Eduardo Scarpetta
La nutriccia

ATTO PRIMO

SCENA SESTA   Ernesto, Nannina e detti, poi Peppino.

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SCENA SESTA

 

Ernesto, Nannina e detti, poi Peppino.

 

ERNESTO: Carissimo dottore.

NANNINA: Scusate se vi abbiamo fatto aspettare un poco.

RAFELE: Oh! Niente, per carità. E così come va la salute?

NANNINA: Eh! Non c’è male.

RAFELE: Avete preso quelle cartine?

NANNINA Esattamente, dottò, stanotte abbiamo fatto la nottata chiara, chiara.

RAFELE: E pecché?

NANNINA: Pe causa di Carlino, doveva avere forse dolori di viscere, perché gridava come un pazzo, ci ha fatto paura.

FELICE: Forse aveva mangiato fagioli.

ERNESTO: Chi è?... Come un ragazzo di 2 mesi mangia fagioli? E poi si mangia fagioli in casa mia?

RAFELE: ( afforza parlà!). Il latte, il latte bisogna cambiare... ed a questo proposito siccome voi m’avete comandato, vi ho portato questa giovine che son sicuro che darà una buona nutrizione al vostro Carlino. Fatevi avanti. (Felice si avanza. Lazzi.)

ERNESTO: Oh! Bravo, è proprio una bella giovine.

NANNINA: La bellezza non si cerca, in questi casi, il latte dev’essere buono.

RAFELE: Ed è buono, non dubitate.

ERNESTO: Quando ce l’assicura il dottore. Che età avete?

FELICE: 27 anni.

ERNESTO: Non parlo con voi. Date latte voi? (Lazzi.) Che età avete? (A Nannina.)

LISETTA: 24 eccellenza.

ERNESTO: (Che te pare, Nannì?).

NANNINA: (Eh! Non c’è male).

ERNESTO: (Dottò, più o meno che mesata le si deve dare?).

RAFELE: (Che ve pozzo , almeno un 150 lire).

ERNESTO: (Quello che dite voi si fa). Vi passo 150 lire al mese, siete contenta?

LISETTA: Quello che fa vostra eccellenza sta tutto bene.

FELICE: Eccellenza, se si potesse avè nu poco d’anticipo.

ERNESTO: Va bene, a questo ci penserò.

NANNINA: Ernè, na vota ch’adda venì papà, pecché nun te cunziglia pure cu isso?

ERNESTO: Ah! si...

PEPPINO: Signò, è arrivato lo signore D. Carlo. (Fel. lazzi ballo.)

ERNESTO: Oh! Che piacere, a tiempo a tiempo.

NANNINA: l’avimmo annommenato.

ERNESTO: Peppì, haje priparato la stanza?

PEPPINO: Sissignore eccellenza, tutto è pronto.

ERNESTO: Dottò, scusate, accompagnate questi due in quella stanza, fra poco li chiamerò e li presenterò a papà... (Via pel fondo con Pepp. e Nannì.)

RAFELE: Trasite, trasite ccà; a n’ato poco li chiammo io stesso.

FELICE: D. Rafè, ma è certo, o avessame perdere tiempo inutilmente?

: Nonsignore, è certo, trasite!...

FELICE: No, pecché si non è certo, io me ne vaco a quatte cascettelle le muorte.

RAFELE: Dalle co li cascettelle!

FELICE: No, D. Rafè, io tanno socontento quanno v’aggio fatto nu campusantiello.

RAFELE: te lo faccio io a te si nun trase. (Fel. via.)

LISETTA: Aggiate pacienza, D. Rafè. (Via appresso a Felice.)

RAFELE: Mannaggia l’arma de mammeta, a te e li cascettelle! Guè, ma lo campusantiello afforza me lo cumbinà!

 


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