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Saverio, Totonno e detto poi Felice.
SAVERIO (con gelato): Ecco servita.
TOTONNO (con gelato): A voi, signorina.
ELISA: Oh, signor Conte, troppo gentile, portarlo voi stesso.
SAVERIO: è dovere!? dovere! Nient’altro che dovere. (A Totonno in disparte:) Totò, comme ti pare, sarrai no buono momento chisto pe nce parlà?
TOTONNO: Sicuro! Dinto se stanno piglianne li rinfresche, lo zio sta vicino a lo buffè, e sta vevenno a meglio a meglio, che nce aspettate.
SAVERIO: La panza de moglierema saje che fa? S’è ammuscaita, s’è ncerata?
TOTONNO: No, non saccio niente, ma pe stasera ha da venì quacche telegramma.
SAVERIO: Sà che buò fà Totò... torno torno, vattenne a la via de dinto, nzieme co chella figliola, pecché mò me faccio animo e coraggio, nce la mmocco e felicenotte.
TOTONNO: Va buono ho capito. (A Nann.) Signorina, vogliamo andare a vedere la loggia?
NANNINA: Con tutto il piacere.
TOTONNO (si mette a braccetto Nann.): Signori con permesso?
TOTONNO (a Sav.): (Mmocchete mmò!). (Viano.)
SAVERIO: (Quanto è bravo Totonno pe sti cose! Eccoci soli, ma quanto è bella! mamma mia, mpietto me fa comme a no pollasto, ccà nce vò coraggio). Signorina...
ELISA: Pare che sarebbe tempo.
SAVERIO: Avete ragione, ma che volete, non vi ho detto niente fino a questo momento, perché non ne ho avuto mai il coraggio, e poi perché stava sempre vostro zio avanti, e la ragione di questa festa, è stato appunto per invitarvi, e così potervi parlare con libertà.
ELISA: Signor Conte, io non comprendo perché dovevate parlarmi senza mio zio presente, sapete bene che in questo affare, è un personaggio interessante.
SAVERIO: Lo sò, lo sò, ma non tanto interessante veramente. Basta facciamo che fosse interessante signorina Elisa, voi avete potuto vedere se vi amo, che cosa non ho fatto per voi, che cosa non farei per farvi contenta. Io mandai via tutte le carrozze quella sera, per avere il piacere di offrirvi la mia, io ho comprato il vostro portinaio, il quale mi faceva sapere dove andavate ed io venivo a trovarvi. Feci tirare un dente buono al mio amico per venire dal Dentista e quando io morirò, quel dente sarà pagato centomila lire. Insomma per voi signorina Elisa, io farei qualunque cosa.
ELISA: Vuol dire che voi mi amate molto?
SAVERIO: Alla follia! è un amore troppo terribile, un amore che non si può spiegare, un amore d’animale! La notte penso sempre a voi e non posso chiudere occhio. Stanotte per dormire un poco m’aggia avuta mettere co la panza sotto.
SAVERIO: Non ridete, non ridete, non la prendete a scherzo, io v’amo troppo!
ELISA: Signor Conte, io trovo che non c’è bisogno di dirmelo, tutto quello che avete fatto, me ne fa essere sicura ma non è questo il tutto che volevate dirmi?
ELISA: E troppo poco, signor Conte.
SAVERIO: Come è troppo poco?
ELISA: Ricordatevi che dovete dirmi qualche cosa di più serio.
SAVERIO: Ah, sicuro... volevo dirvi che anche io voglio essere ugualmente amato da voi.
ELISA: Questo per esempio è anche inutile.
ELISA: Voi che cosa, mi scriveste? Se io vi sono simpatico, se voi mi amate, il segnale sarà questo: quando io verrò a bussare al vostro palco, voi rispondete: Il signore ha sbagliato, non è qui. è vero?
ELISA: Dunque, c’è poco da dire, poco da discorrere, mio zio è dentro, parlateci, e sposiamo.
SAVERIO: (è na parola! chesta non sape la panza de moglierema!). Ecco qua, Elisa, ascoltatemi un poco... io ti parlo francamente... io per ora non posso sposarti... c’è di mezzo un brutto ostacolo... Ti amerò, farò tutto quello che vuoi, ma non posso sposarti.
ELISA: (Ah! Vecchio temerario!)
SAVERIO: I miei 10 milioni sono tuoi, Elisa...
ELISA: Basta, basta, signore! Voi avete sbagliato, io non sono la donna che voi cercate, e da questo momento vi proibisco di rivolgermi più parola. Se io avessi potuto solamente immaginare, una simile proposta, non avrei accettato il palco, né sarei venuta qui questa sera.
ELISA: Non una parola di più! (Ah, se potesse vendicarmi!) (Esce Felice.)
ELISA: Ah, eccolo là quel caro simpatico D. Felice... Avanzatevi.
FELICE: A chi? a me?
ELISA: Si a voi.
FELICE: Neh, permettete?
SAVERIO: Fate. (Felice va vicino ad Elisa.)
FELICE: E me lo domandate? Io per causa vostra mi stavo sparando.
ELISA: è lo stesso, e perché?
FELICE: Perché vi amavo troppo! Perché non potevo vivere senza di voi.
ELISA: Ebbene D. Felice, io voglio riparare a tutto il male che vi ho fatto, se voi mi amate ancora, vi sposo subito.
FELICE: Possibile! Signorina, ma voi mi fate morire!
ELISA: Si, perché voi siete gentile, siete grazioso, siete simpatico, e non sò perché, questa sera siete più bello del solito.
FELICE: Pecché tengo la sciassa.
ELISA: Noi ci ameremo sempre, la nostra sarà una vita di gioia, di piaceri, di allegria.
FELICE: Ma vostro zio poi acconsentirà?
ELISA: Sicuro che acconsentirà, anzi, andiamo dentro a parlarci. (P.a.)
SAVERIO: Signora badate a quello che fate, pensate che coi miei mezzi, sono capace di qualunque cosa.
ELISA: Ah, ah, ah! Mi fate ridere!
SAVERIO: Non ridete, io tengo 10 milioni!
ELISA: Signor Conte, ricordatevi che l’oro non compra tutto! (Via.)
FELICE: E che sta no cuorno, cinche solde! (Via.)
SAVERIO: Oh... Sangue de Bacco, questo non me l’avarria maje aspettato!... che veco, vene lo zio da chesta parte Ah! Si potesse...