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Federico, e detti poi D. Ciccillo.
FEDERICO: Signor Nicola buongiorno.
FELICE: (Mò l’ha portata chella cosa).
FEDERICO: E così, come state, state bene?
NICOLA: Non nc’è male! Signore, voi giungete a proposito. Sappiate che il vostro agire, non è da uomo onesto, ma invece e da svergognato, da traditore.
NICOLA: Si, da traditore. E così che voi stimate l’amicizia. Mia figlia, mi ha tutto svelato. (A Felice:) (Dicimmo accossì). Dunque, vale a dire, che la vostra amicizia è falsa, fingete di essere amico del marito, per potere poi, comodamente, corteggiare la moglie!...
FEDERICO: (Comme l’è venuto ncapo a chella che lo dicere a chisto).
NICOLA: A voi questa vi pare una bella cosa? Io invece lo chiamo tradimento!
FEDERICO: Ma caro D. Nicola, allora sarebbe finito il Mondo, se sà, ognuno tenta, l’uomo è cacciatore.
NICOLA: Ah, li venite a caccià dinta a la casa mia.
FEDERICO Vostra figlia poi ne poteva fà a meno di dirvi tutto, già a me non me mporta niente, pecché doppo che l’appura lo marito, io me lo dico: Sà, chella fuje essa che me ncuietaje la primma vota.
FELICE: (Ma che spudoratezza!).
NICOLA: Basta signore, non voglio sentire più niente, vi ho troppo conosciuto. Mi volete dire che cosa le siete andato a prendere a casa per portarle?
FEDERICO: Sissignore, le sono andato a prendere. (Compare Ciccillo, lo marito) le so’ andato a prendere certe cose che a voi non vi riguardano.
NICOLA: Ah, non mi riguardano. Benissimo, vi farò vedere se non mi riguardano?... Per ora signore vi prego di uscire da questa casa, e di non metterci mai più il piede.
FEDERICO: Ma perché?
NICOLA: Perché così voglio io, e basta!