Eduardo Scarpetta
Duje Chiaparielle

ATTO SECONDO

SCENA OTTAVA   Luisella, poi Felice e detti.

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SCENA OTTAVA

 

Luisella, poi Felice e detti.

 

LUISELLA: (Che mbruglione! Pigliaje lo fonografo e facette credere a mammà ch’era l’angelo che parlava!). Chi è?

ANTONIO: Signora, io sono Antonio Capone, questa è mia moglie, sono venuto per parlare col Signor Chiappariello.

LUISELLA: Mio marito?

ANTONIO: Perfettamente.

FELICE (uscendo): (Lo miedeco nun nce sta). Chi è?... Signori.

LUISELLA: Ecco qua, mio marito.

ANTONIO: Siete voi Chiappariello?

FELICE: Per servirvi.

ANTONIO: Controllore dei Vagoni-letto?

FELICE: Ai vostri comandi.

LUISELLA: (Voglio j a dicere a mammà lo fatto de lo fonografo, puverella, chella stanotte nun ha chiuse uocchie). Permettete signori?

ANTONIO: Fate pure.

LUISELLA: ( che faccia tosta. Chi se poteva mai credere de passà chisto guajo!). (Via seconda a sinistra.)

FELICE: Accomodatevi, prego. (Chi sarrà chisto?). Mi dovete dire quacche cosa?

ANTONIO: Sicuro, una piccola cosa.

FELICE: Accomodatevi allora.

ANTONIO: Grazie, io sto sempre all’impiedi. Sappiate che io sono Antonio Capone ricordatevi bene: Antonio Capone, e questa Signora è Gilda mia moglie.

FELICE: Tanto piacere. Se non sbaglio, foste voi che parlaste ieri con mio suocero, alla Compagnia dei Vagoni-letto?

ANTONIO: Perfettamente. E foste voi che baciaste mia moglie 3 sere fa, nel diretto di TorinoRoma?

FELICE: ( accomminciammo cu chisto !).

ANTONIO: Foste voi? Lo volete negare forse?

FELICE: Ecco qua... Signor Capone... prima di tutto, vi prego di non gridare... io non ho baciato vostra moglie.

ANTONIO: Come!

FELICE: Sono stato io sì, ma in apparenza... mentre che in sostanza...

ANTONIO: Che sostanza e apparenza, l’avete baciata, l’avete confessato, ed è affare basato!

FELICE: (E frisca l’anema de chi t’è nato!).

ANTONIO: Ora sono venuto da voi per avere la soddisfazione che mi spetta. Non temere Gilda...

FELICE: (Chella non se sta muvenne!). Ma, vedete... ragioniamo un poco.

ANTONIO: Io non ragiono mai!

FELICE: E io sì!... Io vi dico una cosa che forse non sapete. È vero, vostra moglie ha avuto un bacio da me... ma l’ha avuto, perché alla signora le prode nu poco la capa... (Ridendo.)

ANTONIO: Come s’intende?

FELICE: E s’intende benissimo! Perché quando la signora vostra moglie, non vuole essere molestata, bisogna stia al suo posto. ( le faccia appiccecà a tutte e duje).

ANTONIO: Come al suo posto, e perché?

FELICE: Perché mi fece certe mosse con gli occhi, la prima e la seconda volta... che faceva capire chiaramente... me putite vasà. (Gilda guarda Felice e poi fa il gesto accennato da Felice.) La vedite, comme sta facenno .

ANTONIO: Uh! Gilda mia. Gilduzza mia, e che c’entra, quello è un tic, un tic nervoso.

FELICE: Un tic?

ANTONIO: Stà ferma, Gilduzza mia. Un galantuomo non deve abusare di un’infermita.

FELICE: Ma allora vuje avita cammenà cu nu cartiello mane: Mia moglie tiene il tic... Io che ne sapeva.

ANTONIO: Basta signore, lo scandalo si fece, ed io ho bisogno di una riparazione, capite, una riparazione! (Gridando.) Non temere Gilda.

FELICE: Sangue de Bacco! D. Ciccio!

 


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