Eduardo Scarpetta
Nina Boné

ATTO TERZO

SCENA QUINTA   Errico, Rosina e detti.

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SCENA QUINTA

 

Errico, Rosina e detti.

 

ERRICO: Ecco la signorina Boné!

ROSINA: Signor Sindaco.

ELEUTERIO: Madamigella, tanto piacere. Eleuterio Montagna ai vostri comandi.

ROSINA: Fortunatissima!

ELEUTERIO: Noi ricorderemo sempre quello che avete fatto in questo piccolo paese, i poveri benediranno e i ricchi vi ammireranno. Solamente con questa occasione potevamo avere il piacere di sentire la vostra bella voce, ad applaudire anche noi la grande, la celebre Nina Boné.

ROSINA: Oh! Per carità! Io non sono né celebregrande, sono una semplice canzonettista, ce ne sono tante come me, e forse meglio di me. Quel poco di nome che mi son fatto, lo debbo alle canzoni, diciamo... dell’epoca, alle canzonette che... piacciono agli uomini, ma che fanno arrossire le donne, ma purtroppo questa roba non va più, il pubblico è stanco! Ed infatti, io, debbo dirlo mio malgrado, per il pubblico non sono più quella di una volta.

NINA: Ed io vi posso assicurare che Nina Boné è sempre la stessa, che delle Nine Boné non ce n’è che una, capite, una.

ELEUTERIO: Permettetemi intanto che anch’io vi offra qualche fiore del mio giardino. A te, vieni avanti. (Al servo che entra.)

ROSINA: Oh! Una bellezza!

ELEUTERIO: È degno di voi. (Le bacia la mano. Felice fa cadere il cabaret.)

VINCENZO: (Haje fatto stu guajo, e va piglia llato!). (Felice attraversa la scena e via dal fondo. Di dentro suona l’orchestra.)

ELEUTERIO: Ci siamo, maestro suonano senza voi.

VINCENZO: Prego signor Sindaco, io dirigo solamente gli artisti.

ELEUTERIO: Allora, permettete madamigella, vado ad applaudirvi.

ROSINA: Mi compatirete. (Eleuterio le bacia la mano e via col servo.)

NINA: (Si me vene ncape, me scordo de zio, de la fortuna, de tutte e faccio chello che dico io!). Arrivederci amica mia, e ricordati che di Nina Boné c’è n’è una sola, una! (Via fondo.)

TEODORO: Una... una! Quanto site bona, me parite na fata. (Via.)

VINCENZO: Permettete signorina. Avete detto che cantate: Napole bello, Li tre teratore, e la Sciampagnona?

ROSINA: Perfettamente!

VINCENZO: Va bene! (Chillanimale ha fatte cadé tutto lo cafè nterra, faccio venì llato!). (Via fondo.) (Di dentro fischi ed urli.)

ROSINA: Che d’è neh?

ERRICO (va a da un foro che sta sul fondale a destra): Niente, niente, è il pubblico che aspetta la canzonettista, aspetta a te e nun sentì ato.

ROSINA: Nce sta assaje gente?

ERRICO: È tutto pieno.

ROSINA (va a guardare): Mamma mia che folla! (E chi esce llà fora). (Ritorna a sinistra.)

ERRICO: (Voglio j a vedé si stesse Felice pe ccà fora). Io torno, pensa a chello che faje. (Via a destra.)

ROSINA: Chi esce llà fora? Chi tene lo curaggio de cantà... Oh! Lo curaggio m’ha da venì e me venarrà! Aggia dimostrà a maritemo che sona femmena de carattere, e chello che aggio ditte aggia !

 


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