Eduardo Scarpetta
Madama Sangenella

ATTO PRIMO

SCENA SECONDA   Pasquale, Salvatore e detti.

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SCENA SECONDA

 

Pasquale, Salvatore e detti.

 

PASQUALE (dalla prima a sinistra a Salvatore): Va, Salvatò, fa purtà subeto sta lettera al suo indirizzo. (Salvatore via.) Guè Teresì staje ccà? Muglierella mia.

TERESINA: Sì, sto qua e quel signore...

PASQUALE (vedendo Felice): Ah: chi vedo? Felice Sciosciammocca?

FELICE: (Scuse! Don Pasquale Corella è lo marito!).

PASQUALE: Comme staje?

FELICE: Benissimo! A voi non ci vogliono domande.

PASQUALE: Sì, sto bene.

TERESINA: (Vuje vedite lo diavolo! Chiste se conosceno).

FELICE: Chesta è stata na bella sorpresa che m’avite fatta.

PASQUALE: Io t’aggio fatta la sorpresa? Se stai in casa mia t’avive aspettà de truvarme.

FELICE: Già... no... volevo dire... Ohi che bella sorpresa che v’aggio fatto.

PASQUALE: Chesto sì.

TERESINA: (Che bella faccia tosta!). Come, tu conosci questo signore?

PASQUALE: Altro che lo conosco. Il padre era amico mio stretto; ci amavamo come due fratelli. A proposito, Felì, tu non conosci mia moglie?

FELICE: Non me l’avete ancora presentata.

PASQUALE: Haje ragione. Teresina Corella, mia moglie.

FELICE: (Si chiama Teresina).

PASQUALE: Il signor Felice Sciosciammocca.

FELICE: Piacere di fare la vostra conoscenza. (Piano.) (Ve chiammate Teresina!).

TERESINA (piano): (Tenite la faccia de le corne vecchie!). Il piacere è tutto mio.

PASQUALE: Assettate Felì.

TERESINA: E come va che non mi hai parlato di questo tuo amico?

PASQUALE: Che vuò da me, non lo vedevo da cinque anni.

FELICE: Sicuro, pecché tutto stu tiempo sostato a Roma.

PASQUALE: E tua moglie come sta?

FELICE (confuso): (Vide stanimale che va dicenno).

TERESINA: Come, come, siete ammogliato? (ohi questo è troppo!).

PASQUALE: Felì, ca nce simme viste, e che hai fatta la conoscenza di mia moglie, voglio sperà che nce venarraje a truvà spisso?

FELICE: Spesso? Io sto sempe  ccà.

PASQUALE: Bravo! E nce puorte pure a mugliereta, la vulimmo conoscere.

FELICE: E perché?

PASQUALE: Oh! Bella! Pe nu poco de conversazione nzieme.

FELICE: Ah! Già! Ma non è possibile.

PASQUALE: E pecché?

FELICE: Pecché sta malata.

TERESINA: Uh! Puverella! E che tene? (Ironica.)

FELICE: Un dolore nella gamba sinistra che l’ha gonfiata tutta la faccia destra.

PASQUALE: E che c’entra la gamba Co la faccia?

TERESINA: Forse saranno dolori artitrici.

FELICE: Dolori a tridece.

PASQUALE: No, a quattuordece! Artritrici.

FELICE: Sicuro, artritrici; perciò il medico l’ha ordinato i bagni minerali ai Bagnoli.

PASQUALE: Sicché si trova ai Bagnoli?

FELICE: Cu duje cammariere ca la porteno passianno dinto a na carruzzella a mano.

TERESINA: Povera figliola.

FELICE: Appena sarà guarita ve la presenterò, povera disgraziata.

PASQUALE: Perché disgraziata?

FELICE: Pecché è nu cippo de guaje... tra le altre cose è zellosa pure, porta la parrucca, lasciateme stà, che ne vulite sapé. (Lazzi la notte palla da bigliardo nel letto.)

TERESINA: (Scummettarria ca so’ tutte buscie).

 


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