Eduardo Scarpetta
Romanzo d'un farmacista povero

ATTO QUARTO

SCENA TERZA   Saverio, Elisa, Totonno e Nannina.

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SCENA TERZA

 

Saverio, Elisa, Totonno e Nannina.

 

SAVERIO: Qui, qui, signorina, in questa sala.

ELISA: Si, dentro c’è un caldo da morire. (Chi si poteva mai credere che Nannina fosse venuta qui.)

SAVERIO: Se vi fa incomodo a soffiarvi, chiamerò uno dei miei servi, e vi farò soffiare.

TOTONNO: Non volete più ballare, vi siete già stancata?

NANNINA: No, caro signore, quando si tratta di ballare, io sono instancabile. Sere fa, al veglione, io ballai tutta la notte.

ELISA: Signor Conte, la vostra festa, è stata veramente splendidissima, ve ne faccio i mie complimenti.

SAVERIO: Oh, ma niente, per carità, la festa è bella perché ci siete voi.

NANNINA: Conte, siete mai stato a qualche veglione?

SAVERIO: Sì, una sola volta sere fa, io non aveva idea, mi divertii moltissimo, andai con quest’amico, e fu che ebbi la fortuna d’incontrare un amabile folletto chè m’ha fatto perdere la capa! (Con significato, verso Elisa.)

NANNINA: Eh, signor Conte, nei veglioni bisogna starsi attento ai folletti, io che quel folletto ballava con molta forza, tanto che vi fece venire l’affanno, e voi le diceste. (Con voce fina.) Abbia pazienza carina, io non mi fido più!

SAVERIO: Sì, è vero, (a Elisa.) (Nce l’avite ditto vuje?)

ELISA: (Io? No).

SAVERIO: (Totò nce l’haje ditto tu?).

TOTONNO: (No).

SAVERIO: (E chi nce l’ha ditto?). Scusate signorina, chi ve l’ha detto?

NANNINA: Eh, caro Conte, io, dovete sapere che parlo col diavolo!

SAVERIO: Eh! (Ridendo.) Parlate col diavolo?!.

NANNINA: Sicuro! E volete sapere come stavate vestito?

SAVERIO: Seh, vogliamo saperlo.

NANNINA: Da pagliaccio!

SAVERIO: Oh, questo è forte. (A Elisa.) (Nce l’avite detto vuje?)

ELISA: (No).

SAVERIO (a Totonno): (Nce l’haje ditto tu?).

TOTONNO: (No).

SAVERIO: Va bene, qualcheduno ve l’ha detto.

ELISA: Signor Conte, qui non siamo venuti per parlare del vostro folletto. Se non vi dispiace vorrei un gelato.

SAVERIO: Un gelato? Ma subito, vado io stesso.

NANNINA (a Tot.): Se non vi dispiace uno anche per me.

TOTONNO: Subito. (Viano.)

ELISA: Voglio sperare Nannina, che non farai una scenata questa sera.

NANNINA: Scenata? E pecché aggio scenata?! Ah, forse te cride che me sopigliata collera pe chello che haje fatto. Al contrario, n’aggio avuto piacere, anze te dico è stata na bella tirata de mente.

ELISA: Tu mi dicesti che un vecchio non l’avresti sposato, ed ecco perché io feci...

NANNINA: Ah, hai fatto bene, ti sei regolata bene, spero però, che m’inviterai allo sposalizio?

ELISA: Ma tu scherzi?

NANNINA: Scherzo? Ma no, io parlo seriamente.

ELISA: Dunque siamo in pace?

NANNINA: In perfetta pace! (Si baciano.) Dunque quanno spuse m’inviti?

ELISA: Ti pare, sarai la prima.

NANNINA: (E staje fresca, chillo è nzurato!).

 


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