Eduardo Scarpetta
Persicone mio figlio

ATTO SECONDO

SCENA ULTIMA   Persicone (barcollando) e detti.

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SCENA ULTIMA

 

Persicone (barcollando) e detti.

 

PERSICONE: Mia Chiara... fuggiremo... tu m’appartieni.

MARCHESE: Figlio!.. Mi fai pena grandissima, e sei quanto un coniglio!

PERSICONE: Chiara...

MARCHESE: Che Chiara... smetti cotesto tuo pensiero... Essa è già moglie a un altro.

PERSICONE: Voi siete un menzogniero!.. Io me la bacio, guardami. (Abbraccia e bacia una sedia.)

MARCHESE: Ma tu che stai facendo?... Capisci o non capisci? è maritata?…

PERSICONE: è maritata! Infamia! Ed io chi sposerò?..

MARCHESE: Col tempo...

MARIETTA: (E con la paglia...).

MARCHESE: Io moglie ti darò.

PERSICONE: Papà, voglio la moglie, per forza la pretendo... Se no, corpo di bacco, io faccio un chiasso orrendo! M’avete già promessa una consorte amata, Ed ora che la voglio, mi dite è maritata...

MARCHESE: Ma figlio mio, rifletti, adesso non ci sta... Col tempo, Persicone, te la darà papà.

PERSICONE: Non voglio sentir chiacchiere, voglio sposare adesso, O per la rabbia immensa diventerò un ossesso; Vorompere i cristalli, e quanto trovo sano. Papà, te lo ripeto, sai che non parlo invano! O subito una moglie tu mi farai sposare... O qualche che da rompere, papà, fammi trovare...

MARCHESE: Figlio, non c’è che rompere, neppur la moglie c’è, Mettiti il core in pace, t’accheta, senti a me.

PERSICONE: Non v’ho calmarmi un corno!

MARCHESE: Io sono disperato!.. Perché di dargli moglie in testa m’è saltato?,. D’un padre così misero chi mai pietade avrà? Una moglie a mio figlio, deh! chi la troverà? (Volgendosi al pubblico:) Signori gentilissimi, se qualche figlia avete, Vi prego di dirigerla a me, se lo volete. Io le offro un bel consorte, il caro Persicone... Come! Vi faccio ridere? Ah! somma confusione!.. Nessun vuole mio figlio? Io meco lo terrò... Da padre e pur da moglie, se tocca, gli farò...

PERSICONE: Papà, chi tace afferma...

MARCHESE: No, quel tacere è brutto! E s’essi ancora tacciano, io mi rattristo tutto. Anzi, pregarli è d’uopo, che facciano baccano.

PERSICONE: E che baccan?..

MARCHESE: Nol sai? Quel battere di mano, Che ti solleva l’anima, che ti consola il core.

PERSICONE: Papà, tu che mi dici? Consola quel rumore?.. Allora, miei signori, se mogli non avete, Io credo che le mani voi tutti . E se con quelle chiasso da voi qui si farà, Contento fia moltissimo il povero papà... Ed io pur son contento, or che non son marito, Se invece delle mani voi batterete un dito!...

 

(Cala la tela.)

 

Fine dell’atto secondo

 

FINE DELLA COMMEDIA

 


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