IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Ciccillo e detti poi Ambrogio, indi Elvira.
CICCILLO: Eccellenza, nce sta no signore che ve vò parlà.
AGAPITO: A chest’ora? E chi è? Fallo entrare.
CICCILLO: Subito. (Via poi torna.)
FELICE (spiegando il rollo di carta): Vedete se vi piace.
AMBROGIO (lato destro con pizza dolce avvolta in carta): Grazie tante...
FELICE: (D. Ambrogio!). (Spiega tutto il rollo rapidamente e si copre con lo stesso per non essere veduto.)
AGAPITO: (L’inquilino affianco a me). Favorite, vi prego.
AMBROGIO: Scusate se vengo a disturbarvi, vuje stiveve a tavola. (Osserva il rollo di carta.)
AGAPITO: Ma no, avevamo quasi finito. Ho fatto colezione con mio genero, che vi presento.
AGAPITO: Vi piace quella carta?
AMBROGIO: (Sì, ma l’aggio vista a n’auta parte, non mi ricordo addò... basta)... Bravo! Vedo che avete il mio gusto. Dunque io so’ venuto per domandarvi certe cose mi chiamo Ambrogio Pallone.
AGAPITO: Tanto piacere... Ciccì tira indietro sta tavola. (Ciccillo esegue poi via. Felice esce pel fondo non veduto dai due.) Accomodatevi e vi prego covritevi.
AMBROGIO Volete così. (Si ricopre e siede.)
AGAPITO: Date a me quest’involto, perché lo tenete in mano.
AMBROGIO: Grazie, è una pizza dolce che aveva ordinata allo speziale la mettiamo qua. (La mette su di una sedia.) Se mai volete assaggiarla.
AGAPITO: Grazie, troppo buono. Dunque?...
AMBROGIO: Ecco qua, prima di tutto ho saputo che avete comprato questo casino, e siccome io sto a fianco a voi, ho creduto mio dovere farvi una visita. (Osserva la coppola.)
AMBROGIO Che ne dicite de st’aria?
AGAPITO: Stupendo! E dove si può trovare migliore, dicono quello che vogliono, ma l’aria del Vomero non si trova a nessuna parte del Mondo! Più si mangia, e più si tiene appetito, io non capisco perché la gente se ne va a Castellammare, alla Torre, a Portici, e lascia questo sito incantevole!... (Si leva la coppola.)
AMBROGIO: (Chella me pare la coppola che m’ha regalata Luigi).
AGAPITO: Questa era una sola villa grandissima, e dicono che il proprietario non la trovava a vendere a causa del prezzo, allora lui la divise da questo muro e ne fece due.
AMBROGIO: Già, questo lo sò. (Guarda sempre la coppola.)
AGAPITO: Quella che avete comprata voi, è più bella però, ci sono più comodità...
AGAPITO: Scusate perché guardate tanto sta coppola, ve piace?
AMBROGIO: No, la guardo perché rassomiglia molto a na coppola che m’è stata regalata.
AMBROGIO: Tale e quale.
AGAPITO: Vedete che combinazione, allora non ce la possiamo invidiare. (Esce Elvira, e vedendo Ambrogio si ferma.) Basta, ditemi adesso in che cosa posso servirvi?
AMBROGIO: Voi mi favorite, per carità. Dovete sapere che io sono appaltatore di fabbriche, un amico mio strettissimo si vuole fabbricare un palazzo, ma vorrebbe trovare un architetto onesto, leale e coscienzioso, io sapendo che voi ne conoscete uno chiamato Luigi Belfiore, così sono venuto a prendere qualche informazione sul conto suo, ecco tutto.
AGAPITO: Vedete, caro signore, io, intimamente non lo conosco, pochi giorni fà mi fu presentato da mio genero, il quale mi disse che era un valente architetto, e francamente, mi fece una bella impressione, gentile, educato, simpatico, ma altro non saprei dirvi.
AMBROGIO: Ed io vi ringrazio tanto, questo mi basta. (Si alza e dice ridendo.) Non è vero che debbo fabbricare il palazzo, non è vero che l’amico mio andava trovando un architetto onesto, leale e coscienzioso, sono io, padre affezionato, che ho voluto prendere qualche informazione, perché questo Luigi Belfiore, sposerà l’unica mia figlia.
ELVIRA: (Che sento! Ah! infame!). (Cade svenuta sulla sedia dove sta la pizza.)
AGAPITO: Che cos’è, Elvì, ch’è stato?
AMBROGIO: Ncoppa a la pizza, stateve bene!
AGAPITO: Elvira, Elviruccia mia... (Chiamando.) Ciccillo?... (Ad Ambrogio.) Scusate, sapete...
AMBROGIO: No, niente... mi dispiace assai... e pure la pizza...