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Vitaliano Ravagli -Wu Ming
Asce di guerra

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  • PRIMA PARTE
    • 21 Tre fratelli, lo zio Ho e lo zio Sam (Storia disinvolta delle guerre d'Indocina. Laos)
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21

Tre fratelli, lo zio Ho e lo zio Sam

(Storia disinvolta delle guerre d'Indocina. Laos)

 

 

La prima guerra d'Indocina scoppia nel dicembre 1946. Di conseguenza, si rafforza la guerriglia nel Laos orientale. Kaisôn Phomvihăn, figlio di un vietnamita e di una laotiana, acquista sempre più importanza come dirigente del Partito Comunista Indocinese e ufficiale di collegamento tra i movimenti di liberazione dei due popoli.

Sūphanuvong proprio non riesce a stare fermo, riattraversa il Mekong e in Laos organizza unità miste Lao Issara/Vietminh. Ma i problemi non cambiano: munizioni scarse, pochi soldi, azioni sporadiche.

Per fortuna la Thailandia gli una mano: nel settembre del '47, a Bangkok, si forma la "Lega dell'Asia Sud-orientale", che unisce i nazionalismi radicali di tutta l'area, comprese Indonesia, Malaysia e Birmania. Sūphanuvong (e chi altri?) ne è segretario generale.

Purtroppo, meno di due mesi dopo, un putsch militare rovescia il governo di Bangkok e insedia il dittatore Phibunsongkhram. Tutto l'asse politico del paese si sposta a destra, proprio in coincidenza con l'inizio della guerra fredda.

Migliorano i rapporti fra Bangkok e Parigi e gli esuli Lao si trovano di fronte a un aut-aut: restare in Thailandia cessando ogni attività militare, o trasferire tutte le operazioni a est, lungo il confine fra Laos e Vietnam. La seconda scelta implica maggior cooperazione col Vietminh. Ovviamente, Sūphanuvong preme per lo spostamento sul fronte orientale. I suoi fratelli sono a dir poco perplessi, non vogliono legarsi a doppio filo col Vietnamtantomeno col comunismo internazionale.

Nelle file del Lao Issara aumenta il dissenso tra comando dell'est e comando dell'ovest; i dirigenti militari d'alto rango che operano dalla Thailandia accusano Kaisôn di essere solo un agente del Vietminh. Non capiscono che il Laos è soltanto uno dei teatri della guerra d'Indocina, e che ormai il conflitto con la Francia riguarda tutta l'area. E' già chiaro che prevarrà la linea di Kaisôn e Sūphanuvong.

Ma i dissensi fanno precipitare il morale interno, soprattutto fra i non-comunisti. Si aprono squarci in cui s'infilano agenti francesi: costoro contattano gli esuli più malleabili, offrendo loro l'indulto e cariche di responsabilità in cambio dell'abbandono della causa e del ritorno in Laos. E' la strategia retorica del "chi cazzo ve lo fa fare?".

Nel gennaio ‘49, in Laos sud-orientale, si forma la brigata Raxavong, primo nucleo del futuro Esercito di Liberazione del Popolo Lao. Ne è comandante lo stesso Kaisôn, addestrato allo scopo dall'Accademia Militare del Vietminh. Diventerà segretario generale del Partito Rivoluzionario del Popolo Lao, nato dall'autoscioglimento del Partito Comunista Indocinese.

Come in Vietnam, Partito ed Esercito rimarranno indistinguibili. Vanno considerati "mente politica" e "braccio militare" di un unico movimento, che passerà alla storia col nome di "Pathēt Lao".

Col supporto del Vietminh, la guerriglia si estende a tutto il Laos. Sūphanuvong combatte a nord, nella regione di Luang Namtha, e tralascia di rendere conto delle proprie scelte strategiche al governo in esilio.

A marzo, il "principe rosso" gioca una carta a sorpresa e invita ufficialmente Vietminhdisertori cinesi del Guomindang e volontari birmani a entrare in Laos per combattere i francesi. Il suolo thailandese scotta sotto i piedi del governo in esilio, con la giunta militare di Bangkok che minaccia di espellere il Lao Issara. Quest'ultimo è costretto a dissociarsi pubblicamente dalle scelte di Sūphanuvong.

Per tutta risposta Sūphanuvong si dimette da ministro, scrive al fratello Phetxarāt che rimanere in Thailandia è un atto di "infantilismo" e "vigliaccheria". Il governo in esilio replica accusandolo di agire in modo arrogante e credersi ormai "un piccolo dio", nonché tacciandolo di incompetenza per come ha organizzato le forze armate del Lao Issara, con uno Stato Maggiore pieno di non-laotiani e fondi neri provenienti dal Vietminh. Per Sūphanuvong, il governo in esilio è ormai irrimediabilmente fuori dalla realtà, è un governo solo "nominalmente" e "su basi fittizie". Che cazzo si credono? La resistenza è stata organizzata in condizioni d'emergenza, con adesioni volontarie e abnegazione individuale, armata e finanziata con ogni mezzo disponibile. Non c'era tempo di compilare libri mastri. Se lui stesso non si fosse sbattuto a tenere i rapporti coi vietnamiti, sul fronte orientale non ci sarebbe stata alcuna guerriglia.

 

 

 

A luglio, Francia e Governo Reale Laotiano fanno un passo avanti rispetto agli accordi del '46: una nuova Convenzione concede al Laos maggiore autonomia e sovranità, la co-gestione con l'Unione Francese del controllo sulle frontiere e della politica estera, nonché il diritto di chiedere l'ingresso all'ONU come stato indipendente. Ma l'esercito francese rimane padrone del territorio, e può reclutare liberamente cittadini laotiani.

Gli esuli del Lao Issara si dichiarano soddisfatti del grado d'indipendenza raggiunto dal Governo Reale, proclamano la cessazione delle ostilità e lo scioglimento del governo in esilio. A ottobre, il Governo Reale risponde concedendo l'indulto ai più moderati, già cotti a puntino dai negoziatori francesi.

Suvanna Phūmā torna in Laos con l'idea di incontrare il fratello e trattare. Un possibile terreno d'intesa è il neutralismo: tenere fuori il paese dalla guerra fredda, non schierarsi con nessuno dei due blocchi.

E Phetxarāt? Il re si rifiuta di restituirgli il titolo di vicerè, e lui reagisce con la cocciutaggine e l'orgoglio che tutti gli riconoscono: decide di rimanere in Thailandia.

 

 

 

Negli stessi giorni d'autunno, Mao Zedong fonda la Repubblica Popolare Cinese:

 

D'ora in avanti la nostra nazione apparterrà alla comunità mondiale delle nazioni che amano la pace e la libertà, e lavorerà con coraggio e abnegazione per costruire la propria civiltà e il proprio benessere, e al contempo per favorire la pace e la libertà nel mondo. La nostra non sarà più una nazione soggetta a ingiurie e umiliazioni. Ci siamo alzati in piedi. La nostra rivoluzione si è guadagnata la simpatia e l'ammirazione dei popoli di tutti i paesi. Abbiamo amici in tutto il mondo. (21 settembre 1949)

 

Tra breve scoppierà la guerra di Corea. Il "contenimento" del comunismo diventa questione urgentissima. Stati Uniti e Gran Bretagna riconoscono il nuovo Laos. Sulla loro scia si muovono diversi paesi europei e latino-americani. Si adegua anche la Thailandia, ma non le altre nazioni asiatiche, che considerano ancora incompiuta l'indipendenza del paese e limitata la sua sovranità.

Nel febbraio 1950 si forma un nuovo governo. Suvanna Phūmā è ministro della pianificazione e delle opere pubbliche. Ma l'azione del governo viene paralizzata dai soliti scontri fra clan.

Nell'agosto 1951 si tengono nuove elezioni. Suvanna Phūmā diventa primo ministro. Sua priorità è trasferire al Laos tutte le attività amministrative e militari ancora gestite dall'Unione Francese. Senza la completa sovranità del Governo Reale, sarà impossibile riconciliare tutti i Lao. Nel giro di un anno Vientiane rileva la gestione della polizia, della giustizia, delle dogane e del Tesoro. Ciò che a Suvanna risulta impossibile è estendere la partecipazione popolare alla vita politica, che resta in mano a poche famiglie, e integrare nello stato le numerose minoranze etniche.

 

 

 

E Sūphanuvong?

Torna in Vietnam subito dopo lo scioglimento del Lao Issara. Indice un "Congresso dei Rappresentanti del Popolo", con inviti spediti ai combattenti di tutte le regioni. Più di cento delegati s'incontrano dal 13 al 15 agosto 1950.

Ci sono anche i cosiddetti "meo rossi", fazione Hmong comandata da Faidāng Lôbliayao, alleato del Vietminh già dal '46, acerrimo nemico dei Hmong anticomunisti di Tūbi Līfūng, che controllano la coltivazione e il traffico d'oppio.

In quei tre giorni nasce il Pathēt Lao. Sūphanuvong dirige il comitato centrale. In più è presidente e ministro degli esteri del nuovo governo di resistenza. Kaisôn Phomvihăn è ministro della difesa.

Il congresso approva un programma politico in dodici punti, promette di "combattere i colonialisti francesi e i loro lacchè, traditori della patria dei Lao", chiede: la piena sovranità e indipendenza del Laos; la formazione di un governo di coalizione; l'uguaglianza fra tutte le etnie e l'eliminazione degli umilianti lavori di corvée che toccano in sorte alle minoranze. Viene anche posto l'accento sull'unità coi popoli di Vietnam e Cambogia per la liberazione dell'Indocina.

 

Nel triennio 1951-'53 attivisti del Pathēt Lao vanno nei villaggi più isolati lungo il confine tra Vietnam e Laos, formano comitati di agricoltori, di donne, di giovani, aiutano a costruire scuole e mense popolari, insegnano a leggere e a scrivere, promuovono l'igiene personale e collettiva, suggeriscono nuovi metodi di coltivazione e organizzano gruppi armati di autodifesa. Compagnie teatrali mettono in scena gli eventi della guerra di liberazione. Ogni villaggio "conquistato" è sottratto per sempre ai francesi o al Governo Reale. Quando i francesi entrano in un paese, gli abitanti si chiudono in un mutismo indecifrabile. Per i soldati non ci sono viverisorrisi.

Alla fine del ‘52 l'esercito di Giap oltrepassa il confine col Laos e occupa le province di Phongsālī e Huaphan. Inizia l'ultima fase della guerra d'Indocina, che culminerà con la vittoria di Dien Bien Phu. Il Pathēt Lao ne approfitta per occupare tutto il Laos nord-orientale, una grande "zona liberata" dove insediare il governo di resistenza. Sūphanuvong  dirige le operazioni dal Quartier Generale di Xam Neua. Anche dopo il ritiro dei vietnamiti, la zona resta nelle mani del Pathēt Lao.





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