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SCENA PRIMA
Salvatore poi Teresina indi Felice.
SALVATORE (dal fondo con lettera): Va bene, aggio capito, sta lettera l’aggia dà all’avvocato D. Pasquale Corella. Nun ce penzate, sissignore, non dubitate, sarete servito. (Le dice rivolto al fondo a destra poi viene avanti.) Vì che gente seccante stanno ncoppa a la terra. (Via prima a sinistra.)
TERESINA (dal fondo, appaurata, in abito da passeggio): Mamma mia, che paura! (Ascolta alla porta.) Non sento cchiù nisciunno. (Va a guardare alla finestra.) Meno male ha pensato buono e se ne ì. Ma che uomo, che originale! E dire che so’ otto giorni che me vene appriesso cu na faccia tosta unica. Ma io faccio finta di non vederlo. Stammatina so’ ghiuto a’ villa e l’aggio truvato fermato vicino a villa co lo cappiello mmano. (Ridendo.) Me pareva nu puveriello.
FELICE (dal fondo): Eccola qua!
TERESINA (voltandosi): (Uhi chillo è venuto pure ccà!). Signore, ma il vostro modo di agire non è affatto da gentiluomo, ma da villano.
FELICE: Da villano, anzi da zampugnaro, ma non me mporta niente perché vi amo, o mia Giulietta. (Azione negativa di Teresina.) Carolina, Concettina, Mariannina (Chesta comme se chiamma?).
TERESINA (sorridendo): Ma la volete finire, sì o no?
FELICE: Amatemi, signora, amatemi.
TERESINA: Io? Amarvi? Signore, leviamo gli scherzi e parliamo seriamente.
FELICE: Bravo, a me piace il serio.
TERESINA: Voi, Signore, nel seguirmi da per tutto, avrete supposto che io fossi stata libera, oppure una di quelle donne che subito accordano confidenza al primo che le viene fra i piedi. No, signore, vi siete ingannato! Io sono una donna onesta. Una donna maritata!
TERESINA: Sì, sì, maritata, perché tanta meraviglia?
FELICE: Allora farò la conoscenza di vostro marito.
TERESINA: Come? Ma questo è troppo, signore. Volete per forza compromettermi.
FELICE: No, io voglio essere amato da voi, ecco tutto.
TERESINA: (Ah! Sì tuosto, mò t’acconcio io. Mò lo faccio caccià da maritemo).