Eduardo Scarpetta
Felice maestro di calligrafia

ATTO PRIMO

SCENA QUARTA   Marchesino Alberto e detti poi la Marchesa Zoccola.

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SCENA QUARTA

 

Marchesino Alberto e detti poi la Marchesa Zoccola.

 

ALBERTO (che ha inteso le ultime parole): Grazie, grazie, mia bella baronessina, è tutta vostra bontà, sono belli gli occhi vostri.

CECCIA: (Vi comme s’è truvato ntiempo!).

ALBERTO: Barone, i miei rispetti. (Gli la mano.) Baronessa, vi umilio la mia servitù.

CECCIA: Oh! La grazia vostra, Marchesì.

ANDREA: (E trasuto dinto a la cantina). E la marchesa vostra madre?

ALBERTO: Ascende le scale... (Pulcinella a soggetto) arriva la Zoccola.

ANDREA: Oh! vado io a riceverla (p.p.) Signora marchesa, favorite.

MARCHESA: Eccomi qua. Alberto, che hai fatto, mi hai lasciato in mezzo alle scale?

ALBERTO: Che volete, l’ansietà di vedere la Baronessina Virginia.

ANDREA: Accomodatevi. (Piglia le seggie.) Stamattina avete mancato, dovevate venire a pranzo qua.

MARCHESA: Eh, Barone mio, dovete scusarmi, perché è nata una seria circostanza, per la quale non mi son potuta muovere dalla casa.

VIRGINIA (Quante sobrutte tutte e duje!).

ANDREA: E qual è stata questa circostanza?

MARCHESA: Ci ha colpa tutto mio figlio. Dovete sapere che ieri sera passò quello che vende le lumache maruzze, già ogni sera passa, ma ieri sera che come fu a mio figlio gli venne il golio di mangiarsene due. “E mammà, compriamo le maruzze, e mammà compriamo le maruzze” e mi mise tanto con le spalle al muro, che io dissi al servitore di comprarle, infatti quello ne portò un piatto di questa maniera. Sul principio, non mi piacevano, ma poi ne ho mangiato tante e tante che stamattina mi sono alzata così male di stomaco che non ho potuto muovermi dalla casa, né ho potuto mangiare.

CECCIA: (La Marchesa va pure a maruzze!).

ANDREA: Ah! Dunque per causa delle maruzze non siete venuta?

ALBERTO: Ma scusate, la Baronessina non come la vedo, che cos’è state di malumore?

VIRGINIA: No, niente mi fa male la testa!

ALBERTO: Peccato, giusto oggi ch’è la vostra nascita.

MARCHESA: Oh a proposito, io vi auguro un milione di felicitazioni.

VIRGINIA: Grazie, grazie.

MARCHESA: L’anno che viene vi troverete vicino a me sposando mio figlio.

VIRGINIA: Se sape. (E non me jetto primma abbascio!)

ANDREA: Già s’intende, tutto è combinato, per il mese entrante daranno parola.

: Dobbiamo fare una festa veramente magnifica.

ALBERTO: Voi mi credete? Io non spiegare cos’è, mentre mammà dice queste parole io mi sento palpitare il cuore d’un modo terribile; figuriamoci quando sarà quella sera, io morirò proprio dal piacere.

VIRGINIA: E quanno?...

ALBERTO: Che cosa?

VIRGINIA: Dico, e quanno spusammo?

ALBERTO: Subito, io aspetto questo giorno come la belva aspetta il condannato.

VIRGINIA: Ed io aspetto questo giorno come il condannato aspetta la belva.

ALBERTO: Oh!

MARCHESA: (Che bel paragone!).

ANDREA: Ah! ah! Mia figlia ha scherzato.

CECCIA: Sì, sì, chella pazzea sempe.

 


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