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Antonio, Achille, Felice, Peppino e detti.
ANTONIO: Che cos’è? (Achille, Felice e Peppino lo seguono.)
GILDA: Questo signore, m’ha dato un bacio!
ANTONIO: Ancora un altro?... Ah! Ma questo è troppo!... Aspettatemi abbasso in carrozza, vengo subito. (Gilda s’alza e via pel fondo.) Signori, l’offesa è grande, è terribile, io ne voglio soddisfazione! (Gridando.)
CICCIO: Zitto per carità, si sente muglierema, io so rovinato!
FELICE: E muglierema addò la mettite!
ACHILLE: Se s’appura sta cosa, io che figura faccio!
PEPPINO: Chella la signora me licenzia!
ANTONIO: Volete riparare senza far chiasso?
ANTONIO: Allora sappiate che quella figliola non è mia moglie, è una che le dongo 50 lire lo mese e me la porto viaggiamo cu me. Quel tic è finto, appena have nu bacio, io corro, faccio nu chiasso, e quanno s’è fatta na bella folla de gente, io fo la pubblicità al mio vino di Barletta.
TUTTI: Possibile?!
FELICE: (Puozze passà nu guajo!).
ANTONIO: Vino pure, sincero, 22 lire al barile franco a domicilio, datemi le vostre commissioni, se non ve pigliate lo vino, allucco! (Caccia un taccuino.) Chiappariello?
FELICE: Un barile. (Antonio scrive.) Torre del Greco. (Guarda Michele e Achille.)
FELICE: Un barile. Francesco Stoppa, medesimo indirizzo. (Antonio scrive.)
ANTONIO: E vuje. (Ad Achille.)
ACHILLE: Tre barili. Achille Panetti, stazione centrale.
ANTONIO: Io non vengo a la minuta.
PEPPINO: Allora, nu quartarulo. Giuseppe Zella, strada nova 83.
ANTONIO: E fatto. Vi ringrazio, e raccomandatemi agli amici. (Via pel fondo, tutti seggono appaurati.)