Eduardo Scarpetta
Pazzie di carnevale

ATTO SECONDO

SCENA QUINTA   Virginia e detti poi Marietta indi Virginia e Ciccillo.

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SCENA QUINTA

 

Virginia e detti poi Marietta indi Virginia e Ciccillo.

 

VIRGINIA: Chi è, che volite?

ALESSIO: Facite vedé a sto signore, qual è la porta grande, e apritela. Tenite, chesta è la chiave. aspettate che saglie na statua, e la piazzate al solito posto.

VIRGINIA: Va bene, venite signò.

CICCILLO: Andiamo pure. (La signorina addò stà?).

VIRGINIA: (Sta dinto, lo zio non l’ha voluto stà ccà).

CICCILLO: (E comme se !). (Viano a destra.)

ALESSIO: Adesso che se n’è andato Vostro zio (parlando con segni), vi voglio far conoscere la mia sposa... la mia prossima metà,... eh! diamine! Aspettate un momento, vi voglio far conoscere una bella fanciulla. (Chiama:) Marietta, Marietta?...

MARIETTA: Zizì, m’avite chiammata?

ALESSIO: Tu volive vedé la signorina? Eccola qua, madamigella Riò, figlia di un celebre artista francese.

MARIETTA: Tanto piacere.

GIULIETTA: Siete proprio una graziosa fanciulla, e mi reputo veramente fortunata di aver fatta la vostra conoscenza.

ALESSIO: Di qui a poco tempo, essa sarà mia moglie... noi sposeremo.

GIULIETTA: Voi sposare lei? (Ridendo:) Ah, ah, ah! Ho capito. E come le salta in mente alla Signorina di sposare un uomo come voi? Io credo che voi siete burlato da lei, perché alla vostra età non si può sperare di essere amato da una ragazza. (Ridendo:) Ah, ah, ah! Essa vi burla, e voi come una bestia ve lo credete? Povero sciocco! Povero imbecille! Invece di pensare al matrimonio, pensate a morire che sarà meglio, così la signorina sarà libera, e potrà scegliersi un giovine di suo piacere. Ah, ah, ah! quanto mi fate ridere!

ALESSIO: (Che brutta cosa è a non capì niente, uno resta come a no ntontero senza poté risponnere). (Piano a Marietta:) Credo che faccio nu buono affare, si nce simme de prezzo, m’accatto na gran cosa.

VIRGINIA (dal fondo): Tutto è fatto.

CICCILLO: La statua è piazzata.

ALESSIO: Benissimo! Jatevenne dinto vuje.

VIRGINIA: Ah! e pecché, nuje volimme vedé.

MARIETTA: Zizì, faciteme stà ccà, la voglio vedé.

CICCILLO: Sicuro, fatela restare, che male c’è?

ALESSIO: Nonsignore, quando l’ho comprata la vede, si po non nce simme de prezzo, rieste co no nuozzolo nganna, jatevenne dinto.

VIRGINIA: Ma vedite nuje...

ALESSIO: Jatevenne dinto, sangue de Bacco, me facite nfucà ! (Virginia e Marietta viano disperandosi.) (Eh! Io sobuono buono, ma guai quando non mi ubbidiscono.) Mossiù, fatemi il piacere, scusate, tirate quel laccio.

CICCILLO: Subito. (Alessio si situa a proscenio a sinistra colle spalle al pubblico. Giulietta al lato opposto. Ciccillo tira il laccio e va su la portiera che scopre Felice trasformato da statua rappresentando un Imperatore Romano, alla mano destra tiene il brando, e la sinistra appoggiata nei fianchi. In testa tiene l’elmo. E situato sopra un piedistallo, a destra dal quale vi è un manubrio.)

 


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