Eduardo Scarpetta
Lu café chantant

ATTO SECONDO

SCENA TERZA   Gigia, Felice, Peppino poi un Servo.

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SCENA TERZA

 

Gigia, Felice, Peppino poi un Servo.

 

GIOIA (in graziosa toilette): Ma sì, ma sì, venite, senza alcuna cerimonia, fate come se questa fosse casa vostra. Io vi ho detto che sono amante degli artisti Napoletani: e quando li piglio a proteggere possono chiedermi qualunque cosa.

FELICE: Siete troppo compita.

PEPPINO: Troppo gentile.

GIGIA: Ma niente, per carità. (Suona un campanello.) Accomodatevi ve ne prego.

FELICE: Grazie. (Seggono.)

SERVO: Comandate.

GIOIA: Preparate nella sala da pranzo marsala e biscotti.

SERVO: Sissignore.

GIGIA: Aspettate. Come gradite i biscotti, tosti o molli?

FELICE: Come volete voi, signora.

PEPPINO: A vostro piacere.

GIGIA: Allora mischiate tosti e molli.

SERVO: Va bene.

GIGIA: Dunque ripigliando il nostro discorso di poco prima, dovete sapere che mio marito, di felice memoria, in 8 anni di matrimonio mi ha portato tutte le sere al teatro, allora eravamo a Napoli, appunto perché sapeva che mi faceva un gran piacere. Un giorno, mentre ci prendevamo il cafè a tavola, mi disse: Senti Gigetta, se stasera non andiamo al teatro, io ti cento baci e ogni bacio sarà una piastra. Io, sapete che gli risposi? Se tu invece mi porti al teatro anche questa sera, io mi faccio dare cento baci e te ne ritorno il doppio! (Ridendo maliziosamente e con grazia.)

FELICE (ridendo): Ah! Ah! Magnifica trovata.

PEPPINO (ridendo): Spiritosa! Ah! Ah!

FELICE: (Puozze passà nu guajo!).

GIGIA: Che volete, io sono pazza per gli artisti e specialmente per gli artisti Napoletani.

FELICE: Fortuna per noi.

GIGIA: Vedete quanto che mio marito, pochi giorni prima di morire, si chiamò a mio fratello Carlo e gli disse: Carlo, ti raccomando Gigetta, io moro e la lascio molto giovane, se vuole andare al teatro portala, falla contenta.

FELICE: Poveruomo! È morto da molto tempo vostro marito?

GIOIA: Sono due anni.

FELICE: Ah, due anni? Avete ragione, allora, vi rimase molto giovine.

PEPPINO: (Nce nu bello curaggio!).

GIGIA: Ma per dirvi la verità io adesso preferisco il caffè chantà, e non solo io la penso così, ma tutti, tutti. Nel caffè chantà avete la varietà dello spettacolo, la libertà e la comodità. Si può discorrere, si può leggere, si può fumare.

PEPPINO: Oh, questo è certo.

FELICE: E voi pure ?

GIOIA: Io fumo, sì, ma in casa, qualche sigaretta, nel caffè non mi azzardo.

FELICE: (Chille la pigliarriene a bicchiere nfaccia!).

GIGIA: Insomma il cafè chantà è la mia passione, ed io sono stata che ho indotto mio fratello ad aprirne uno qui in Pozzuoli.

FELICE: Ah! Voi siete stata?

GIGIA: Sì, perché una sera andammo al Circo delle Varietà al Chiatamone e mi piacque tanto e tanto che voi non potete credere. Allora dissi: se questo stesso locale si facesse a Pozzuoli, io potrei andarci tutte le sere, senza avere nessuno incomodo, e così ho fatto.

FELICE: Bravissimo.

GIGIA: Voi non avete mai lavorato al Circo delle Varietà?

FELICE: No, mai.

FELICE: Forse al Salone Margherita?

FELICE: Sì, al Salone Margherita, sì.

GIOIA: E che facevate scusate?

FELICE: Delle scenette, dei duetti, delle canzonette.

GIOIA: Per esempio, non potete credere a me quanto mme piace Cutignì, Cutignà!

FELICE: Ah, quell’è graziosa!

PEPPINO (cantando): Fruttaiè ecc. ecc.

GIOIA (canta): Cutignì, cutignè, cutignà. (Lazzi di altre canzoni come in concerto.) Ah! Ah! (Ridendo.) Io vedete, per ora non tengo intenzione di riprendere marito, ma se lo farò subito, mi piglierò certamente un canzonettista. Oh! Non vi faccia meraviglia, io sono ricchissima, sapete, e se arrivo a trovare un giovane simpatico, che avesse una bella voce e che cantasse delle canzonette, lo sposo senza perdere tempo!

FELICE: E questo giovane sarà felicissimo di possedere una sì leggiadra donzella quale siete voi.

GIOIA: Oh, per carità, mi volete confondere.

FELICE: Ma no, è la pura verità!

PEPPINO: (Comme belle tutte e dduje!).

GIOIA: Stasera io sarò nel palco N. 3. Voglio sperare che mentre cantate, mi guarderete qualche volta.

FELICE: Qualche volta? Ma sempre, sempre!

GIOIA (stringendogli la mano): Grazie; andiamo dunque a bere il Marsala. (Si alzano.)

 


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