signorina Angelica, niente altro che dovere! Quanti e quanti altri giovanotti avrebbero voluto il piacere di accompagnarvi per soli 5 minuti, ma questa fortuna stamattina è toccata a me.
ANGELICA: Cavaliere, le vostre parole hanno un espresso tutto significato, nella vostra faccia io non trovo un viso che possa essere la fisionomia di un giovine che parlando dice delle cose eteree... Voglio dire estranee, insomma che l’usa soltanto chi... che sò chi... chi... parliamo d’altro.
FRUVOLI: Oh! Signorina Angelica!
ANGELICA: Cavaliere, vi prego.
FRUVOLI: (Mò vedimmò si so’ capace de me magnà li denare de chesta!). Potrò avere il piacere d’accompagnarvi a casa?
ANGELICA: Con piacere, ma mi dispiace di farvi attendere, debbo parlare con la mia modista.
FRUVOLI: Ma per carità, io aspetto quanto volete.
ANGELICA: Grazie, grazie tanto. (Povero giovane! S’è proprio ncanato cu me!) Vorrei trovare qualche novità di cappelli, oramai li ho messi tutti. Domenica vorrei calare alla passeggiata a Chiaia con qualche novità in testa. (Nu bello virzo!)
FRUVOLI: Io veramente non ci trovo questo bisogno, a Chiaia non si guarda il vostro cappello, ma si guarda voi, solamente voi.
ANGELICA: Cavaliere, voi mi umiliate troppo, siete troppo circonciso.
FRUVOLI: Dico la verità. Se non sono indiscreto vorrei domandarvi una cosa.
FRUVOLI: Quella bella paglia che avevate, perché non l’avete messa più?
ANGELICA: Ah! La paglia di Firenze? La regalai a mia nipote 15 giorni fa.
FRUVOLI: Ah! Avete una nipote?
ANGELICA: Sicuro, che, non lo credete?
ANGELICA: Non siete il solo, sapete, molti non ci credono a questa cosa, eppure è vero! Io tengo una nipote, perché la prima delle mie sorelle si maritò a 13 anni e fece questa figlia: vedete, molte persone hanno preso me per la nipote, e lei per la zia!
FRUVOLI: Ah! Si capisce! E dove sta questa vostra nipote?
ANGELICA: è maritata da un anno, ha sposato un maestro di violino, dà lezioni, e poi sta bene, tiene anche un palazzo all’impiedi, ma brutto, brutto come un animale, avaro all’eccesso, a quella ragazza non le fa maneggiare un soldo, essa però trova sempre il mezzo come imbrogliarlo.
ANGELICA: Sentite questa. Io le regalai la paglia, essa disse al marito che una persona se la vendeva per 50 lire, e tanto disse, tanto fece, riuscì a farsele dare.
FRUVOLI: Ah! Ah! Quant’è bella! (Ride.)
ANGELICA: Lei poi me lo raccontò a me... Ah! ah! Quante risate!
FRUVOLI: A proposito, signorina Angelica, io mi riservo stasera augurarvi mille felicità per l’anniversario della vostra nascita!
FRUVOLI: Per questa occasione ho composto una piccola poesia che stasera avrò l’onore di presentarvi, e la speranza di essere perdonato.
ANGELICA: Oh! Ma voi siete l’estratto della gentilezza!
FRUVOLI: Sono un vostro servo e niente altro. E scusate avremo invitati questa sera?
ANGELICA: I soliti amici. Ho preparato una sorpresa. Però vi prego il silenzio.
ANGELICA: Si trova da pochi giorni a Napoli il celebre tenore Ferro milanese.
ANGELICA: Quello che ultimamente a Parigi prese 100 mila per cantare 8 sere.
ANGELICA: Ebbene questa celebrità verrà a cantare questa sera in casa mia.
ANGELICA: Possibilissimo, l’ho mandato un biglietto di invito, e l’ho scritto col pugno della mia stessa mano.
FRUVOLI: (Ma quante ne pò scarrecà!).