Eduardo Scarpetta
Persicone mio figlio

ATTO PRIMO

SCENA NONA   Nicola, Errico, Carlo, Chiara e detta.

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SCENA NONA

 

Nicola, Errico, Carlo, Chiara e detta.

 

NICOLA: Da questa parte.

GIULIA (abbracciandolo): Errico!

ERRICO: Giulietta del mio core.

GIULIA: Mia Chiara, dammi un bacio, tu come stai? (Vedendo Carlo s’inchina.) Signore...

ERRICO: Ebbene, che mi dici? Tuo padre dove sta?

GIULIA: è dentro per vestirsi, fra breve egli uscirà.

ERRICO: Che disse della lettera?..

GIULIA: Ti pare, n’ha piacere... Davver che fu magnifico cotesto tuo pensiere.

CHIARA: Ma intanto mio marito chi mai si fingerà?

ERRICO: Diremo ch’è un amico, ch’è tuo cugin dirà. Sorella, ti ripeto fa quello che t’ho detto, Fingi d’amarlo assai, e ne vedrem l’effetto.

CHIARA: Non dubitare.

CARLO: Errico, vorrei sapere un poco, Quando poi va a finire cotesto brutto gioco? Cotesto è un brutto scherzo, si tratta della moglie, E tu capisci che s’ella mi si toglie, Io non starmi zitto.

ERRICO: Tu parli da ragazzo!

CARLO: Ma se si fa davvero?

CHIARA: Davver? Ma che sei pazzo?.. Tu credi ch’io potrei mancare al mio dovere, E poi con quello stupido...

CARLO: Ma fammi un po’ il piacere, E senti quel ch’io dico. Se mai quel lanternone, Davvero dentro al core avesse una passione, E ti volesse a forza sposar, come si fa?

CHIARA: Se questo mai succede, il ver si scoprirà...

CARLO: Basta, alle corte, senti: finché ben chiaro è il giorno, Acconsento allo scherzo ma quando è notte, un corno, Alla luce del sole... Sta ben, ve lo permetto, Ma quando tutto è buio... capisci...

CHIARA: Te l’ho detto Che tu mi sembri un cavolo; tutto sarà finito, Prima di questa sera, carissimo marito.

CARLO: Così va bene.

GIULIA: Oh! grazie di cuore, o mio signore, Così date un sollievo al nostro afflitto core. Il nostro amor sarebbe solo così beato...

CARLO: Purché non sia, mi spiego, qualche altro incoronato.

ERRICO: Orsù, parlossi troppo: Chiarina è una donnetta Che sa quel che conviene, che sa quel che le spetta... E inver non c’è pericolo... ma zitto, che vien gente...

GIULIA: Oh! Dio! Giunge mio padre, né concludemmo niente.

ERRICO: Ci penseremo poi... per ora... alla finzione... Chiara, ti raccomando quel caro Persicone. Digli d’amarlo, fingi che sera, notte e giorno Tu sospiri, tu brami di possederlo...

CARLO: Un corno! Neppure per ischerzo si parli di possesso... Oppur, corpo d’un asino, diventerò un ossesso!

ERRICO: Sta zitto, bietolone... ma già, tutti i mariti Non sanno far che chiasso.

GIULIA: Oh! presto! Ai nostri siti. è qua mio padre insieme al caro mio fratello...

CARLO: Moglie.., tu mi capisci? Diventerò un Otello!..

 


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