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FELICE: Chi è?
MICHELE: Ecco qua mio zio, Felice Chiappariello. Il Cavaliere Achille Panetti.
MICHELE: Capo Ufficio della compagnia dei Vagoni-letto, è venuto a parlarmi del fatto di 3 sere fa, il fatto del diretto Torino, Roma. Tutti credono che sono stato io quel Chiappariello che commise quella brutta mancanza... Vi prego, caro zio di mettere le cose a posto, di chiarire il fatto, si tratta di perdere l’impiego, capite... perciò, parlate, dite la verità, foste voi che abbracciaste e baciaste quella signora viaggiatrice?
FELICE: Ecco qua... io... Signor Capo Ufficio... questa cosa veramente mi... fa meraviglia... io sì, sono Chiappariello, lui pure è Chiappariello... ma... io credo...
MICHELE: È inutile, caro zio, che cercate di negare, perché il Controllo ha fatto il suo rapporto.
MICHELE: Quello del treno N. 54. Perciò, vi prego di confessare tutto, altrimenti mi fate un male positivo, e pensateci, sapete, pensateci bene!
ACHILLE: Insomma, signore, bisogna dire la verità per salvare questo povero giovine. Foste voi che abbracciaste quella donna?
FELICE: Sissignore. In un momento, direi quasi di abberrazione!
ACHILLE: Va bene, penserò io a spiegare l’equivoco e non se ne parlà più.
MICHELE: Io non capisco poi, come si può abbracciare e baciare una donna che non si conosce... sono cose che io non ho mai capito.
FELICE: (Ma che bello galiota ch’è chisto!).
ACHILLE: E spero che non capiterete mai, perché avete per moglie una graziosa donnina.
MICHELE: Che amo tanto, Cavaliere.
ACHILLE: Oh, me ne sono accorto, me ne sono accorto, sono capitato qui in un momento di grande tenerezza fra lui e la moglie.
FELICE: Ah!
ACHILLE: Sicuro. Sembravano due innammorati.
FELICE: E bravo. Bravo mio nipote.