Eduardo Scarpetta
Pazzie di carnevale

ATTO TERZO

SCENA TERZA   Alessio, Virginia e detti.

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SCENA TERZA

 

Alessio, Virginia e detti.

 

ALESSIO: Comme, lo guaglione se n’è ghiuto?

VIRGINIA: Sissignore pecché chiagneva, e la sora se l’ha venuto a piglià.

ALESSIO: Meglio accossì... Avvocà, State qua?

ROCCO: Sì, sono ritornato con questi due forastieri per parlarvi di un affare. (Ernesto e Ciccillo s’inchinano.)

ALESSIO: Vi saluto signori, accomodatevi vi prego.

CICCILLO: Grazie.

ERNESTO: Obbligato. (Virginia le sedie e tutti seggono, Virginia via a sinistra.)

ALESSIO: Voi signori, mi dovete parlare di un affare?

ERNESTO: Sicuro.

CICCILLO: Perfettamente.

ALESSIO: Ditemi di che si tratta?

CICCILLO: Parlate voi.

ERNESTO: Sì, parlate prima voi.

ROCCO: Oh, non sarà mai, parlate prima voi.

ERNESTO: Ma no, prima voi.

ROCCO: Ma perché, parlate prima voi.

CICCILLO: Ma no, ma no, prima voi per Bacco!

ALESSIO: Avvocà parlate prima voi, è lo stesso.

ROCCO: Ecco qui. Questi signori sono due Egiziani, proprietari di un bellissimo museo di antichità di tutte le specie. Ora siccome hanno venduto tutto, perché vanno a stabilirsi in America, vogliono vendere anche l’ultima cosa, che veramente è la più bella. Io li ho trovati vicino al caffè che stavano parlando col cavaliere Maretti, direttore del museo di Napoli, e mio strettissimo amico. Mi sono avvicinato e ho inteso il discorso. Non ho detto nemmeno una parola. Quando ho visto che i signori si sono allontanati perché non avevano combinato niente, li ho chiamati, e li ho fatto venire da voi.

ALESSIO: Benissimo! Quante obbligazioni. E di che si tratta? Scusate?

ROCCO: Adesso mi pare che potete parlare voi.

ERNESTO: Ecco signore. Si tratta dello scheletro del Generale Obò, che un tempo, molti anni fa, era conservato nel gran Museo Egiziano. Dopo la catastrofe che voi ben sapete. Essa fu scavata da noi, e custodita gelosamente.

CICCILLO: Siccome adesso, come diceva il signore, abbiamo tutto venduto, ci siamo decisi di vendere anche lo scheletro.

ERNESTO: Vi assicuro o signore, che è una vera rarità. Non c’è museo nel mondo che possa tenere una mummia come la nostra. Se voi credete di acquistarla, ve la faremo vedere e combineremo il prezzo.

ALESSIO: (Avvocà, che ve ne pare?).

ROCCO: (Non si dovete pensare due volte, queste sono cose rare, quando ve l’avete comprata, io stesso ve la faccio vendere per il doppio).

ALESSIO: (Grazie tanto, quanto siete buono!). E che prezzo , scusate?

ERNESTO: Oh! Il prezzo non ve lo diciamo se prima non la vedete.

ROCCO: è giusto.

CICCILLO: è regolare.

ALESSIO: Benissimo! E dove lo tenete?

ERNESTO: Abbasso, in una carrozza chiusa.

CICCILLO: Lo faccio subito salire. (Si alza.)

ERNESTO: Io aspetto qui, fa presto.

CICCILLO: Con permesso signore. (Via.)

ALESSIO: Avvocà, ma non sapite cchiù o meno lo prezzo?

ROCCO: No, non m’hanno detto niente, ma voi cercate di tirare quanto più potete, del resto se volete comprarla la comprate, e se non fate come credete, io non voglio forzarvi, credo che sia un buono affare, anzi un magnifico affare, ma se poi non volle, regolatevi voi. Lo scheletro come mummia, e sempre un bella cosa a tenerla.

ERNESTO: Noi la vendiamo con dispiacere, ma non possiamo fare diversamente. Voi adesso la vedrete, la osservate minutamente, noi ve la lasceremo anche fino a domani, e se poi non volete acquistarla, fa lo stesso, si porta via e buona notte. Una mummia come quella, si trova sempre a vendere, non è vero?

ROCCO: Si capisce.

ALESSIO: Va bene, così faremo... Ah! Eccola qua, la stanno portando.

 


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