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FELICE (viene dal fondo correndo lato sinistro, l’abito sbottonato, stravolto con pistola in mano).
I TRE: Ch’è succieso?
FELICE (gettando la pistola): muorto! (Elvira si copre il volto con le mani e cade sopra una sedia.)
FELICE: Quanno so’ ghiuto dinto a la massaria, l’aggio trovato che me steva aspettanno... e siccome eravamo amici, ci siamo abbracciati e ci siamo baciati, poi abbiamo detto: l’amicizia e una cosa e l’onore è un’altra, nce simme allontanati dieci passi, e avimmo fatto fuoco, isso è caduto... io me so’ miso da dereto a na pagliara e aggio visto che so’ currute doje guardie campestre, l’hanno mise ncoppa a na stola e se l’hanno portato. (Piangendo.) Povero amico mio! (Col fazzoletto agli occhi.)
AGAPITO: (Povero D. Luigi!). (Col fazzoletto agli occhi.)
AMBROGIO: (Povero D. Felice!). (Col fazzoletto agli occhi.)