Eduardo Scarpetta
Mettiteve a fa l'ammore cu me!

ATTO SECONDO

SCENA OTTAVA   Emilia dal fondo, e detto.

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SCENA OTTAVA

 

Emilia dal fondo, e detto.

 

EMILIA: Ah! D. Felì che fate qua?

FELICE: Voi siete venuta prima di lui?

EMILIA: Di chi?

FELICE: No, niente, voi che avete detto?

EMILIA: Che fate qua?

FELICE: Aspetto lui D. Gennaro per parlarci... Dite su che argomento?

EMILIA: Perché?

FELICE: E dite su che argomento?

EMILIA: Va bene su che argomento?

FELICE: Per parlarci così astratto... senza toccare il tasto...

EMILIA: Che tasto?

FELICE: Come il tasto.

EMILIA: Che s’è rotto qualche tasto del pianoforte.

FELICE: (Chillo che tasto m’ha ditto?). Basta D. Emì a vuje stu tasto ve preme?

EMILIA: No!

FELICE: E Levammelo da miezo!...

EMILIA: Basta D. Felì! Ve prego che vene zi zio non ve mbrugliate. Vuje non sapite niente.

FELICE: Questo lo ! Basta che debbo dire? Ma io vorrei sapere pecché stammo facenno chesto?

EMILIA: Ma comme vuje ancora avite da capì... Alberto fa l’ammore con mme.

FELICE: A sì, me l’ha detto.

EMILIA: Chi ve l’ha ditto?

FELICE: No, voglio dire che me ne sono accorto! (Mannaggia l’arma de la capa.)

EMILIA: Ah! Malizioso, ve ne site addonato? Dunque se mette scuorno de ire a cercà la mano mia a zi zio, e vularria ca ce jesse io, ma a me non me conviene, e perciò nuje facendo vedere che facciamo l’amore, lloro duje se sentene currivo e ce vanno a tutto a zi Gennaro, capite pecché Giulietta pur’essa nun se spusà ad Alberto, ma se vularria sposà a vuje, accossì zi zio sentenno chesto, fa a tutti felici. Avete capito?

FELICE: Adesso ho capito!

EMILIA: Dunque che vene zi zio, voi direte D. Gennaro voglio vostra nipote Emilia per moglie.

FELICE: E si po D. Gennaro acconsente?

EMILIA: Gnernò che non acconsente.

FELICE: D. Gennaro voglio vostra nipote Emilia per moglie.

EMILIA: Bravo, se poi Alberto ve facesse qualche cera voi dite, Albè l’ommo , non la criatura.

FELICE: Albè la criatura.

EMILIA: Che dite?

FELICE: Fa la femmena.

EMILIA: Nossignore! L’ommo nnanze e la creatura da dereto.

FELICE: Ah! Albè l’ommo , non la criatura.

EMILIA: Se poi Giulietta ve facesse quacche cera, è spuntuta, ve la fa na cera, voi dite “Siete pazza io non vi conosco!”... Jammo provammo.

FELICE: La lloco, chesta pruvà sempe.

EMILIA: Jammo, quanno vene zi zio voi che dite?

FELICE: D. Gennaro voglio vostra nipote Emilia per moglie.

EMILIA: Bravo, ve rende facile così? Se poi vi trovate meglio a dire D. Gennaro voglio la mano di vostra nipote D. Emilia, voi lo dite.

FELICE: Sì è meglio così. D. Gennaro voglio la mano di vostra nipote Emilia per moglie! No.

EMILIA: No, no. Basta se volete dire come prima, e voi dite così. Se poi vi trovate meglio a metterci la mano e voi ce la mettete, che volite : ce la volite mettere la mano?...

FELICE (pausa): Io per me ce la metterei la mano... Ma del resto è meglio come prima. “D. Gennaro voglio vostra nipote Emilia senza la mano”.

EMILIA: Vi comme m’è venuto ncapo de dicere l’affare de la mano a chisto.

FELICE Ah, se D. Gennaro voglio vostra nipote Emilia per moglie!

EMILIA: Appresso.

FELICE: Albè l’ommo nun lu pazzo.

EMILIA: Nossignore.

FELICE: Albè l’ommo nun la criatura.

EMILIA: Bene.

FELICE: Siete pazza io non vi conosco.

EMILIA: Benissimo.

FELICE: Eh, io non soscemo!

EMILIA: Me ne soaccorta!... (Restano in azione.)

 


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