Eduardo Scarpetta
Pazzie di carnevale

ATTO SECONDO

SCENA QUARTA   Virginia, Ciccillo, Giulietta e detto.

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SCENA QUARTA

 

Virginia, Ciccillo, Giulietta e detto.

 

VIRGINIA: Favorite, favorite. D. Abè, eccoli ccà.

ALESSIO: Favorite signore, accomodatevi. (Virginia da le sedie. Ciccillo veste un lungo soprabito nero e barba lunga rossa, cappello a tuba e guanti. Giulietta in costume scuro, e cappellino capriccioso.)

CICCILLO: Mersì monsiù.

ALESSIO: Jatevenne dinto vuje.

VIRGINIA: E pecché, non pozzo stà ccà?

ALESSIO: Nonsignore, non potite stà, jatevenne.

VIRGINIA: Va bene. (Via a sinistra.)

ALESSIO: Ditemi di grazia, con chi ho l’onore di parlare, e in che cosa posso servirla.

CICCILLO (attenuando la pronunzia): Lei è il signor Alessio Capone, antiquario?

ALESSIO: Sicuro, e specialista per gli oggetti di belle arti.

CICCILLO: Benissimamente, e per questo appunto noi siamo venuti. Jo sono Monsiù Alfonso Frinquel, pittore parigino, sono stato molti anni in Jtalì, ecco perché parlo discretamente l’Jtaliano. Mia nipote, qui presente, madamigella Riò, capisce un poco l’italiano, ma non lo parla affatto, perché la prima volta che viene in Jtalì, l’altro giorno siamo arrivati io e lei da Parigi per un affare grandissima importanza. Non si tratta mica di me , si tratta di madamigella, di suo pere.

ALESSIO: (Perè? Forse le fa male lo pere, e che da me). Mossiù, io non ho capito, a Madamigella le fa mala lo pere?

CICCILLO: Oh, no, no, per carità! Si tratta di suo pere... suo padre insomma.

ALESSIO: Ah! suo padre? va bene! vuje dicite lo pere.

CICCILLO: Suo padre, mio fratello, era un artista celebre, ha fatto 40 invenzioni, e 50 scoperte, tiene 36 medaglie di tutte l’esposizioni del mondo. L’ultimo suo lavoro dato all’esposizione di Parigi, è stato giudicato da tutta l’arte per una vera rarità. (Giulietta si asciuga gli occhi col fazzoletto.) Non c’è artista a Parigi che possa avere il talento e l’abilità di Monfrere... di mio fratello.

ALESSIO: Monsiù, scusate, pare che Madamigella piange?

CICCILLO: Sicuro, pensa a suo pere.

ALESSIO: Pensa a lo pere? Va bene! Ma perché, suo padre è morto forse?

CICCILLO: Da 15 giorni signore, è morto povero, senza una camicia, all’Ospedale.

ALESSIO: Nientemeno! E come, co tanta abilità, tanta medaglie?

CICCILLO: E che vuol dire? Appunto per questo, caro signore, tutti gli uomini di grande abilità, e di gran talento, vanno a morire tutti all’Ospedale.

ALESSIO: Bella cosa! Ma insomma Mossiù, ditemi di che si tratta?

CICCILLO: Parla Madamigella Riò.

GIULIETTA (si alza dal suo posto, e va a sedere al posto di Ciccillo e Ciccillo passa a destra, parla in francese): Se il signore presterà un poco di attenzione, in poche parole gli dirò tutto. Mio padre a Parigi, godeva una riputazione mondiale! Le troppo scoperte ed invenzioni fatte, gli hanno cagionata la morte. Egli un mese fa lo diceva! Figlia mia, amata figlia, sventurata figlia, sento pur troppo che le forze mi mancano, e che sta per avvicinarsi l’ora fatale! (Piange.) Povero padre mio!

CICCILLO: Misero fratello! (Piange.)

ALESSIO: (Vuje vedite che guajo è venuto dinta a la casa mia!).

GIULIETTA: Ebbe un attacco alla testa, ma fortunatamente si rimise e completò il lavoro incominciato. Dopo 8 giorni fu assalito da una febbre terribile, e fu obbligato dai medici di cambiare aria. In pochi giorni signore la febbre lo distrusse. Tutti piansero la sua morte. Tutti i giornali se ne occuparono, ma intanto egli è morto povero, altro non mi ha lasciato che l’ultimo suo lavoro fatto per l’esposizione di Parigi. La statua di Servio Tullio, Re di Roma. Questa statua è di un’invenzione metallica da confondersi facilmente col marmo. Essa mediante una macchina interna con 34 rotelline, ha il manubrio all’esterno del piedistallo. Se una persona brama di farla cambiare di posizione, l’otterrà subito, girando da due a dieci volte il manubrio. Le assicuro o signore che è tale la precisione e la verità del movimento da farla sembrare non una statua, ma una persona vivente. Quando a Parigi vennero gli artisti ad osservarla rimasero tutti sorpresi e meravigliati per la grande invenzione. Ora io pensai di venderla, e col denaro ricavato erigere al Camposanto una tomba per il povero padre mio. A Parigi però nessuno sa niente, io voglio venderla in Italia, per far conoscere all’Estero, il grande, l’immenso, l’inarrivabile talento dell’autore. Se voi signore volete acquistarla, stabiliamo il prezzo, pagatemi, e la statua sarà vostra.

CICCILLO: Adesso, spetta a voi a rispondere.

ALESSIO: (Eh! è na parola, io non aggio capito niente, che aggio da risponnere). Monsiù, io non ho capito quello che ha detto Madamigella, perciò parlate voi, altrimenti perdiamo tempo inutilmente.

CICCILLO: Ecco. (Cambia con Giulietta novellamente il posto.) L’ultimo lavoro fatto da suo padre, mio fratello, per l’esposizione di Parigi, fu una statua, rappresentante Servio Tullio, Re di Roma. Questa statua è di una invenzione metallica da confondersi facilmente col marmo. Essa mediante una macchina interna con 34 rotelline, ha il manubrio all’esterno del piedistallo. Se una persona desidera di farla cambiare di posizione, l’otterrà subito, girando da due a dieci volte il manubrio. E tale la precisione del movimento da farla sembrare non una statua, ma addirittura una persona viva. Ora lei madamigella, ha pensato di venderla, e col denaro che ne riceve, vuole erigere al Camposanto una tomba a suo padre. A Parigi però nessuno ha saputo questa cosa.. Essa vuol venderla in Italia per far conoscere all’Estero, il grande, l’immenso, l’inarnivabile talento dell’autore. Venuti a Napoli, molti sensali ci hanno diretto da voi... ecco tutto.

GIULIETTA (parla francese): Se voi signore volete acquistarla...

ALESSIO: Faciteme lo piacere, non parlate vuje. (Sangue di Bacco, chisto è no buono affare, non me lo faccio scappà!) Sentite mossiù, a me mi fa piacere di acquistare questi oggetti di belle arti, e specialmente una statua, come voi avete detto, ma francamente parlando, io ho bisogno di vederla, di osservarla.

CICCILLO: Oh, si capisce, senza vederla non si può far niente.

ALESSIO: Voi dove la tenete?

CICCILLO: Qui, nel cortile, in un cassone.

ALESSIO: Ah! Benissimo! E avete i facchini?

CICCILLO: Sicuro, un solo uomo basta, non è mica pesante!

ALESSIO: Bravissimo! Allora fatela salire, io vi faccio aprire la porta grande dove entrano tutte le statue, vi faccio accompagnare dalla donna, e la piazzerete qua, dietro questo portiere. Io poi scopro, mi metto da lontano, e vedo l’effetto, così faccio pure coi quadri, capite.

CICCILLO: Oh! Sicuro, approvo perfettamente.

ALESSIO (chiama): D.a Virginia, D.a Virginia?...

 


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