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Vitaliano Ravagli -Wu Ming Asce di guerra IntraText CT - Lettura del testo |
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Da quando è andato a studiare a Bologna, non era mai successo che Daniele si facesse vedere così spesso qui in paese. Tre volte nelle ultime due settimane? Eh, almeno. La volta del matto re e due torri contro re, poi quello con regina, alfiere e cavallo, e l'ultimo, sì, vergognoso, con la mossa del barbiere, che gliel'avrò spiegata quando aveva otto anni ed era da allora che non si faceva più fregare in quel modo. Ma è distratto, si vede, non è solo il lavoro, si dev'essere preso una cotta per una ragazzina, una più giovane, e allora addio, io non ho mica da pensare a certe cose, parto già in vantaggio. La Giovanna dice che lo aspetta anche per oggi, e infatti m'è parso di sentire la sua macchina, un paio d'ore fa, ma non sono mica sicuro, stavo riposando, può darsi anche che mi confondo. In ogni caso la scacchiera la preparo lo stesso, Daniele o no, che tanto ormai ho trovato un compagno fisso, e una partita al giorno non me la toglie nessuno. Se vado avanti così, potrei diventare il miglior scacchista ottantenne d'Italia. Anche se questo è un osso duro, pensavo sapesse appena giocare, invece la prima volta mi ha distrutto, una vera Caporetto, anche perché ero convinto di batterlo con poco e non mi sono concentrato bene. E già che ci sono metto in fresco una birra per Daniele e la bottiglia d'orzata, che quell'altro gli alcolici non li beve.
Stavolta il rumore è quello, una macchina che finché cammina neanche a parlarne di portarla dal meccanico, senti qua che ruggia, quel motore. E scommetto che la sta parcheggiando sotto il fico, che gliel'avrò detto mille volte che dopo si ritrova il parabrezza tutto impiastricciato di resina, ma niente, non la vuole capire, eccolo lì, l'avvocato, proprio sotto il fico. «Direi proprio di sì, non mi lamento.» «E come va col nuovo inquilino?» Vuoi vedere che alla fine mi sono scordato di mettere la birra in frigo? Qua non c'è… «Eh? Ci intendiamo abbastanza bene, a parte il fatto che mi ha già battuto due volte a scacchi.» Beh, insomma, dove vuoi che l'abbia infilata? Ricapitoliamo: sono andato di là a prendere le bottiglie… «A scacchi? E dove ha imparato a giocare a scacchi?» «In Germania, dice. E dev'essere vero, perché ha uno stile nordico, molto freddo, calcolatore.» …poi sono venuto di qua, ho aperto il frigo, ha suonato il telefono…Vuoi vedere che sono sul mobile del telefono? «Sai che ti avevo messo una birra in fresco e invece l'ho lasciata dal telefono? Vedi l'arteriosclerosi come galoppa? Stacci attento, che tu mi sembri uno predisposto. Ti va bene un Crodino? In fresco c'ho solo quello e del succo di pera. Cos'è che stavi dicendo, scusa?» Gli indico la sedia, se no quello non si ricorda nemmeno di sedersi, tanto è svampito. Poi tiro fuori i bicchieri. «Va benissimo il succo di pera, è il mio preferito. Ti chiedevo come vanno le cose con Travolta.» «Con chi?» «Con Ares.» «Ah già, che lo chiamate così… Va bene, si dà un gran da fare. Sai, per raccogliere la frutta non ci vuole molta esperienza, però Ares è contento, dice che appena ci sono i documenti gli fa un contratto e lo assume…» Tira fuori dalla tasca dei fogli e li schiaccia sul tavolo: «Per quello ci vorrà un po' di tempo, vedi, c'è ancora qualcosa da sistemare. Ma la buona notizia è un'altra: il ricorso al Tribunale dei minori non andrà avanti.» Non guardo neanche, tanto gli occhiali per leggere li ho lasciati chissà dove. E poi di quelle cose da avvocati non ci capisco niente. «Glielo dici poi con lui. Dovrebbe essere qui tra una mezz'ora.» Intanto prendo la scacchiera e la appoggio sul tavolo, piano piano, per non rovesciare i pezzi. Una mezz'ora per battere Daniele dovrebbe bastare. Se poi non sta attento al barbiere, anche molto meno. «Insomma, Daniele, non ti sembra strana tutta ‘sta cosa?» «In che senso?» Non capisce, pensa già alla morosa. «In che senso…tutta la storia, no? Dall'inizio: vieni qui a gennaio, parliamo di Soviet, e neanche sei mesi dopo la stessa branda dove dormiva lui è di nuovo occupata. E' solo una coincidenza?» «Ah, ho capito cosa vuoi dire. Mi sa che le coincidenze esistono solo per modo di dire.» La mette sul filosofico? Bene, vediamo se il barbiere colpisce ancora: fuori il cavallo. «Vuoi dire che se non era per quella chiacchierata…» Muove l'alfiere. Ancora non si è accorto di niente. «Voglio dire…Boh, non lo so neanch'io, fammi concentrare, va' là, se no poi finisce come al solito.» Accidenti. Non deve capire che mossa ho in mente, ci vuole un diversivo. Magari così, esco con l'altro cavallo. Invece, niente, capisce lo stesso, un passo del secondo pedone da destra e addio barbiere. Sto studiando una nuova strategia d'attacco, quando sento in corridoio i passi della Sina, che viene a salutare Daniele, lo bacia, come stai, come va la morosa, e quand'è che ti sposi… Un sacco di chiacchiere e tanti saluti alla partita. Alla fine batte le mani e vorrebbe metter via la scacchiera, ma io ci pianto una mano sopra. La solita scena delle sette. «Su, su, che devo apparecchiare. Daniele, resti con noi a mangiare, vero? Ho fatto i tortellini.» La solita sbadata: «Ecco, brava! Te l'ho pur detto che i tortellini non vanno bene…» Mi guarda con la faccia cattiva: «Ascolta, Cortesi, sono vecchia ma non sono cretina, sai? Ne ho tenuto da parte un piatto con dentro il manzo, invece del prosciutto. Non è proprio lo stesso, ma la differenza la sentiamo solo noialtri!» Bene. Anche oggi ho rimediato la mia bella figura di merda. Ma sono contento lo stesso, che da quando è morta mia madre, non ho mai mangiato dei tortellini più buoni di quelli della Sina. E invece d'apparecchiare, s'è messa dietro ai fornelli, e almeno dieci minuti di partita li abbiamo guadagnati.
Quando la porta di casa si apre, sulla scacchiera sono rimasti pochi pezzi. Un manipolo di pedoni bianchi, il cavallo, l'alfiere e una torre. I miei Neri attaccano con due regine e il cavallo. Daniele è più concentrato del solito, direi quasi sotto ipnosi, e non sente il rumore delle chiavi nella toppa. Forse non vede nemmeno che mi sporgo verso il corridoio e urlo: «Vieni, vieni, che il tuo amico sta prendendo la solita paga. Vedi se riesci a dargli una mano tu, Said.» Una partita memorabile. Il miglior scacchista ottantenne d'Italia contro un tunisino che gioca da tedesco e un avvocato innamorato. Speriamo solo che alla Sina non torni in mente di apparecchiare.
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