Eduardo Scarpetta
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ATTO TERZO

SCENA ULTIMA   Boroboamo, e detti

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SCENA ULTIMA

 

Boroboamo, e detti

 

BOROBOAMO: Fermatevi tutti!

TUTTI: Chi è chisto?

FELICIELLO (dando un grido): Ah! Lo vi ccà chillo che m’ha arrubbato!

BOROBOAMO: No, quello che vi ha salvato!

TUTTI: Salvato!

BOROBOAMO: Voi stavate per consegnare il portafogli col denaro a Nicola, che, avendo visto mancargli il colpo, cercava ingannarvi e così rubare il denaro, e vi era quasi riuscito; ma io stava nascosto di dietro all’armadio, quando voi siete venuto col portafogli per darlo a Nicola: pochi momenti prima egli era uscito dalla vostra casa da me obbligato. Credevo che con le buone mi avreste dato il portafogli, e avreste creduto alle mie parole. Ma chi sa per chi diavolo mi avevate preso, e non volevate darmelo: allora sono stato costretto di farmebo dare con la forza, ed eccolo qua. Vi prego di lasciare questo povero giovine, egli è innocente.

TUTTI: Innocente!

GUARDIA: Ma signore...

BOROBOAMO: è innocente! Io ve lo garentisco. (Gli la sua carta.)

GUARDIA (dopo letto): Basta così. Signori... (Via.)

FELICIELLO: Mamma mia! Ma è overo, o non è overo?

DOROTEA: Nepote mio!

ASDRUBALE: Signore... Ma spiegateci...

BOROBOAMO: A voi preme solo sapere che Nicola ha ubbriacato costui per prendersi il portafogli col denaro...

PULCINELLA: Io l’aveva ditto!

ASDRUBALE: E D. Felice?

BOROBOAMO: Dovete ringraziarlo: egli ha messo il portafogli falso nel cassettone e si ha preso il vero, credendo trovarci lettere non denaro. Nicola poi avendo trovato un biglietto nel portafogli scritto da D. Felice e diretto a vostra figlia, subito è andato in casa di questo povero giovine, e con sotterfugi, con bugie, stava per farsi dare il vero portafogli, ma io però, io che l’ho sempre seguito nei suoi passi, ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque altro al mio posto.

MARIUCCIA: Cielo mio, te ringrazio!...

DOROTEA: Ah, che pozzate campà millanne!

CARLINO: (Io adesso muoio!).

ASDRUBALE: Signore mio, io ve ringrazio assai, assai!

LUCREZIA: Povero D. Feliciello, aveva ragione!

DOROTEA: E comme! Nepoteme era mariuolo!

BOROBOAMO: Ecco dunque il vostro portafogli col denaro.

FELICIELLO: Ah! signore, lassate che ve vaso le mmane! Dunque era vero chello che me diciveve? Dunque Nicola m’ha ingannato, e io credeva invece... Oh, signore, già che è chesto, ricordatevi che voi mi avete data la parola d’onore che me faciveve sposà a Mariuccia.

BOROBOAMO: E la sposerete.

TUTTI (meno Dorotea, Pasqualino e Mariuccia): Come!

BOROBOAMO: Sì, la sposerete!

CARLINO: Voi che cosa dite? Mariuccia ha da essere mia moglie, D. Asdrubale mi ha data la sua parola d’onore.

BOROBOAMO: D. Asdrubale ritirerà la sua parola, e darà invece sua figlia a D. Felicetto.

CARLINO: Oh, questo è impossibile!

BOROBOAMO: Pare a voi, io ho credo possibilissimo.

ASDRUBALE: Ma signore, io non posso...

FELICIELLO: Ma che cos’è voi vi parlate col voi? D. Asdrù, ma ho sapete o no, che chisto signore è lo frate vuosto?

ASDRUBALE: Fratemo!

FELICIELLO: Sissignore, isso stesso stammatina me l’ha ditto.

ASDRUBALE: Tu che dice?

BOROBOAMO: Dice la verità. Sì, io sono Boroboamo, tuo fratello: erano 21 anno che non ti vedeva, mi sono presentato sotto altro nome per... per mie vedute.

ASDRUBALE: Comme! Che sento! Tu sì Boroboamo, fratemo! Tu! Abbracceme, frato mio, caro caro! (abbracciano.)

MARIUCCIA: Zi zio mio!

BOROBOAMO: Non credo che vorrai dispiacermi per la seconda volta?

ASDRUBALE: Comme sarrìa a dicere?

BOROBOAMO: Bramo che si faccia questo matrimonio fra tua figlia e Feliciello.

ASDRUBALE: Oh, sicuro! Ma...

BOROBOAMO: Ma che cosa? Essi verranno in casa mia e non avranno che desiderare: non ho figli, non solo, ciò che tengo è vostro.

ASDRUBALE: Oh, bravo, spusate, e lo Cielo ve pozza benedicere!

MARIUCCIA: Feliciello mio!

FELICIELLO: Mariuccia cara cara!

CARLINO: Signor Asdrubabe, e la vostra parola?

ASDRUBALE: Che parola, e parola. Jesce fora, pezzente muorto de famma. M’ha ditto tanto male de chillo povero Feliciello.

CARLINO: Ma signori...

PULCINELLA: Quando un galantuomo vi ha detto uscite fuori con belle maniere, mi pare che basta: iesce da la via de fora. (Lo prende a calci.)

CARLINO: Ah!... Piano, piano... (Via.)

ASDRUBALE: D. Ansè, domani sarete soddisfatto.

ANSELMO: Va bene.

ASDRUBALE: Intanto Nicola che io credeva tanto buono, me steva facenno chillo piattino!

BOROBOAMO: Oh, ma basta adesso, non si pensi più al passato. Venite tutti con me in casa mia, colà faremo imbandire una mensa e così solennizzeremo queste nozze. Andiamo. (Viano tutti e restano Felice e Mariuccia.)

MARIUCCIA: Feliciè, simmo sposate.

FELICIELLO: Sì...

MARIUCCIA: contento?

FELICIELLO: Sì.

MARIUCCIA: Jammo dinto a la casa de zi Boroboamo.

FELICIELLO: Sì.

MARIUCCIA: mangiarrammo e vevarrammo allegramente.

FELICIELLO: Sì.

MARIUCCIA: Spiere niente cchiù?

FELICIELLO: Sì.

MARIUCCIA: Sì? E che cosa?

FELICIELLO: Il compatimento di questo rispettabile pubblico!

 

(Cala la tela.)

 

Fine dell’atto terzo

 

FINE DELLA COMMEDIA

 

 

 

 


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