Eduardo Scarpetta
Gelusia

ATTO SECONDO

SCENA TERZA   Annetta e dette, poi Eduardo.

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SCENA TERZA

 

Annetta e dette, poi Eduardo.

 

ANNETTA: Mia cara amica, se...

GIULIETTA: Amica? Amica! Ed haje lo coraggio de chiamarme tale? Haje lo coraggio de venirme a parlà? Briccona! Ma te pienze che l’affare camminarrà sempe accossì? No! Io strillarraggio, io farraggio no chiasso, e quanno se saparrà lo fatto, tu sarraie chiammata na civetta.

ANNETTA: Giulietta, come parli?

GIULIETTA: Parlo comme parlarria chiunque autra a lo caso mio... Già io non me l’aggio da piglià co tte, pecché... Io non saccio io stessa che aggio da dicere. (Via.)

ROSINA: Figlia mia, chella have ragione, pecché chella poverella mentre... venite tutte nzieme, e... vestiteve de li panne suoje... chesto che cos’è! Che saccio... vuje manco nce parite. (Via.)

ANNETTA: E che diavolo è avvenuto non si può sapere? Ma che cosa ha voluto intendere Giulietta con quelle parole? L’avesse fatto per divertirsi con me, per ridere alle mie spalle? Oh! E impossibile, Giulietta parlava seriamente.

EDUARDO (uscendo) Signorina... (chesta sta ccà! Si lo sapeva non ce sarrìa trasuto.)

ANNETTA: Signore... (Lui! Quanto sarebbe stato meglio se non mi avesse trovata qui.)

EDUARDO: (Chesta have ragione, poverella, ma lo core è de Giulietta).

ANNETTA: (Poveretto, mi compassione, ma io non potrò mai amarlo).

EDUARDO: (Eh, ma io aggio da colore alla furberia, si no chesta è capace de tutto a Asdrubale).

ANNETTA: (Bisogna lusingarlo un poco, altrimenti può dire tutto a papà). E così non parlate? Siete rimasto fermo e muto come un sasso.

EDUARDO: Ah! Sì... vedete... io...

ANNETTA: (Poveretto, quanto lo compiango!). Voi siete sempre gentile, sempre compito!

EDUARDO: (Poverella, me proprio pietà!). Per carità, volete confondermi.

ANNETTA: Vogliamo sedere?

EDUARDO: Sedere?... (Si esce Giulietta!...) Come volete. (Seggono.)

ANNETTA: Questo matrimonio, dunque?

EDUARDO: Quale matrimonio? Il nostro?

ANNETTA: Sicuro, domando quando si farà?

EDUARDO: (Pe me manco si me sparano). Eh, quando vuole mio zio Asdrubale!

ANNETTA: (Stai fresco!). Bravo. Ma vedete la combinazione, questo sarà un matrimonio fatto proprio su due piedi, senza conoscerci... Fortunatamente appena vi ho veduto ho inteso un certo affetto per voi, e posso dire che ambisco... bramo queste nozze... (Bisogna fingere, non ci è che fare.)

EDUARDO: (E staje fresca!). E io pure, vedite, senza , appena vi ho veduta mi sono innamorato di voi... (Capisco che faccio male, ma è la necessità.)

ANNETTA: Oh! L’amore, è una gran bella cosa! La più grande felicità sulla terra, è quella di amare ed essere riamato.

EDUARDO: Ah! Bravo. (Marcato.) Ed essere riamato!

ANNETTA (marcato): Ed essere riamata! Alle volte però si trova, per esempio, un giovine che ama perdutamente, ma che non è riamato.

EDUARDO: Parimenti alle volte si trova una giovinetta che ama pazzamente, ma che non è riamata affatto.

ANNETTA: E sapete com’è brutto?

EDUARDO: Oh, bruttissimo!

ANNETTA: Ma io poi vorrei dire a quest’uomo che ama e che non è riamato: Senti amico mio, se colei non ti ama, non è perché sei brutto, no; ma non t’ama, perché forse amerà un altro: perciò mettiti il cuore in pace, scemare cotesto amore che hai per lei, giacché ella non potrà mai amarti, no, no, no!

EDUARDO: Ma sicuro: questo è quello che vorrei dire io pure a quella tale giovinetta, che ama e non è riamata: Ragazza mia, chillo non volerte mai bene, non perché sì brutta, ma pecché tene dinto a lo core una femmena, una sola femmena che per esso è tutta la vita soia, e sulo la morte nce la scordà!

ANNETTA: Ma perché vuoi farti lusingare?

EDUARDO: Ma pecché te vuò ngannà?

ANNETTA: Voi non siete brutto, e troverete, siatene certo, una giovine che corrisponderà al vostro amore.

EDUARDO: State pure sicura che troverete un giovine che vi amerà come voi lo amate, perché siete bella, graziosa, e soprattutto ricca!

ANNETTA: Ricca! E come sapete voi che quella donna alla quale rivolgereste queste parole, possa essere ricca?

EDUARDO: (Uh! M’è scappata!). Immagino, immagino solamente.

ANNETTA: La ricchezza! Ma che cosa vuol dire questa parola? Io sono ricca, sì, ma figuriamoci che io non vi amassi, che cosa fareste voi della mia ricchezza?

EDUARDO: Ah! è un fatto!

 


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