Eduardo Scarpetta
Lu Pagnottino

ATTO SECONDO

SCENA TERZA   Peppe e detti, indi Pulcinella da viaggio.

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SCENA TERZA

 

Peppe e detti, indi Pulcinella da viaggio.

 

PEPPE: Compà?

GENNARO: (Iusto stu seccante!).

PEPPE: E succiesso na disgrazia, na brutta disgrazia!

GENNARO: Ch’è stato?

PEPPE: No, io pe me non te dico niente, fora sta chillo che t’ha portato la nova.

GENNARO: Chi nce sta fora?

PEPPE: è venuto lo frate de lu francese de monzù Pomarol.

GENNARO: Ah! Lu frate de monzù Pomarol? Fallo entrare.

PORZIA: Neh, io che nce faccio?

GENNARO: Vuje aspettateme dinto a sta stanza, a n’auto poco ve chiammo.

PORZIA: Facite priesto. (Entra.)

GENNARO: Ma insomma che nuova ha portato?

PEPPE: te lo dice isso, io non te voglio dicere niente. Favorisca, favorisca signor conte Pomarol.

PULCINELLA: Grazie, mersì, bien.

GENNARO: Come va che mi date l’onore d’una vostra visita?

PULCINELLA: Il signore è Gennaro Mezabotte?

GENNARO: Ai vostri comandi.

PULCINELLA: Bien, mersì, bien. Io vengo da Parigi detta Francia giusto per cercar voi.

GENNARO: Ah! Venite da Parigi? E vostro fratello come sta?

PULCINELLA (sospira): Ah!

PEPPE (idem): Ah!

GENNARO: Neh, pecché sospirate?

PULCINELLA: Mio fratello! Povero mio fratello!

GENNARO: Ma che l’è succiesso quacche cosa?

PULCINELLA (c.s.): Ah!

PEPPE (c.s.): Ah!

GENNARO: Ma voi mi fate spaventare... Ch’è stato? Parlate.

PULCINELLA (pausa): Io sono morto.

PEPPE: Ah!

GENNARO: Come siete morto?!

PEPPE: Dice ch’egli è morto per il dispiacere, nzomma compà, monsieur Pomarol è morto.

GENNARO: Come! Che dite?

PULCINELLA: Si, è morto ed ha lasciato tutto a me il povero fratello mio.

GENNARO: Ma comme è morto si chillo cinco o seje juorne fa se ne jette da ccà bello e buono?

PEPPE: I medici l’hanno ammazzato.

PULCINELLA: Già, i medici. Povero fratello mio? Quando venne a Parigi aveva un piccolo vrosciolillo in fronte, e si grattava. Io gli dissi: fratello mio non ti grattare, egli non volle sentire, andò a letto, e se lo grattò tutta la notte. La mattina si svegliò con la febbre, e co nu cravegliolo de chesta manera. Figuratevi noi tutti di famiglia come stavamo. Subito si mandarono a chiamare 62 medici, e si fece un consulto. Chi diceva che si doveva tagliare, chi diceva bisogna bucare, alla fine si decise di tagliare e si tagliò. Ah! Non si fosse mai fatto! Quella che fu la rovina, la perdizione e la sconfitta di mio fratello. Toccarono la vena principale del collo, la quale non appena fu toccata, comme si se fosse pigliata collera, toccò la vena minore! Ah! Che ci fu allora, subito gli fecero mettere le sanguette in petto per arrestare il sangue, ma non se ne ricavò nulla. Ci fu uno che disse purgatelo, e immediatamente gli diedero un chilo d’olio di ricino, ma tutto inutile, mio fratello era già morto da 7 ore.

GENNARO: Oh! Povero ommo! E comme 62 miedece tutte ciuccie?

PULCINELLA: Tutti, tutti, povero fratello mio! Basta, non ci pensiamo più a questo, stiamo allegri.

GENNARO: Seh, che ne parlammo a ? (Comme fosse quacche bicchiere che s’è rutto.)

 


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