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ALL’EGREGIO SIGNOR PASQUALE PETITO
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ALL’EGREGIO SIGNOR PASQUALE PETITO
Poiché non v’è scolarello che, uscito appena dai primi studi liceali, non si faccia saltare il ticchio di scrivere drammi, commedie, tragedie, ho pensato farmi prendere anch’io da questa specie di mania, ed ho voluto scrivere una commedia. Fin qui, poco male; quello che è più da rimarcarsi, è che ho voluto addirittura scriverla in versi, onde elevarmi un poco dalla sfera comune. Capisco bene che molti rideranno e arricceranno il naso a questa mia presunzione; ma che vuoi, caro il mio Pasqualino? Chi non risica non rosica, ed io ho risicato d’avere il biasimo generale, per rosicar (forse) qualche applauso e qualche encomio. Ho risicato; il busillis sta nel sapere se rosicherò. Ai posteri l’ardua sentenza.
Ti presento dunque, Persicone mio figlio. Non prendiamo equivoci; non è mio figlio che ti presento, ma è una commedia, o, se vogliamo, uno scherzo comico in due atti.
Ti ricordi di Persicone? Questo pseudonimo impostomi dal compianto padre mio, mi sta nel cuore come la più cara memoria dell’autore dei miei giorni. Iddio volle privarmi di lui, ed io voglio perpetuarne la rimembranza…Diavolo! Sono andato nel serio; ma il serio non è fatto né per me né per te, quindi torniamo a bomba.
Tutti gli uomini desiderano avere un figlio, perché si perpetui il proprio cognome; io voglio perpetuare Persicone, e poiché non posso impor questo nome a un figlio di carne, lo impongo a un figlio di carta, e ne formo una commedia…
Ma questo povero bambino di carta non poteva venire al mondo senza una guida, senza un protettore… A chi raccomandarlo? A te, mio vero amico; a te, che in mille incontri, mi hai addimostrato l’affetto sincero di un fratello, a te dedico, e raccomando questo mio lavoraccio. Fa come se fosse cosa tua; e se lo vilipendono, tu difendilo, e se lo accusano, tu sostienilo.
Son sicuro che tu accetterai il dono sincero d’un amico, e la tutela che t’impongo. è poca cosa, lo so; ma tu non riguardare il dono, bensì abbi sempre un pensiero affettuoso pel donatore che si vanta d’essere
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