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Sentieri dell'odio
(Pugnali)
L'attacco è finito. Le perdite non sono
ingenti. I nemici si sono dispersi a ventaglio, fuggendo in varie direzioni nel
folto della foresta. Un rapido consulto. Possiamo prenderli. Ci dividiamo in
squadre e partiamo di corsa.
Le guide indigene seguono le tracce.
Via, a capofitto, non possono immaginare che
siamo dietro di loro.
Ma di colpo la guida si ferma, il gruppo si
blocca, le orecchie tese, ha sentito qualcosa.
Sono urla.
La cosa più agghiacciante che abbia mai
udito.
Urla di bambini.
Avanziamo con prudenza, attenti che nessuno
filtri tra le maglie dello schieramento. Brividi. La netta sensazione
che oltre l'intrico di alberi si celino mostri.
Le grida cessano all'improvviso e la squadra
ha un sussulto unanime. Respiro paura, come se qualcosa di maligno si
annidasse nella boscaglia.
Nella piccola radura sorgono tre capanne
miserabili.
Sono ubriachi.
La stanno violentando a turno. Ne conto
dodici.
E' una donna giovane. Stravolta, li incita a
penetrarla uno dopo l'altro.
A terra giacciono le tre figlie. Morte.
Non più di dieci o dodici anni.
Tra le gambe spalancate, una rosa
rossa di sangue.
I genitali sono stati squarciati dai coltelli
per facilitare lo stupro.
Appiattito sul terreno, annichilito
dall'orrore. E' lì davanti, a non più di venti metri, così enorme e
agghiacciante da impedire gesti e pensieri.
L'unica cosa che cresce dentro è il
desiderio intenso di spazzarlo via.
Premo il grilletto e tutte le nostre armi
fanno fuoco all'unisono.
Cadono tutti. Ma nessuno ha sparato per
uccidere.
Avanziamo tra le capanne come fantasmi.
Qualcuno ha un moto di pietà per la madre impazzita e le dona una morte rapida.
Anche i feriti gravi vengono finiti con un
colpo alla testa.
Restano gli altri. Quelli abbastanza lucidi
per capire cosa li aspetta.
Implorano in ginocchio e biascicano
suppliche tra le lacrime.
Non riesco a piangere né a vomitare.
Raccolgo i cadaveri delle bambine e glieli trascino davanti agli occhi.
Uno solo non ha i calzoni macchiati
di sangue. Si stringe la testa tra le mani e si maledice, anche se quei
corpi non li ha toccati.
Di fronte alla bocca della pistola, prima di
morire, ha quasi un'espressione grata.
Gli altri urlano e si contorcono. L'odio e
il disgusto salgono in gola.
Nessuno parla mentre arroventiamo i pugnali
sul fuoco.
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