Eduardo Scarpetta
Persicone mio figlio

ATTO PRIMO

SCENA SESTA   Nicola (con due lettere) e dette.

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SCENA SESTA

 

Nicola (con due lettere) e dette.

 

NICOLA: Permette la signora?..

GIULIA: Che c’è, Nicola? Parla: Errico è che ti manda?

NICOLA: Signora, certamente, e che ci vuoi domanda? (m. le let.) Egli mi ha dato queste, la prima voi leggete, Il resto poscia a voce da me l’apprenderete.

GIULIA (prende la lettera, l’apre e legge): “Mia sola speme al mondo, core di questo petto, Iersera ho ricevuto il caro tuo biglietto. Non vale più il ripetere che t’amo ardentemente, Che te soltanto bramo, te adoro immensamente. Tu dici che vorresti parlarmi da vicino; Il mezzo l’ho trovato, domanda a Nicola. Egli può dirti tutto... è un servo assai fidato, Non apre bocca mai, io l’ho sperimentato Mi firmo in fretta” — eccetera. Or parla, Nicola, Qual mezzo c’è per poi vederlo da vicino?..

NICOLA: Il mio padrone disse che il mezzo è già trovato. Vi dico ch’è buonissimo, è proprio ben pensato! Vostro fratello spesso guarda da quel balcone, E guarda la sorella con occhio di passione. La quale per ischerzo, per rider solamente, Lo corrisponde, e finge d’amarlo immensamente.

GIULIA: Ebbene?..

NICOLA: Al mio padrone saltava nel cervello Di farci entrare in mezzo un po’ vostro fratello. E questo bel pensiero, onde mandare a effetto... Ei scrisse a vostro padre questo gentil biglietto. Affin che lo leggiate ei non lo suggellò; Quando l’avrete letto...

GIULIA: Io lo suggellerò!.. Dammelo qua...

NICOLA (glielo ): Tenete.

GIULIA (apre e legge): “Signore, mio garbato”, Oh! bravo il signorino! Ancor non gli ha parlato, E scrive così franco! (Legge:) “La prego a perdonare Se mai con questa mia la vengo a incomodare. Ma egli è che mia sorella, che tanto voglio bene, Per il suo figlio proprio si trova fra le pene!”. Ma sì che c’è da ridere...

NICOLA: Leggete, signorina...

GIULIA: “Essa pel suo figliuolo non mangia la mattina! La notte più non dorme, la notte è sempre desta. Signore, mia sorella può perdere la testa! E se la poveretta, signor, vuoi salvare, Il suo figliuol le faccia prestissimo sposare”. Ma insomma, perché questo?

NICOLA: Dite, acconsentirà?

GIULIA: Certissimo, ma il mezzo?

NICOLA: Il mezzo, eccolo qua. Avendo vostro padre a questo ... Cioè che suo figlio a quella per marito, Dirà che vuoi vedere questa gentil donzella, Allora, il mio padrone vien qua con la sorella. E nel vedervi, finge d’essersi acceso in core. E al padre chiede subito compenso a tanto amore. Se questi poi rifiuta, e a lui non vi vuoi dare, Ei dice: mia sorella non più maritare. Nell’udir questo il figlio, cioè Don Persicone, Avendo dentro il petto un poco di passione, Costringerà suo padre, il qual consentirà Al vostro matrimonio.

GIULIA: E allora sposerà Puranco la sorella di Errico?

NICOLA: Ma che dite... Ella non può sposarlo, ancora non capite Che quella è maritata: voi prima sposerete, E dopo a Persicone l’imbroglio scioglierete.

GIULIA: Compresi tutto. Bravo! Davvero ben pensato. E dimmi: alla sorella ha questo raccontato?..

NICOLA: Sicuro, ella sa tutto, sa tutto anco il marito.

GIULIA: Ei pur lo sa?

NICOLA: Certissimo, e pur v’ha acconsentito.

GIULIA: Oh! qual piacer!

NICOLA: Leggete, che sta per terminare.

GIULIA (legge): “Stamane mia sorella vuole con lei parlare... Perciò, verremo entrambi, s’ella il permetterà. Ed oggi stesso il tutto conchiuder si potrà: Intanto, io la ringrazio, mi firmo...”.

MARIETTA (che ha guardato in fondo): Viene gente! Il padre vostro viene col figlio certamente.

GIULIA: Oh! Dio! Se se ne accorge!

NICOLA: Perché vi spaventate? Anzi allegria bisogna che adesso dimostriate. Datemi qui la lettera... (La prende.)

MARIETTA: Padrona, eccola qua.

 


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