Eduardo Scarpetta
'Na matassa 'mbrugliata

ATTO SECONDO

SCENA DICIOTTESIMA   Giulio, Concetta, Errichetta, Felice, Alfonso, Ludovico, Crescenzo e detti.

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SCENA DICIOTTESIMA

 

Giulio, Concetta, Errichetta, Felice, Alfonso, Ludovico, Crescenzo e detti.

 

CONCETTA (piangendo): Povera figlia mia! povera figlia mia. (Abbraccia Errichetta.)

GIULIO: State buono ccà? (A Federico.)

FEDERICO: Benissimo!

CONCETTA (guardandosi i guanti): Che brutte guante, nce vaco natanno.

FELICE (ad Alfredo): (Comme facimmo ?).

ALFREDO: (Zitto! Si la cena va comme aggio immaginato io, zieto nun saparrà chi è de nuje duje che sposa).

FEDERICO: Silenzio!

TUTTI (forte): Zitto!

FEDERICO: D. Giulio, prima di cominciare vedete se i nomi dei testimoni vanno bene, siccome l’hammo fatto cambiare più d’una volta, e...

CRESCENZO (ad Alfonso): Nce stanno tanta frutte che aggia puntellà i rami, si no se spezzano.

GIULIO (che avrà esaminato i nomi): Vanno bene.

FEDERICO: Aprite tutte le porte.

GIULIO: Nun ve pare che faccia troppo viento.

FEDERICO: Sono formalità. (Rachele Teresina Matilde Emma e Peppino aprono le porte.)

FELICE: ( vene lo mbruoglio!)

CONCETTA: Figlia mia! (Piangendo.)

FEDERICO: Silenzio!

TUTTI: Zitto!

FEDERICO: Alzatevi! (Tutti s’alzano.) Sentite gli articoli che riguardano i doveri ed i diritti dei coniugi.

GIULIO (a sua figlia): Siente buono.

CONCETTA: Povera figlia mia!

FEDERICO: Silenzio!

TUTTI: Zitto!

FEDERICO: Sedete. (Tutti seggono.)

CRESCENZO: (Chisto pare che cumanna li sercizie... susiteve, assettateve).

FEDERICO: Art. etc.: (leggendo:) «Gli sposi si devono fedeltà, soccorso ed assistenza reciproca».

CRESCENZO: Chesto lo ssaccio, me sonzurato tre vote. La prima mia moglie...

FEDERICO: Silenzio!

TUTTI: Zitto!

FEDERICO: «Il marito deve difendere la moglie e questa deve obbedirlo».

GIULIO (a Errichetta): Siente.

FEDERICO: «La moglie è obbligata di convivere col marito e di seguirlo nel luogo che sceglie a residenza. Il marito è obbligato darle quanto le occorre per i bisogni della vita, secondo le sue facoltà e stato. Art. 215, la moglie non può intentare giudizi senza l’autorizzazione del marito... 216 la moglie può testare senza l’autorizzazione del marito».

ALFONSO: Neh scusate, se la moglie non può intentà giudizi comme poi po’ testà.

FEDERICO: Leggo non discuto.

CRESCENZO: Serviva per sapere.

FEDERICO: Silenzio!

TUTTI: Zitto! (Crescenzo siede.)

FEDERICO: Alzatevi!

CRESCENZO: N’ata vota.

ALFREDO (fa dei segni): Uhm! uhm! (Appena Federico fa perpronunziare il nome di Felice, Emma che si sarà seduta al pianoforte dei colpi di forte e tutte le donne intuonano una d’inno. Vivano gli sposi, ma con grida assordanti.)

FEDERICO: Signor Francesco, Nicola, Felice Sciosciammocca consentite voi. (Crescenzo Alfonso Giulio e Concetta dicono quasi a caso le parole seguenti.)

CRESCENZO: Ma è priesto ancora.

ALFONSO: Ccà nun se sente niente!

GIULIO: Nun è tiempo ancora de cantà.

CONCETTA: Mamma mia chisto è n’inferno.

LUDOVICO: Yes!... yes!... yes!...

FEDERICO (continuando): A prendere per legittima moglie, la signorina Luisa, Giulia, Erichetta Franchini.

ALFREDO (spinge Felice avanti): Sì, sì... nun durmì.

FELICE: Sì, sì... (Alfredo fa segno c.s. e mentre Felice risponde le donne ripetono c.s.)

CRESCENZO, ALFREDO, GIULIO, CONCETTA: Silenzio! Silenzio!

LUDOVICO: Yes!

FEDERICO: Lo sposo ha risposto?

ALFREDO (dopo di aver fatto segno a Peppino che esce dal fondo, risponde subito): Sì, sì (a Felice), nun durmì, vive cafè... (Felice caccia la bottiglia e beve.)

FEDERICO: Abbiamo detto... Errichetta Franchini... consentite di prendere per marito e legittimo marito il Signor Francesco, Nicola, Felice Sciosciammocca...

ALFREDO (appena Felice dice: il signor fa segno d.d. Peppino getta degli urli, e Rachele Matilde Teresina Emma Con cetta gridando anch’esse: Ch’è stato? vanno incontro a Peppino): Ch’è succieso?

PEPPINO: Mamma mia! Nu sorece... commera gruosso... commera gruosso.

GIULIO: E faje sti quatte allucche pe nu sorece?

CRESCENZO: Nun sapeva ch’era succieso?

ALFONSO: Me credeva che se dava a fuoco la casa.

CONCETTA: Meno male che non c’è niente, Giulio mio, si no certo me sarria aburtita.

GIULIO: (Pazza fernesce chesta).

FEDERICO: Ma a dire il vero non ho mai assistito ad un inferno simile.

CRESCENZO: E manco io, quantunque aggio pigliato 3 mugliere... La primma...

FEDERICO: Aspetto la risposta della fidanzata.

CONCETTA: Mia figlia dice de si, si.

ERRICHETTA: Si, mammà.

FEDERICO: Dovete dire solamente si.

ERRICHETTA: Solamente si.

FEDERICO: Io dunque in nome della legge dichiaro... (Tossisce.) Se si potrebbe avere un po’ d’acqua?

GIULIO: Sicuro... Peppino.

FEDERICO: In nome della legge. (Al cenno d’Alfredo Teresina con una bacchettina non vista fa cadere la gabbia dell’uccello che fugge per la scena canticchiando, le donne l’inseguono con gran rumore, nel mentre che Emma suona forte al pianoforte ed Alfredo tira fortissimo il campanello gridando.)

ALFREDO: Acqua al signore... Peppino... acqua, acqua, acqua.

FEDERICO: Francesco, Nicola, Felice Sciosciammocca e Luisa, Giulia, Errichetta Franchini uniti in matrimonio. (Queste parole vanno dette da Federico come sempre durante la confusione.) Silenzio! Non ne posso più... Potete chiudere le porte. (Le donne che hanno aperto chiudono, meno qualla di fondo.)

ALFREDO (a Felice): (Haje visto che tutto è fatto e zieto nun ha ntiso niente).

FEDERICO: Non resta che a firmare. (Tutti corrono a firmare.)

ALFREDO: Priesto na firma. (A Felice ch’è quasi per addomentarsi:) Scetete! (Gettandogli negli occhi dell’acqua che ha portato Peppino.)

CONCETTA: (ad Alfredo): Nun saccio comme lo vedo a Felice.

ALFREDO: è commosso. (A Felice:) firma! Chi t’è nato!

PEPPINO (esce): Le carrozze stanno abbascio!

CONCETTA: Bravo!

CRESCENZO (ad Alfredo): pare che site cuntento... site marito.

GIULIO: Jammo a la Parrocchia .

FEDERICO: Io vado via. (Tutti con Giulio l’accompagnano complimentandolo, gran movimento, dopo accompagnato Federico ogni uomo il braccio ad una donna e viano.)

ALFREDO: Cancaro! E chi aveva pensato a chesta. (In modo da essere sentito solo da Crescenzo.) Felì tu braccio a mia moglie per le scale... io accompagno tuo zio. (Spinge Felice e si mette al braccio Crescenzo quando tutti sono usciti, lo lascia di botto.) Un momento! Un momento! (Corre al fondo e chiude la porta a chiave, poi d.d.). Venite D. Crescè, venite.

CRESCENZO (corre e vede la porta chiusa): E comme vengo si avite chiusa la porta... Eh! Chillo se n’è ghiuto!... Pare impossibile! Nun so 5 minute ch’è spusato... già è asciuto pazzo.

 

(Cala la tela.)

 

Fine dell’atto secondo

 

 


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