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LUISELLA: (Che mbruglione! Pigliaje lo fonografo e facette credere a mammà ch’era l’angelo che parlava!). Chi è?
ANTONIO: Signora, io sono Antonio Capone, questa è mia moglie, sono venuto per parlare col Signor Chiappariello.
FELICE (uscendo): (Lo miedeco nun nce sta). Chi è?... Signori.
LUISELLA: Ecco qua, mio marito.
ANTONIO: Siete voi Chiappariello?
ANTONIO: Controllore dei Vagoni-letto?
LUISELLA: (Voglio j a dicere a mammà lo fatto de lo fonografo, puverella, chella stanotte nun ha chiuse uocchie). Permettete signori?
LUISELLA: (Vì che faccia tosta. Chi se poteva mai credere de passà chisto guajo!). (Via seconda a sinistra.)
FELICE: Accomodatevi, prego. (Chi sarrà chisto?). Mi dovete dire quacche cosa?
ANTONIO: Sicuro, una piccola cosa.
FELICE: Accomodatevi allora.
ANTONIO: Grazie, io sto sempre all’impiedi. Sappiate che io sono Antonio Capone ricordatevi bene: Antonio Capone, e questa Signora è Gilda mia moglie.
FELICE: Tanto piacere. Se non sbaglio, foste voi che parlaste ieri con mio suocero, alla Compagnia dei Vagoni-letto?
ANTONIO: Perfettamente. E foste voi che baciaste mia moglie 3 sere fa, nel diretto di TorinoRoma?
FELICE: (Mò accomminciammo cu chisto mò!).
ANTONIO: Foste voi? Lo volete negare forse?
FELICE: Ecco qua... Signor Capone... prima di tutto, vi prego di non gridare... io non ho baciato vostra moglie.
ANTONIO: Come!
FELICE: Sono stato io sì, ma in apparenza... mentre che in sostanza...
ANTONIO: Che sostanza e apparenza, l’avete baciata, l’avete confessato, ed è affare basato!
FELICE: (E frisca l’anema de chi t’è nato!).
ANTONIO: Ora sono venuto da voi per avere la soddisfazione che mi spetta. Non temere Gilda...
FELICE: (Chella non se sta muvenne!). Ma, vedete... ragioniamo un poco.
FELICE: E io sì!... Io vi dico una cosa che forse non sapete. È vero, vostra moglie ha avuto un bacio da me... ma l’ha avuto, perché alla signora le prode nu poco la capa... (Ridendo.)
FELICE: E s’intende benissimo! Perché quando la signora vostra moglie, non vuole essere molestata, bisogna stia al suo posto. (Mò le faccia appiccecà a tutte e duje).
ANTONIO: Come al suo posto, e perché?
FELICE: Perché mi fece certe mosse con gli occhi, la prima e la seconda volta... che faceva capire chiaramente... me putite vasà. (Gilda guarda Felice e poi fa il gesto accennato da Felice.) La vedite, comme sta facenno mò.
ANTONIO: Uh! Gilda mia. Gilduzza mia, e che c’entra, quello è un tic, un tic nervoso.
ANTONIO: Stà ferma, Gilduzza mia. Un galantuomo non deve abusare di un’infermita.
FELICE: Ma allora vuje avita cammenà cu nu cartiello mane: Mia moglie tiene il tic... Io che ne sapeva.
ANTONIO: Basta signore, lo scandalo si fece, ed io ho bisogno di una riparazione, capite, una riparazione! (Gridando.) Non temere Gilda.
FELICE: Sangue de Bacco! D. Ciccio!