Eduardo Scarpetta
Lu marito de nannina

ATTO PRIMO

SCENA SESTA   Bernard, Federico, Nannina, Elena e detti poi Biase.

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SCENA SESTA

 

Bernard, Federico, Nannina, Elena e detti poi Biase.

 

BERNARD: Eccoci qua.

ELENA: Tutti pronti.

NANNINA: Buongiorno papà. (Che veco D. Celestino).

FEDERICO: Scusate, ma voi non avete pensato ai testimoni, uno sono io, e l’altro?

BERNARD: Oh, è cosa di niente, un testimone si trova sempre. Vorrei sapere solamente se la carrozza è pronta. (Suona il campanello.)

BIASE: Comandate.

BERNARD: La carrozza è venuta?

BIASE: Sissignore Eccellenza, sta abbascio da mezora. (Via.)

FEDERICO: E dopo che non fosse venuta, il Municipio sta poco distante.

ELENA: Jammo Nannì, venite D. Nicò.

BERNARD: Andiamo venite.

NICOLA: Abbiateve che io vengo, 5 minuti.

BERNARD: Vi aspettiamo in carozza?

NICOLA: No, no, andate al Municipio, io vengo a piedi appresso a voi.

FEDERICO: Ma perché dovete venire a piedi, vi aspettiamo.

NICOLA: Nonsignore, mi piglio na carrozzella, jatevenne.

BERNARD: Fate presto. (1 4 viano pel fondo. Pausa.)

NICOLA: D. Celestì, voi qua vedete un povero uomo, un povero padre, che non ha come scusarsi verso di voi. Io ho torto, ho mancato, non doveva fare quello che ho fatto, ma è stata una combinazione, la situazione.... la tentazione, che ha messo mano in quest’affare, e ha fatto sì, che ha dovuto succedere tutto quello che è successo.

FELICE: Ma che è successo?

NICOLA: Io ve lo dico, ma mi dovete giurare che non vi pigliate collera?

FELICE: Sissignore.

NICOLA: Parola d’onore?

FELICE: Parola d’onore!

NICOLA: Ebbene sappiate che mia figlia Nannina, adesso è andata al Municipio a sposare quel giovine.

FELICE: Voi che dite!

NICOLA: La verità. Un mese fa questo giovane, venne a chiedermi la sua mano, io credendo che la vostra malattia fosse durata assai, acconsentii, e fu tutto stabilito.

FELICE: Ma scusate, queste sono cose da venì n’accidente a uno! Come, io cado ammalato, vi scrivo e non mi rispondete, vengo qua col pensiere di vedere a Nannina, di sposare subito, e invece trovo che un altro se la sposa.

NICOLA: M’avite data la parola d’onore, che non ve pigliaveve collera.

FELICE: No, e che collera, quando ho detto parola d’onore, basta. Solamente m’ha fatto impressione de sentirlo llà una botta, perché certamente me potevate mandare una lettera, e dirmi sai, non pensare più a Nannina, perché Nannina se la sposa un altro. Allora io m’accuitava de pensiero, non venivo qua con quell’idea. Ma ve pare na cosa de niente vedere Nannina dopo due mesi, Nannina che io ho voluto tanto bene, che, avanti agli occhi miei va a sposare un altro... Ma abbiate pazienza sono cose che fanno dolore.

NICOLA: Ma ve pigliate collera?

FELICE: Ma che collera... sto parlando... sarebbe bello me metto a abballà. Ma scusate Nannina poi ha accettato con piacere quest’altro?

NICOLA: Eh, sapete, ordinato da me...

FELICE: Già ordinato da voi, ha creduto di obbedire... bravissimo... che bel cuore, che belli sentimenti. E io mi lagno di mia sorella Teresina che fa l’amore con 4 o 5 persone... ma dopo questi fatti, mia sorella è un angelo.

NICOLA: D. Celestì, vi prego di non offendere.

FELICE: No, che offendere, me ne guarderei bene... voglio dire mio caro papà... caro D. Nicola, che queste non sono azione che si fanno, senza rispondere a lettere, senza informarsi se questa persona si è ristabilita o no, dopo appena un mese si combina un altro giovine, e si fa sposare alla figlia, ma mio caro D. Nicola, queste sono lazzarate. E che ve crediveve de trattà co quacche facchino.

NICOLA: Ma scusate, chesta è collera che ve state piglianno?

FELICE: è collera si, ma non per nessuna ragione, per l’insulto che ho ricevuto, io non mi meritava questo affronto. E poi vi posso dire che un giovine come me, non lo troverete. Stammatina per tutti i magazzini soghiuto giranno per trovare quell’abito di seta e quel cappello, e ho girato tutto Napoli per trovare quella coppola vostra.

NICOLA (prende la coppola): Ma io sono pronto a restituirla.

FELICE Vi ringrazio, la coppola ve l’ho data e non la riprendo più, appunto per farvi vedere, quanto sono galantuomo, e che non mi sono pigliato collera affatto. è rabbia capite, non è collera, c’è una differenza dalla rabbia alla collera. Mi vorrei vendicare, ecco tutto.

NICOLA: Ma che vendicare voi siete tanto buono, siete giovane e certamente non vi può mancare una bella figliuola.

FELICE: Oh, questo è certo, che vengono dal Municipio, essendo io adesso un amico di famiglia, mi farò un pregio di regalare quell’abito e quel cappello alla sposa, sempre col permesso dello sposo.

NICOLA: Oh, vi pare, l’accetteranno con piacere.

FELICE: Ma lo sposo chi è?

NICOLA: No, è un bravo giovine, istruito, un certo Bernard.

FELICE: Bernard!

NICOLA: Bernard?

FELICE: (Sangue de Bacco, fosse chillo che accedette la mogliera). E me pare che questo Bernard è vedovo?

NICOLA: Sissignore, me l’ha detto, dice che la moglie morì di subito.

FELICE: Così vi ha detto lui? Morì subito, ma non di subito.

NICOLA: Come s’intende?

FELICE: Niente... poi vi farò sapere... Bernard?... ah, è un galantuomo... avete trovato un bel partito per vostra figlia. (A la casa aggio da tenere lo giornale che portava l’articolo de chillo fatto... io me l’astipaje pecché me leggeva lo rumanzo... silo trovasse...) ci vediamo, vado fino a casa e torno... voi andate al Municipio, andate a mettere la vostra firma, e dopo messa la firma ci vedremo qua, se permettete?

NICOLA: Ma voi siete il padrone. (Felice via pel fondo.) Povero giovane, lo dispiacere l’ha toccata la capa. Ha ditto che la mugliera de chillo morette subito, e non de subito... e che significa? Basta, lassamene j, chille me stanno aspettanno. (Chiama:) Biase.

 


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