Eduardo Scarpetta
Li nipute de lu sinneco

ATTO TERZO

SCENA SECONDA

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SCENA SECONDA

 

CICCIO (entra a braccetto con Felice): faccio preparà na bella tavola in terrazza e ceneremo stasera... Hai visto che bella luna sta uscendo?

FELICE: Zizì, pecché la luna quannesce e rossa e po’ se fa bianca?

CICCIO (a parte): E io saccio chesto? (A Felice:) Pecché... quannesce, esce allegra allegra, tutta beata, poi quando s’innalza vede le miserie del mondo, i peccati dei mortali e impallidisce.

FELICE: Ah, aggio capito... (A parte.) Vede i guai miei e se fa bianca!

CICCIO: Feliciè, tu stai qua? E questa signora chi è?

SILVIA: Questa signora... è sorella alla Direttrice dell’Educandato; era venuta per parlare con voi e per vedere mia sorella.

CICCIO: Ah, la sorella della Direttrice? Tanto piacere.

ACHILLE: Piacere è mio.

CONCETTELLA: Scusate, signò, a me me pare che la signora quando è venuta ha detto che era proprio la Direttrice.

ALFONSO: Nossignore, avete inteso male: ha detto la sorella della Direttrice.

ACHILLE: Sissignore, ho detto la sorella.

CICCIO: Voi dunque dovete parlarmi? Io pure debbo dirvi qualche cosa. Signori vi prego, ritiratevi un momentino. (Silvia eAlfonso s’inchinano e escono a sinistra; Alfonso va via guardando Felice; Concettella via dal fondo; Felice fa per andare.) Voi rimanete. (Ad Achille:) Accomodatevi, signora. (Seggono.) Parlate prima voi.

ACHILLE (a parte): E io che dico? (A Ciccio:) Ecco qua, signor sindaco: avendo saputo che vostra nipote era fuggita dall’Educandato dove sta mia sorella come direttrice, sono venuta a domandare perché ha fatto questo. Quale è stata la ragione che l’ha spinta a fare un simile passo? Io che mia sorella le voleva tanto bene. Non è vero? (A Felice:) Ditelo voi stessa.

FELICE (a parte): Chisto è cchiù mbruglione de nuje! (Agli altri:) Sì, mi voleva bene... io che debbo dire? Certamente per fuggire c’è dovuto essere una ragione. Non si fugge così.

ACHILLE (a parte): Ma che imbroglione che è questo!

CICCIO: Vedete, signora, per parlare così la ragazza è segno che l’hanno dovuta mettere con le spalle al muro, se no non sarebbe fuggita!

FELICE: Oh, questo è certo!

ACHILLE: Ma signor sindaco, voi poi non dovete credere tanto facilmente a tutto quello che vi si dice. Io non posso parlare perché se no vi proverei con i fatti che tutto ciò che vi ha detto questa ragazza non è vero... Aprite gli occhi.

CICCIO: Come s’intende, aprite gli occhi?

FELICE: Oh, scusate, Donna... non mi ricordo come vi chiamate?

ACHILLE: Mi chiamo... Anna.

FELICE: Scusate, DonnAnna: io a zizìo l’ho detto la verità, e voi parlando in questo modo fate capite che non siete venuta qua per parlare con lui e per vedere a me, ma forse per qualche altra ragione... Aprite le orecchie!

ACHILLE: Qualche altra ragione... Io perché dovevo venire?

FELICE: E io perché dovevo fuggire?

CICCIO: E io perché non debbo capire? (Si alzano.) Basta in ogni modo io ho voluto ritirarmi la ragazza.

ACHILLE: Oh, voi siete il padrone di fare quello che vi pare e piace.

CICCIO: Quando poi mi riesce, andrò a parlare direttamente con la Direttrice.

 


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