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ATTO TERZO
SCENA SETTIMA FELICE (di dentro): Che dentista, che genio, non c’è che lui, non c’è che lui!
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FELICE (di dentro): Che dentista, che genio, non c’è che lui, non c’è che lui!
CARMENIELLO: Chi è?
SAVERIO: (A chillo mò le dongo 10 mila lire e ne lo manno!). è no pazzo, non lo date retta sta facenno chello da mez’ora... anzi a proposito, voleva dirvi una cosa. Siccome domani sera io dò una festa; così spero che mi vorrete onorare.
CARMENIELLO: Verremo con tutto il cuore.
SAVERIO: Una carrozza verrà a prendervi fino a casa.
ALESSIO: Tutto è fatto! (Esce con Tot.)
SAVERIO: Professò, domani sera io dò una festa, mi onorate?
ALESSIO: Con tutto il cuore ma...
SAVERIO: Voi tenete la mia carta di visita con l’indirizzo.
ALESSIO: Ah, sicuro. (Prende il biglietto sul tavolo.) Ma sa io tengo la famiglia.
SAVERIO: La porterete, anzi mi fa piacere, quanta più gente porterete meglio è.
ALESSIO: Va bene vi ringrazio.
SAVERIO: A rivederci, Totonno, andiamo — Signora, Cavaliere — a domani sera. (Via con Tot.)
ALESSIO: E a voi, signora, che cosa debbo servire?
ELISA: Mio zio deve farsi cavare un dente.
CARMENIELLO: Sì, quando son venuto mi faceva molto male ma adesso il dolore mi è passato.
ALESSIO: E non lo volete tirare?
CARMENIELLO: No, è meglio che lo facciamo stare dove si trova.
ELISA: Allora facciamo così, se questa notte il dolore s’incalza ritorneremo domani.
CARMENIELLO: Sì, sì, meglio così.
ELISA: A rivederci. (Elisa via.)
CARMENIELLO (sotto la porta): La conserva. (Via.)
ALESSIO: De puparuole. Sto pensanno l’invito che m’ha fatto chillo, llà sà che festa sarrà?!...