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ENRICO: Finalmente sei venuto?
ALFREDO: Ma vuje ce pazziate? A fà na cosa de chesta ce vò lo tiempo!
ENRICO: Dunque che hai combinato?
ALFREDO: Pe truvà dieci persone de musiche aggio cammenato tutta Napule, finalmente l’aggio truvate, ma vonno assaje!
ENRICO: (Proprio scisso!). Chi sà che piacere ne avrà mia cugina?
ALFREDO: Neh! Nun sapite niente? Questa finestra affaccia ncoppa a la loggia che appartiene a uno dei musicanti. Loro sonano llà ncoppe e io canto quanto voglio io.
ENRICO: Bravo, bravissimo, ci verremo anche noi.
ARTURO: Ci dobbiamo divertire.
ENRICO: A proposito, se tu fossi stato qui, ti saresti divertito assai con quella bestia del maestro, noi appositamente l’abbiamo ubbriacato, ed egli prima rideva e poi si è offeso chiamandoci vastasi! Ah! Ah! Ah!
I DUE (ridono).
ENRICO: Basta, quando andiamo dentro lo champagne ci aspetta.
ARTURO: Vengo. ( Viano Enrico e Arturo.)
ALFREDO: Dovrà essere una bella sorpresa per la sposa quando sentirà quella serenata. A proposito, m’aggio scurdato na sigaretta ccà ncoppe, voglio vedé si la trovo. (Esegue.)