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Vitaliano Ravagli -Wu Ming Asce di guerra IntraText CT - Lettura del testo |
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48 Bologna, 26 aprile 2000, 3.50 a.m.
Sorellina,
sono le quattro di mattina, sono un po' brilla e torno or ora dalla patria delle porcilaie, la provincia di Modena, praticamente il Nulla. Soprattutto di notte, attraversare quella desolazione mette un po' di paura, brrrrrr, ce li hai presenti quei lampioni arancione, quegli incroci con cartelli che li vedi proprio all'ultimo momento, poi i cartelli: "Suinhouse", "La casa del salume"… e i nomi di quei paesini, ("Settecani"!), e i distributori deserti, ognuno con una ragazza africana. E' più che lugubre: ti dà l'idea della pancia piena e della noia assoluta. Ti chiederai: "che sarà mai andata a fare?", e io ti rispondo: sono stata con Daniele in un paesino chiamato Castelnuovo Rangone, nella cui piazza suonavano Cristina Donà e i Massimo Volume, si festeggiava il 25 aprile, una cosa molto in tema coi discorsi che fa sempre Daniele, ti ho già scritto della sua compagnia di vegliardi (beh, alcuni neanche tanto). Roba da non crederci, ci perdiamo due-tre volte (siamo con la Smart ma tocca a lui guidare, lui la chiama "la scarpa da tennis") poi arriviamo in questa piazza dove c'è… la statua di un maiale, nero, a grandezza naturale! E Mimì, il cantante, sta cantando tutto serioso proprio di fianco a ‘sto animale totemico. Vicino alla statua, delle signore in grembiule sfornano chili e chili del cosiddetto "gnocco", una specie di focaccia fritta croccante, è una cosa untissima, tanto unta che te la nomino, tu ti guardi allo specchio e hai già un brufolo nuovo. In mezzo a tutto questo scenario, Mimì recita frasi così: "Conosco un posto dove gli assassini inseguono le loro prede camminando…". Ribadisco: brrrrrr, anche perché tirava un vento gelido. Ci sediamo al bar del paese, dietro il palco, come al solito Daniele mi riporta le battute del suo amico Vitaliano, quello che ha combattuto in Indocina e parla sempre di sesso, la "figa" di qua, la "figa" di là. Non me l'ha ancora fatto incontrare perché dice che io sono ancora troppo "politically correct", prima ci vuole un periodo di "ricondizionamento", così dice lui. Che poi il ricondizionamento consiste nel farmi sorbire i discorsi di un suo amico, un tipo assurdo che si chiama Leo, uno che ti parla serissimo (del Terzo Reich, più che altro) e intanto allunga una mano e te la ferma esattamente a un millimetro dalle tette, poi ti guarda negli occhi come per dire: "Allora che faccio, tocco?". Però è un tipo divertente. Quando esco con Daniele, soprattutto se ci sono anche i suoi amici, i dialoghi sembrano presi di pacca da un film di Woody Allen, è come se ci fosse sempre del jazz in sottofondo. Anche Daniele è strano, più lo conosco e più mi sembra un concentrato di fissazioni, ha un interesse morboso per cose successe cinquant'anni fa, parla sempre di carabinieri, polizia, cose così, che per un avvocato sarebbero anche normali ma lui esagera, e allora io lo stoppo con un'occhiata e lui cambia argomento. Il problema è che i suoi amici lo assecondano, anzi, si esaltano più di lui, soprattutto un romano che si chiama Vasquez (di cognome, il nome secondo me non lo sa neanche lui). Ma sto perdendo il filo, un po' per il rum un po' per l'ora tarda, insomma, siamo seduti al bar con un rum che tira l'altro e arriva questo Leo di cui ti ho appena detto, che ci saluta in modo veramente fine: "Eccolo! Dove c'è figa, lì c'è Zani!", ma lo fa in un modo che non t'incazzi. Si siede con noi e Daniele lo investe con le sue ultime scoperte, poi cominciano a parlare di guerre, di cinema, del fatto che Goodmorning Vietnam! (quello con Robin Williams che fa il dj) è l'unico film di Hollywood completamente dalla parte dei Vietcong, roba così, intanto comincia Cristina Donà, e io ho voglia di vederla (a proposito, ti piace il cd che ti ho spedito?) così mi alzo e penso che tanto Daniele mi segue, e invece non solo non si alza e continua a disquisire con Leo, ma con loro si siede pure Mimì. Allora, dopo dieci secondi che me ne sto lì impalata, dico col tono cattivo: "Io vado a vedere il concerto", e loro: "Ok", così io m'incammino e l'ultima cosa che capto è: "ti giuro, avevano nascosto i mitra nelle bocche dei pesci!". Io mi vedo il concerto, Daniele non mi caga pari fino alla fine, non ti dico il fastidio, e quando li raggiungo arriva il barista e dice che deve chiudere, allora salutiamo tutti e si torna a Bologna. Finiamo in un bar che sta aperto tutta notte, il Charleston, il posto più kitsch che ti puoi immaginare, io sono ancora abbastanza irritata perché Daniele mi ha lasciato da parte tutta la sera ma lui comincia a tenere banco raccontando le avventure di Vitaliano in Laos, anche particolari che a me non aveva detto, cose abbastanza turpi, e quando vedo come gli altri pendono dalle sue labbra (non è un avvocato, in fin dei conti?) e come a lui luccicano gli occhi, beh, come faccio a tenergli il muso, non avevo mai conosciuto una persona così… Non mi viene la parola. E' come se quelle cose fossero successe ieri, è come se avesse appena ricevuto un telegramma dal Laos e avesse deciso di partire domattina per dare manforte a Vitaliano. Non lo so spiegare, Bruno (il mio boss, Paperoga…) dice che nell'ultimo anno Daniele è cambiato da così a così, prima è morto suo nonno, poi gli è capitata quella cosa dello sgombero delle case occupate e dei casini di Said. Ma è difficile spiegare cos'è successo dentro la sua testa. Gli voglio bene. Devo proprio fartelo conoscere. Oh, le lettere cominciano a ballonzolare sullo schermo. Mi collego e ti spedisco questo delirio notturno. Bacioni, dalla tua
Manu
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