Eduardo Scarpetta
La casa vecchia

ATTO SECONDO

SCENA SESTA   Ciccillo e detti poi Ambrogio, indi Elvira.

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SCENA SESTA

 

Ciccillo e detti poi Ambrogio, indi Elvira.

 

CICCILLO: Eccellenza, nce sta no signore che ve parlà.

AGAPITO: A chestora? E chi è? Fallo entrare.

CICCILLO: Subito. (Via poi torna.)

FELICE (spiegando il rollo di carta): Vedete se vi piace.

AGAPITO: Graziosa.

CICCILLO: Favorite.

AMBROGIO (lato destro con pizza dolce avvolta in carta): Grazie tante...

FELICE: (D. Ambrogio!). (Spiega tutto il rollo rapidamente e si copre con lo stesso per non essere veduto.)

AGAPITO: (L’inquilino affianco a me). Favorite, vi prego.

AMBROGIO: Scusate se vengo a disturbarvi, vuje stiveve a tavola. (Osserva il rollo di carta.)

AGAPITO: Ma no, avevamo quasi finito. Ho fatto colezione con mio genero, che vi presento.

AMBROGIO: Tanto piacere.

AGAPITO: Vi piace quella carta?

AMBROGIO: (Sì, ma l’aggio vista a n’auta parte, non mi ricordo addò... basta)... Bravo! Vedo che avete il mio gusto. Dunque io so’ venuto per domandarvi certe cose mi chiamo Ambrogio Pallone.

AGAPITO: Tanto piacere... Ciccì tira indietro sta tavola. (Ciccillo esegue poi via. Felice esce pel fondo non veduto dai due.) Accomodatevi e vi prego covritevi.

AMBROGIO Volete così. (Si ricopre e siede.)

AGAPITO: Date a me quest’involto, perché lo tenete in mano.

AMBROGIO: Grazie, è una pizza dolce che aveva ordinata allo speziale la mettiamo qua. (La mette su di una sedia.) Se mai volete assaggiarla.

AGAPITO: Grazie, troppo buono. Dunque?...

AMBROGIO: Ecco qua, prima di tutto ho saputo che avete comprato questo casino, e siccome io sto a fianco a voi, ho creduto mio dovere farvi una visita. (Osserva la coppola.)

AGAPITO: Fortunatissimo.

AMBROGIO Che ne dicite de staria?

AGAPITO: Stupendo! E dove si può trovare migliore, dicono quello che vogliono, ma l’aria del Vomero non si trova a nessuna parte del Mondo! Più si mangia, e più si tiene appetito, io non capisco perché la gente se ne va a Castellammare, alla Torre, a Portici, e lascia questo sito incantevole!... (Si leva la coppola.)

AMBROGIO: (Chella me pare la coppola che m’ha regalata Luigi).

AGAPITO: Questa era una sola villa grandissima, e dicono che il proprietario non la trovava a vendere a causa del prezzo, allora lui la divise da questo muro e ne fece due.

AMBROGIO: Già, questo lo . (Guarda sempre la coppola.)

AGAPITO: Quella che avete comprata voi, è più bella però, ci sono più comodità...

AMBROGIO: Sicuro.

AGAPITO: Scusate perché guardate tanto sta coppola, ve piace?

AMBROGIO: No, la guardo perché rassomiglia molto a na coppola che m’è stata regalata.

AGAPITO: Veramente?

AMBROGIO: Tale e quale.

AGAPITO: Vedete che combinazione, allora non ce la possiamo invidiare. (Esce Elvira, e vedendo Ambrogio si ferma.) Basta, ditemi adesso in che cosa posso servirvi?

AMBROGIO: Voi mi favorite, per carità. Dovete sapere che io sono appaltatore di fabbriche, un amico mio strettissimo si vuole fabbricare un palazzo, ma vorrebbe trovare un architetto onesto, leale e coscienzioso, io sapendo che voi ne conoscete uno chiamato Luigi Belfiore, così sono venuto a prendere qualche informazione sul conto suo, ecco tutto.

AGAPITO: Vedete, caro signore, io, intimamente non lo conosco, pochi giorni mi fu presentato da mio genero, il quale mi disse che era un valente architetto, e francamente, mi fece una bella impressione, gentile, educato, simpatico, ma altro non saprei dirvi.

AMBROGIO: Ed io vi ringrazio tanto, questo mi basta. (Si alza e dice ridendo.) Non è vero che debbo fabbricare il palazzo, non è vero che l’amico mio andava trovando un architetto onesto, leale e coscienzioso, sono io, padre affezionato, che ho voluto prendere qualche informazione, perché questo Luigi Belfiore, sposerà l’unica mia figlia.

AGAPITO: Bravissimo!

ELVIRA: (Che sento! Ah! infame!). (Cade svenuta sulla sedia dove sta la pizza.)

AGAPITO: Che cos’è, Elvì, ch’è stato?

AMBROGIO: Ncoppa a la pizza, stateve bene!

AGAPITO: Elvira, Elviruccia mia... (Chiamando.) Ciccillo?... (Ad Ambrogio.) Scusate, sapete...

AMBROGIO: No, niente... mi dispiace assai... e pure la pizza...

 


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