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LAURETTA: D. Felì, vulite vedé la negativa, è riuscita na bellezza.
FELICE (guardandola): Ah, sicuro, è riuscita bene. Caspita, lo cavaliere ha pigliato nu brutto papariello. Cheste so’ li gamme de lo cavaliere. (Me parene ddoje cannucce de pippa!). E questa donna che ride siete voi?
FELICE: E questo vicino a voi chi è?
LAURETTA: L’avvocato, D. Luigino.
FELICE: Ah, D. Luigino, vi tiene abbracciata?
LAURETTA: Si, pe nun me fa cadé, chell’era na scesa.
FELICE: Ho capito D. Laurè dite a D. Luigino che sta fotografia nun la voglio fa fà.
FELICE: Pecché nun me fa piacere, e nel medesimo tempo vi prego di non invitare più mia moglie per nessuna gita.
LAURETTA: Vi faccio riflettere però che vostra moglie è venuta con della gente onesta.
FELICE: Questo non lo metto in dubbio, però non voglio che essa esce senza di me.
LAURETTA: Troppo onore era per lei.
FELICE: Vi ringrazio, quest’onore non lo vogliamo. E dite al cavaliere che non facesse troppo lo farenella. Avite capito?
LAURETTA: Questo ce lo dite voi.
FELICE: E ce lo dico io, sissignore. Vi saluto signora. (Via a sinistra.)
LAURETTA: Imbecille ineducato! Fa lo geluso, lo marito onesto, e nun sape che tengo sta lettera de la mugliera che stammatina s’ha fatto cadé da dinto la borsetta. Scostumato, lazzarone, vedete che modi.