Eduardo Scarpetta
Lu marito de nannina

ATTO SECONDO

SCENA DECIMA   Bernard, e detti, poi Nicola e Felice.

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SCENA DECIMA

 

Bernard, e detti, poi Nicola e Felice.

 

BERNARD: Che cos’è, che è successo?

FEDERICO: Io non , è tuo suocero che mi scaccia da questa casa, come se io fosse un ladro.

NICOLA: Altro che ladro, uscite signore!

BERNARD: Ma perché deve uscire?

NICOLA: Perché... perché... Così voglio io, e basta!

BERNARD: Ed io invece, voglio che resti e venga sempre che vuole. Signor suocero, voi dimenticate, che questa oggi è casa mia, quindi sono libero e padrone di ricevere chi mi pare e piace.

NICOLA: Benissimo, abbiamo capito tutto signore, abbiamo capito l’accordo; ma io però andrò a parlare con chi si deve, e farò punire tanta infamia, tanta bricconata, avete fatta la conserva? Va bene. (Via a destra.)

FELICE: Abbiate pazienza, queste sono cose che non si fanno. (Via appresso a Nicola.)

BERNARD: Chistauto che stà sempe dinta a sta casa, non aggio capito ancora chi è. Ma a te pecché te ne voleva caccià?

FEDERICO: Niente, pe na cosa che a isso non riguardava affatto. non te pozzo dicere niente, ogge te conto tutte cose.

BERNARD: Ma io la aggio ditto ca chillo pazzo ha da essere.

CICCILLO: Sta arraggiato de na maniera che non se po’ credere.

FEDERICO: Basta, Errì l’armiere t’ha portato chelli pistole?

BERNARD: No, fino a non me l’ha portate ancora.

FEDERICO: Allora quanno è ogge porto li mmeje, che pure sobelle e nce spassammo no poco: Statte buono.

BERNARD: A rivederci... (Si stringono la mano.)

FEDERICO: D. Ciccillo rispettabile. (Via.)

CICCILLO: Carissimo amico, aspettate me ne scendo con voi. Arrivederci. (Via.)

FEDERICO (a Bernard): Dunque ogge vedimmo si è overo che te si perfezionato. (Via.)

BERNARD: Seh, tengo proprio lo bersaglio da la parte de la capo, lo compare mio ha scelto me per difendere una causa importantissima.

CICCILLO: E di che si tratte?

BERNARD: Si tratta di un marito, che avendo trovata la moglie unita con l’amante, ha cacciato il fioretto che teneva nel bastone, e l’ha infilati a tutt’e due.

CICCILLO: A uso fecatielle. D. Errì, e ne passa niente?

BERNARD: Eh, chi lo , io per me farò tutto il possibile di aiutarlo, se ci sono che provano la infedeltà della moglie, ritenere che se n’esce libero e franco.

CICCILLO (da sé): E io li documente li tengo. Lo bocchino co lo sicarro. (Forte:) D. Errì, scusate, lo bocchino è documento?

BERNARD: Quà bocchino?

CICCILLO: Ecco qua, uno per esempio, che tire no panaro, già vuje lu fatto nun lo sapite. La Mugliera sta tiranno lo panaro, lo marito vene a tiempo, dice neh, mugliera mia che staje tiranno? Niente marito mio, so’ li frutte per la cena, va dinto, te spoglia. Nonsignore, voglio tirà io. Lo marito tira, e dinto a lo panaro nce trova lo bocchino co lo sicarro... dico io , sto bocchino è documento?

BERNARD: Ma è stato proprio sto bocchino lloco?

CICCILLO: Sissignore.

BERNARD: E a voi è successo il fatto?

CICCILLO: Sissignore.

BERNARD: Eh, sapete, avete avuto un indizio, ma documento non si può chiamare. E poi, io credo che qualcheduno ha dovuto scherzare, vostra moglie non è donna capace.

CICCILLO: Lo credete?

BERNARD: Ne sono sicuro.

CICCILLO: In ogni modo io starò in guardia, e se m’accorgo di qualche piccola cosa, ve lo faccio sapere.

BERNARD: Va bene.

CICCILLO: A rivederci D. Errì, me vaco a riposà no poco, pecché stanotte aggio fatta la nottata chiara chiara, pensanno a lo bocchino dinto a lo panaro de muglierema. (Via pel fondo.)

BERNARD: Ecco qua un altro infelice, ma chisto è cosa de niente, la causa che vado a difendere è terribile. No marito che coglie la mogliera nzieme co lo nnammurate, scusate, è cosa che uno adda passà pe forza no guajo... Sangue de Bacco se la potesse vingere, sarria no bello piacere, cheste so’ li cause che fanno acquistà nome. Già tutto dipende dall’arringa. Bisogna fare tutto il possibile di commuovere i giurati... per esempio, se mi riesce, vorrei dire così: Signore giurati, guardate un poco quell’uomo che è seduto , sullo sgabello dei rei, riflettetelo bene, esaminate bene il suo sguardo, come l’ho esaminato io... sì, io sono andato a trovarlo nel carcere, e quanto l’ho interrogato sul fatto, mi ha detto queste parole. (In questo frattempo compaiono Nicola e Felice. Bernard prende il fazzoletto, si asciuga gli occhi e poi dice.) No... no, io non sono colpevole, amavo mia moglie quando si può amare la vita, per lei avrei fatto qualunque cosa, io non sognavo che lei, non viveva che per lei. Ogni suo desiderio era un ordine per me. Ma quando mi si è presentato innanzi agli occhi il tradimento, quando mi son visto rubare il cuore di questa donna! Quando quest’angelo, che tale io la credevo, non era più mio, oh, allora una benda mi è caduta sugli occhi... e che cosa ho pensato? Non è più mia? Ebbene non sarà di nessuno, io l’ucciderò!

NICOLA (avanzandosi) Ah! no! Uccidete prima questo povero vecchio. (Cade sopra di una sedia svenuto.)

BERNARD: Chi è, che è stato? Ma che è succiesso?

NICOLA: Vuje avite ditto che vulite accidere mia figlia.

BERNARD: Io voglio uccidere la figlia?... Ah! Forse quanno parlava... Mannaggia all’arma vosta, non sapeva che era... jateve a squarta tutte e dueje! (Via pel fondo.)

NICOLA: Corriamo! Corriamo! Biase! Biase!

 


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